Tasse più leggere per stimolare la ripresa. Le compagnie aeree straniere hanno presentato un appello al governo Draghi perché venga eliminata – o fortemente ridotta – l’addizionale comunale con la quale i passeggeri rimpinguano le casse dei Comuni che ospitano gli scali. Una tassa da 6,50 euro a passeggero (7,50 euro a Roma) che secondo Aicalf (l’Associazione italiana delle compagnie aeree low fares) “danneggia la competitività del trasporto aereo in Italia, rende il nostro Paese più caro e meno attrattivo come destinazione per il business e per il turismo”.
Si scrive Aicalf ma si legge Ryanair che, in quanto prima compagnia in Italia per passeggeri trasportati, è la realtà più influente all’interno di una associazione che ha tra i suoi membri anche la britannica EasyJet, la romena Blue Air, le spagnole Volotea e Vueling. Poche settimane fa durante la sua “campagna d’Italia”, con due eventi e altrettante conferenze stampa a Roma e Milano, il numero uno di Ryanair Michael O’Leary aveva già introdotto l’argomento, inserendo proprio lo stop all’addizionale nella lista dei suoi desiderata, insieme alla sospensione delle tasse ambientali sui voli a corto raggio e al raddoppio dei movimenti giornalieri a Roma Ciampino.
Ora la compagnia irlandese, insieme alle altre quattro ribadisce il concetto: “Il governo italiano – continua la nota di Aicalf – dovrebbe seguire l'esempio di altri Paesi europei che hanno introdotto soluzioni per supportare la ripresa, e hanno prontamente eliminato o ridotto le tasse sui passeggeri a sostegno del proprio traffico regionale, creando così nuove opportunità di lavoro”.
Come compensare un’eventuale abolizione dell’addizionale? Aicalf non lo spiega e auspica “che il governo trovi soluzioni alternative che non penalizzino la ripresa del settore del trasporto aereo in Italia”. La questione della tassa comunale è da anni un terreno di scontro tra Ryanair e il governo italiano. Nel 2016 O’Leary aveva minacciato di abbandonare alcuni aeroporti italiani se non fosse stata alleggerita, parole che fecero infuriare l’allora ministro dei Trasporti Graziano Delrio.
Sul fronte Ryanair c’è un’altra novità. Pochi giorni fa infatti il giudice di pace di Brindisi ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti della compagnia low cost perché rimborsi tre passeggeri che, a causa della positività al Covid della figlia, non erano potuti partire.
Per molti mesi il vettore irlandese si era rifiutato di rimborsare i passeggeri positivi al Covid, che non avrebbero – neanche volendo – potuto imbarcarsi. Ma proprio nel febbraio scorso Ryanair ha annunciato una svolta: in casi accertati di Covid, emetterà un voucher dello stesso valore del prezzo del biglietto. Ma il caso della famiglia pugliese è antecedente: il decreto ingiuntivo, se non impugnato, diventa esecutivo entro 40 giorni. Considerata la nuova politica di Ryanair, decisamente più flessibile, c’è di che essere ottimisti sul fatto che il provvedimento non verrà avversato.
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