Lydia ha 11 anni e ha smesso di parlare. Potrebbe, ma non riesce. I proiettili che l'hanno colpita al cervello, mentre scappava dalle bombe, sono il male minore rispetto all'orrore che ha visto.
Era il 4 marzo. La sua famiglia era in fuga da Bucha, cittadina a nemmeno 50 chilometri a nord ovest di Kiev. Il padre, Sergey Sergeevna, aveva chiesto ai soldati russi di concedere una breve tregua, un corridoio per permettere loro di fuggire.
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