Il ruolo sociale di Lewis Hamilton non conosce confini. I detenuti del Bahrain, che l'anno scorso avevano chiesto che la Formula 1 si assumesse la responsabilità delle questioni relative ai diritti umani nei Paesi dove fa tappa, hanno scritto al pilota della Mercedes per ringraziarlo di aver "fatto la differenza", dando rilevanza al problema.
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Ali Alhajee, prigioniero politico in Bahrain, ha spiegato che nella prigione di Jau in Bahrain prima boicottavano la visione della Formula 1, accusata di aiutare lo sportwashing del regime. La posizione schietta di Hamilton sui diritti umani e il suo sostegno lo scorso anno ad alcuni prigionieri politici che gli hanno scritto dal Bahrain ha cambiato il loro atteggiamento. "La tua genuina preoccupazione per questi casi ha cambiato il modo in cui i prigionieri pensano a questo sport", ha scritto in una lettera condivisa con il Guardian dal Bahrain Institute for Rights and Democracy. "Sei il nostro campione, non solo il migliore nella guida, ma anche un essere umano che ha a cuore la sofferenza degli altri. Per riflettere il nostro sostegno a te, un nuovo fenomeno si è diffuso nel carcere: i detenuti hanno iniziato a scrivere o disegnare "Sir 44" o "Lewis 44" sulle loro divise".
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di
Alessandra Retico
Alhajee afferma di aver subìto torture durante il suo interrogatorio e di essere stato condannato a dieci anni di carcere per aver organizzato proteste pacifiche a Manama, la capitale del Bahrain: "Sono un uomo libero, nonostante le mie manette e le mura della prigione. I muri di cemento non mi hanno impedito di raccontare le violazioni dei diritti umani". Lo scorso anno Hamilton, nell'ultimo Gran premio della stagione, in Qatar, aveva corso con un casco arcobaleno per testimoniare la propria vicinanza alla comunità Lgbtq del Paese.
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