Nel Mediterraneo centrale si continua a morire. Secondo quanto riferisce Alarm Phone sono almeno venti le persone morte nel naufragio avvenuto sabato davanti alle coste libiche. Stando alle prime informazioni i migranti a bordo erano siriani ed egiziani. Corpi che si aggiungono agli altri 50 del 27 febbraio davanti a Sabrata, portando così ad almeno 192 il numero dei migranti morti in mare nei primi due mesi del 2022.
Erano a rischio naufragio anche i 111 migranti che sono stati soccorsi dalla nave GeoBarents di Medici Senza Frontiere che ha avuto assegnato dal ministero dell'Interno il porto di Augusta come luogo di sbarco. A bordo ci sono 52 bambini, il più piccolo ha soltanto quattro mesi. Sono invece 45 i minori che hanno viaggiato da soli. Due le donne in stato di gravidanza.
Il primo dei soccorsi era avvenuto il 5 marzo nei confronti di 80 persone, mentre la notte del giorno successivo il team della Geo Barents si è ritrovato a fronteggiare una difficile operazione di soccorso nei confronti di un barchino che incamerava acqua con 31 persone a bordo. "Se fossimo arrivati cinque ore dopo sarebbero tutti morti", spiega Caroline Willemen, coordinatrice di Msf a bordo della nave umanitaria.
Davanti alle morti in mare che si ripetono in questi giorni le organizzazioni che operano nel Mediterraneo chiedono all'Europa di non fare distinzione tra i profughi: "Mentre l'Europa apre le braccia alla popolazione ucraina, nel Mediterraneo si continua a morire". Un appello a cui si è unito il portavoce dell'Oim in Italia, Flavio Di Giacomo: "La solidarietà per chi fugge da contesti drammatici deve essere senza distinzioni. Non scordiamoci di chi fugge dalle violenze della Libia". La guardia costiera libica comunica intanto che 155 persone sono state intercettate in mare e riportate indietro a Zawiya.
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