Quaranta aggressioni in un anno solo ad operatori delle ambulanze. Nei due anni precedenti se ne erano contate in tutto 66. Non c'è uno studio recente su quante sono state le violenze nei Pronto soccorso, ma è noto che durante la pandemia negli ospedali non sono stati rari gli episodi di rabbia e gli attacchi a medici e infermieri. Oggi si celebra la prima Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari, che soprattutto nell'ultimo anno hanno spesso chiesto il supporto di psicologi per far fronte allo stress legato a un lavoro che li espone anche a minacce, insulti, botte.
Secondo una ricerca recente condotta da Areu nel secondo semestre 2021, il 64% del personale tecnico e sanitario operante a bordo dei mezzi di soccorso regionali ha dichiarato di essere stato vittima di almeno un atto di violenza durante tutta la sua attività lavorativa nel contesto preospedaliero. Stiamo parlando di 899 operatori su 1.403 che hanno compilato il questionario del report.
Nell'ultimo triennio il 44 per cento degli operatori ha rilevato un aumento delle aggressioni. I più colpiti sono stati i reparti di degenza (37 episodi), i Pronto soccorso (31 casi), i front office gli ospedali ( 34) e le attività ambulatoriali (20), ma anche i reparti psichiatrici (12) e le geriatrie (9). Per prevenire questi episodi l'Areu ha messo in campo diverse iniziative, tra cui una sperimentazione di 16 body cam da parte degli operatori a bordo dei mezzi di soccorso. I quali comunque devono fare corsi per apprendere come gestire gli scenari pericolosi ed avere "codici di comunicazione" tra le équipe, le sale operative regionali e anche con il 112 e con le altre istituzioni del territorio.
"Chi fa servizio sulle ambulanze e in pronto soccorso è più esposto a questi fenomeni violenti da parte dei pazienti – spiega Roberto Fumagalli, primario di Anestesia e Terapia intensiva all'ospedale Niguarda – . Gli anestesisti e rianimatori hanno a che fare con malati che stanno malissimo, o sono sedati, ma in questi casi il problema può venire da un parente. Nella fase acuta del Covid gli episodi sono aumentati, soprattutto a causa dei familiari che diventavano aggressivi di fronte al precipitare degli eventi, perché si sa com'era la modalità di progressione dell'aggravamento per questa malattia.
Noi abbiamo sempre puntato a cercare di instaurare un rapporto il più possibile comprensivo delle problematiche del paziente, perché quando le persone si riescono a fidare del curante, la tensione si stempera. Ma in pronto soccorso non c'è il tempo per curare la relazione ed è per questo che i fatti gravi avvengono lì". L'assessora al Welfare e vicepresidente della Regione, Letzia Moratti, è preoccupata di questi fenomeni: " Insulti, minacce di morte, inseguimenti, danneggiamenti ai mezzi di soccorso, addirittura molestie sessuali: situazioni che vanno a mortificare il prezioso operato del personale del soccorso.
Dobbiamo riconoscenza e rispetto a questi nostri eroi del soccorso " , ha scritto in un post su Facebook. Per sensibilizzare la città su questi temi, Areu ha stampato 70 mila adesivi con il messaggio # RISPETTACHISOCCORRE. L'idea è di far girare in rete le foto degli addetti alle emergenze per ricordare il difficile impegno di chi lavora sulle ambulanze e i rischi che corrono mentre intervengono nelle emergenze.
Commenti recenti