AGI – La prova evidente, la confessione, le perizie che confermano la capacità di intendere e volere. Per questa ragione il gip di Napoli, Valentina Gallo, ha accolto la richiesta della procura e disposto il giudizio immediato nei confronti di Mariano Cannio, il collaboratore domestico di 38 anni accusato della morte del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni lanciato nel vuoto, dal balcone, lo scorso 17 settembre, a Napoli. Niente udienza preliminare per ridurre i tempi.
Ora spetterà all'imputato scegliere se essere processato con il rito abbreviato o con quello ordinario. Gli accertamenti peritali si sono svolti lo scorso novembre nel corso di due visite in carcere e hanno concluso che l'uomo può affrontare il dibattimento. Cannio deve rispondere di omicidio aggravato in quanto commesso in maniera tale da ostacolare la privata difesa (la mamma del piccolo era in casa ma in bagno per un malore) e in relazione al fatto che la vittima è un minore di 18 anni. Il processo inizierà il prossimo 4 maggio, davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Napoli.
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