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Le Borse di oggi, 11 marzo. Listini Ue misti, timori per un conflitto prolungato. Bando all’export russo di 200 prodotti

MILANO – Ore 9:45. Listini europei misti dopo la seduta di giovedì in forte ribasso, appesantita dal nulla di fatto ai negoziati per la tregua Russia-Ucraina e dalla scelta "da falco" della Bce che ha fissato un calendario di ritiro degli stimoli che i mercati non si aspettavano. In debole rialzo i future su Wall Street. Dopo le prime battute le principali Piazze europee si muovono contrastate: Francoforte avanza dello 0,25% e Londra dello 0,57, mentre Parigi e Milano perdono rispettivamente lo 0,18% e lo 0,13%. In evidenza, a Piazza Affari, Tim che passa in asta di volatilità con .forti ordini d'acquisto in attesa del cda di domenica sulla manifestazione di interesse per il gruppo presentata a novembre da Kkr ma anche con un occhio alle valutazioni in corso da parte del Mef che potrebbero aprire all'accordo con Cdp sulla alleanza con Open Fiber per la rete unica. Forte rialzo e sospensione anche per Leonardo (segui in diretta) che ieri ha riportato i risultati

Guerra Ucraina-Russia: la diretta no stop

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I timori degli analisti sono concentrati sul fatto che il conflitto, visto lo stallo militare tra l'armata russa e le truppe ucraine che si difendono coi denti e l'aiuto dei volontari civili, possa durare a lungo. Secondo il direttore generale del Fmi, Kristalina Georgieva, il Fondo rivedrà al ribasso le stime di crescita globali a causa della guerra e il default della Russia non è più un evento improbabile. Intanto continua la teoria di mosse e contromosse economiche. Mosca ha dettagliato il bando all'export di oltre 200 prodotti dopo aver subito le sanzioni occidentali, senza includere le materie prime energetiche. I settori coinvolti sono telecomunicazioni, apparecchiature mediche, per veicoli, agricole ed elettriche, nonché alcuni prodotti forestali come il legname.

Dalla parte degli Stati Uniti, intanto, la Casa Bianca è pronta a rimuovere la Russia dai partner commerciali privilegiati, il che significherebbe alzare i dazi all'import molto più di quanto non avvenga con le nazioni riconosciute in ambito Wto e quindi trattare Mosca alla stregua di Cuba o Corea del Nord.

Il prezzo del petrolio torna a crescere sui mercati asiatici dopo la battuta d'arresto di ieri. Il light crude americano avanza dello 0,44% a 106,44 dollari al barile, il Brent del Mare del Nord sale dello 0,33% a 109,69 dollari al barile.

Sul fronte valutario, l'euro apre in lieve rialzo: la divisa unica europea passa di mano a 1,10993, mentre lo yen finisce ai minimi degli ultimi 5 anni con il dollaro, indebolito dall'atteggiamento ancora 'colomba' della Boj rispetto a Fed e Bce che hanno imboccato una strada di stretta degli acquisti di asset. Apertura in rialzo per lo spread fra Btp e Bund che ieri era balzato di 16 punti dopo la decisione dell'Eurotower di anticipare al terzo trimestre del 2022 la fine del Qe. Il differenziale segna 165 punti contro i 163 della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale è pari all'1,91%.

Le Borse asiatiche procedono in calo tranne Shanghai condizionate dai crescenti timori per il prolungarsi della guerra in Ucraina e dopo i dati sull'inflazione Usa che hanno rinnovato la preoccupazione per i potenziali aumenti dei tassi. Hong Kong cede 1,61%, Shanghai avanza dello 0,15% mentre Shenzhen cala dello 0,36%. A Tokyo l'indice di riferimento Nikkei 225 termina a -2,05% a a 25.162,78 punti.

Tra i dati macro di giornata, a febbraio l'inflazione tedesca è salita dello 0,9% sul mese (in linea con le stime e contro il +0,4% precedente). Su base annua i prezzi al consumo avanzano del 5,1% in linea con le attese e contro il +4,9% di gennaio. Si tratta di una conferma rispetto a dati preliminari diffusi in precedenza. A livello armonizzato i prezzi al consumo sono saliti dello 0,9% congiunturale e del 5,5% tendenziale. La crescita del Regno Unito è rimbalzata a gennaio dello 0,8%, dopo un calo dello 0,2% a dicembre a causa della variante Omicron e delle restrizioni messe in atto. Lo ha reso not l'Office for National Statistics (Ons). Sull'anno il Pil è aumentato del 10%.

Arretra sul mercato internazionale, il prezzo dell'oro. Il metallo con consegna immediata perde lo 0,52% a 1986 dollari l'oncia.

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