Il calcio tedesco perde una sua leggenda: all'età di 77 anni è morto Jurgen Grabowski. Sono due le squadre a cui è legata la sua carriera. Quella di club, l'Eintracht Francoforte, dove ha giocato 441 partite segnando 109 gol e vincendo due coppa di Germania e una Coppa Uefa prorpio nell'anno del ritiro dall'attività, nel 1980. L'altra è la nazionale della Germania Occidentale, alla quale ha legato i suoi più grandi trionfi. Fu una delle colonne della cavalcata del Mondiale del 1974, conquistato all'Olympiastadion di Monaco di Baviera nella finale contro l'Olanda di Johan Cruyff. Giocando meno vinse anche l'Europeo del 1972 e, pur non essendo mai impiegato, fece parte della selezione ai mondili del 1966, persi dalla Germania Ovest in finale.
Centrocampista estero molto offensivo – di fatto un'ala del calcio di un tempo – si deve a lui una delle partite più emozionanti della storia del calcio. Era infatti in campo all'Azteca di Città del Messico il 17 giugno del 1970 contro l'Italia. Quando il novantesimo era già scoccato, con gli azzurri in vantaggio 1-0 grazie al gol di Boninsegna, fu proprio su un cross di Grabowski che Karl-Heinz Schnellinger pareggiò la gara, originando i supplementari che poi si chiusero sul leggendario 4-3 per l'Italia.
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