AGI – Come si possono garantire e aiutare i bambini ucraini che passano la frontiera è arrivano in Europa nelle forme e con i mezzi più diversi? È il tema del momento. L'Europa e il mondo intero sono un'emergenza infanzia mai vista, in un quadro di crisi umanitaria senza precedenti. Oltre un milione di bambini in fuga dall'Ucraina e dalla guerra, secondo le prime stime dell'Unicef, su circa 2,3 milioni di persone che si sono già mosse o che comunque si stanno muovendo dall'Ucraina verso le frontiere per oltrepassarle e trovare scampo dalle bombe e dalle armi.
Bambini in fuga, da soli, senza genitori, più spesso affidati proprio da quest'ultimi a un amico, un conoscente o persino a sconosciuti, i soldati alla frontiera, purché si mettano in salvo. Le immagini tv e le fotografie in questi giorni lo documentano: bambini presi in braccio, passati di mano e affidati ad altre mani proprio sul confine, nelle stazioni dei treni, alle partenze degli autobus. Alcuni di loro, i più fortunati, viaggiano con le proprie mamme che si sono però separate dai mariti e compagni rimasti a difendere le proprie case, il proprio territorio, per arruolarsi e scendere a combattere. Separazioni forzate. Di necessità. D'obbligo. Mentre Save the children calcola che siano ancora 6,5 milioni i minorenni che sono rimasti ancora bloccati nelle città dell'Ucraina.
Questo vuol dire garantire un accesso umanitario sicuro e rispetto delle leggi internazionali sui diritti umani, compresa la Convenzione sui diritti dell'Infanzia”, come ha spiegato giorni fa la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Parigi nel corso della Conferenza Ministeriale "Building Europe's future: implementing the European Child Guarantee", nell'ambito della presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea.
Cosa possiamo fare per questo esercito di bambini in arrivo dai teatri della guerra? Mentre da un lato il Cai, la Commissione per le adozioni internazionali, sconsiglia caldamente le partenze verso l'Ucraina per fini adottivi di coppie che aspirano a diventare genitori, c'è chi come la Francia ha deciso di sospendere per un tempo di 3 mesi le procedure per l'adozione internazionale per quei bambini che abitano stabilmente in Ucraina e in Russia e che oggi sono soggetti esposti e a rischio.
Sono già moltissime le famiglie italiane che si sono dette disponibili ad ospitare i i bimbi ucraini nelle loro case. Le offerte di accoglienza si stanno moltiplicando da Nord a Sud alle isole. Restano però alcune incognite: come fare per accogliere i minori scappati dalla guerra in Ucraina? A chi ci si può rivolgere? Intanto per prima cosa va detto che il Conadi, il Consiglio Nazionale dei Diritti Infanzia e Adolescenza, è sceso in campo per precisare che si tratta di “accoglienza temporanea di bambini ucraini” e sottolineando con forza che non si tratta di adozione, quindi nemmeno di affido internazionale e che non c'è alcuna possibilità che i bambini vengano adottati in futuro. Quindi, “nel pieno rispetto delle normative vigenti – si legge sul sito Conadi – “i minori verranno affidati d'intesa con ambasciata ucraina, prefetture, tribunali e procure dei minori”.
Pertanto, quanti volessero dare la propria disponibilità all'accoglienza temporanea, informa Conadi, possono “inviare esclusivamente a mezzo email la disponibilità indicando: nome, cognome, residenza, numero di telefono, numero di bambini ospitabili (uno, due, o nucleo familiare), età del bambino ospitabile, presenza di altri minori o anziani o animali in casa, periodo di disponibilità all'accoglienza”. Cosicché “una volta raccolte tutte le disponibilità, Conadi provvederà a contattare l'interessato e a fornire tutte le informazioni necessarie – si legge ancora sul sito – Per semplificare e velocizzare la procedura vi preghiamo di attenervi a queste indicazioni”.
In Italia, alla data del 10 marzo, sono già arrivati 6 mila bambini e altri ne arriveranno nei prossimi giorni e tutti i bambini che arrivano in Italia, siano essi accompagnati o soli, vengono accolti dalle istituzioni, registrati e vaccinati. Spiega Giuseppe Scialla, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Campania: “Tutto avviene nell'assoluto rispetto dei loro diritti ed esigenze, sono bambini, non pacchi. Stanno vivendo una situazione particolarmente difficile e a loro è dovuta tutta l'attenzione e l'assistenza speciale possibile”. Nel caso poi di minori non accompagnati l'attenzione che verrò prestata loro è ancora più grande. Una volta arrivati in Italia, con il contributo istituzionale della Protezione Civile, delle prefetture e delle questure i bambini vengono divisi in centri di prima accoglienza e case famiglia.
“Il mio massimo impegno insieme alle istituzioni – puntualizza ancora il Garante campano – è quello di vigilare affinché a questi bambini sia dato sostegno e affetto per una crescita sana. Bisogna stare attenti anche alle situazioni in cui i bambini sono ‘affidati' ad amici o parenti per arrivare in Italia. Non devono finire assolutamente in situazioni sommerse. Per questo registrarli è fondamentale: se non lo sono rischiano di diventare invisibili e possono essere reclutati facilmente in brutte situazioni. Ma la macchina dello Stato è attiva e vigile”.
Il Garante spiega dunque che trattandosi soprattutto di bambini è altresì importante seguire con grande attenzione e rigore tutte le procedure del caso, per cui “nessun bambino sarà ospitato a casa di volontari senza il vaglio del tribunale dei minorenni, assistenti sociali e dalle istituzioni preposte. E le procedure per l'affidamento non hanno tempi brevi. “Il rischio che un bambino possa finire in mani sbagliate è troppo grande, per questo parlare di affido temporaneo dei bambini in fuga dall'Ucraina è troppo presto”, assicura Giuseppe Scialla. Quindi, un conto è l'adozione vera e propria, per la quale allo stato attuale tutti gli iter sono fermi in Ucraina che dallo scorso 24 febbraio è sotto attacco della Russia, un altro è invece l'ospitalità temporanea in case private per offrire un primo tetto sicuro e calore umano. Intanto, a Roma un primo centro di accoglienza è l'hub della Stazione Termini.
“Abbiamo deciso di mettere a disposizione l'hub di Stazione Termini per una prima accoglienza delle persone che stanno fuggendo dalla guerra, l'intero sistema sanitario è allertato ed è importante questa sinergia con i pediatri perché la maggioranza delle persone da assistere sono donne con bambini – ha annunciato in un post sull'account della Regione Lazio l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato – Stiamo facendo tutto il possibile per offrire la migliore assistenza sanitaria con un grande spirito di solidarietà”.
Mentre i pediatri Fimp del Lazio e della Puglia hanno deciso di offrire assistenza gratuita ai bambini ucraini sia presso i loro studi che nei consultori delle Asl: Per ricevere l'assistenza basterà inviare una mail all'indirizzo pediatri.ucraina@gmail.com, indicando il proprio domicilio per essere indirizzati al pediatra più vicino disponibile.
Ecco di seguito un primo elenco, largamente incompleto, delle associazioni di volontariato che stanno approntando un sistema di mailing list per connettere le esigenze dei bambini che cercano riparo con chi è disponibile a ospitare chi cerca un tetto sotto il quale rifugiarsi. Provvederemo ad aggiornare con il passare delle ore. Per quanto riguarda le Associazioni di volontariato e le onlus, in prima linea troviamo:
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