Quarto round, domani 11 marzo, in Lega di serie A: si cerca un nuovo presidente dopo che Paolo Dal Pino, vista l'impossibilità di portare avanti le sue tesi (forse troppo rivoluzionarie), ha preferito farsi da parte e si è trasferito a Los Angeles, lontano da certi veleni.
Le prime terze assemblee non hanno portato a nulla di fatto: ora il quorum è sceso da 14 a 11, e non sono esclusi quindi blitz. Per strada si sono persi tantissimi candidati, o presunti tali: politici (ed ex) di spessore, Bonomi, Fava, Bini Smaghi, Masi, eccetera. Di sicuro la vicenda è stata gestita male dai presidenti, ma non è certo una novità. La Figc ha dato tempo alla Lega sino a 45 giorni dalla prima assemblea, quindi sino al 24 marzo: in caso di fumata nera, Gravina ha promesso che arriverà un commissario con pieni poteri. I presidenti lo temono e non vogliono consegnarsi nelle mani del n.1 della Figc, non ben visto di questi tempi. Inoltre in Lega sostengono che non si tratta di un ultimatum (il commissariamento sarebbe una facoltà, non un obbligo per la Figc ) e hanno già chiesto quindi una ulteriore proroga. Gravina è stato chiaro e netto anche ieri in Giunta Coni, a Milano: ha garantito che il commissario arriverà al 100 per cento se non dovessero trovare un presidente. Un discorso molto apprezzato. La Lega potrebbe opporsi alla decisione della Federcalcio e ricorrere al Collegio di garanzia del Coni ed eventualmente al Tar del Lazio. Altri veleni.
Domani sono rimasti in lizza solo due candidati: Lorenzo Casini, capo di gabinetto del Ministero della Cultura, che è sponsorizzato da Lotito, De Laurentiis, Barone e altre società satelliti. Ma al momento non ha 11 voti (è intorno a 8-9): sarebbe pronto a dimettersi in caso di elezione? Pare di no.
L'altro nome, uscito nell'ultima assemblea, è quello di Andrea Abodi, attuale presidente del Credito Sportivo. Se si tenesse conto del curriculum (vedi Spy Calcio 6 marzo) non ci sarebbe gara. Abodi conosce come pochi il mondo dello sport. La sua candidatura è portata avanti soprattutto da quei grossi club, a cominciare dal Milan, che avevano puntato su Bonomi. Altre società sostengono Abodi, presidente della Banca del Credito Sportivo dal 2017 (mandato prorogato sino al 31 dicembre): fra queste il Torino di Cairo (nemico di Lotito), l'Inter di Marotta (altro storico nemico di Lotito), il Cagliari, forse anche la Juventus. Abodi, persona per bene, ha chiesto un parere all'Anac ma il gruppo dei lotitiani sostiene che non sarebbe eleggibile perché in conflitto di interessi avendo tenuto rapporti coi club di calcio. Ma con chi avrebbe dovuto trattare, in questi anni, Abodi essendo presidente di una Banca (statale) che si occupa di sport? Si tratta solo di manovre di disturbo per prendere tempo e per tentare di fare passare la candidatura di L. Casini non questa settimana magari ma in zona Cesarini (il 21 marzo?). Abodi accetterebbe di essere eletto con soli 11-12 voti, rischiando di vivere poi sulla graticola? Situazione ingarbugliata assai, tanto per cambiare. E soliti fronti contrapposti (a proposito, fra Lotito e Abodi ci sono scorie antiche…).
Gravina negli ultimi tempi sta facendo la voce grossa: proprio il 24 marzo, quando scade l'ultimatum alla Lega, si gioca lo spareggio mondiale con la Macedonia (poi in caso di successo ultima gara in Turchia o Portogallo). Gravina, anche in caso di eliminazione, non ha alcuna intenzione di dimettersi, e ha un consiglio federale, tranne rare eccezioni, schierato tutto al suo fianco (il 21 marzo arriva, come rinforzo, anche Giancarlo Abete…). Il n.1 della Figc vorrebbe stabilire regole più dure per le iscrizioni ai campionati: ma i club di A, compatti, hanno già detto di no agli indici di liquidità perché, sostegono, non è logico cambiare le regole in corso di stagione. Con indici più severi, al momento sarebbero in regola solo due società su venti (Atalanta e Napoli). E le altre? I presidenti dovrebbero mettere i soldi in tasca, ricapitalizzando, per potersi iscrivere alla prossima stagione. E di tirare fuori parecchi quattrini oggi, dopo tutti i danni causati dalla pandemia, non ci pensano nemmeno. Preferiscono magari fare altri debiti. Gravina invece sostiene che sia arrivato il momento di dare credibilità a questo sistema. Sarà un bello scontro. Anzi, lo è già.
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