Tutte le donne dell’auto. Non è uno slogan ma la magnifica storia che racconta l’altra faccia di un’industria da sempre considerata la più maschile, e maschilista, di tutte. È una storia iniziata ben più di un secolo fa, con la nascita dell’automobile.
Una storia di passione, idee e rivoluzione. Perché se a inventare il motore è un uomo, Carl Benz con la sua Patent Motorwagen, è proprio sua moglie Bertha, la grande sostenitrice dell’invenzione, grazie al primo viaggio nel 1888 di 106 chilometri da Mannheim a Pforzheim con cui è riuscita a ottimizzare tutte le (poche) funzioni del mezzo. Insomma, a rendere il tragitto possibile. Cosa che solo una donna poteva fare. Dunque, un contributo decisivo fin dalle origini, anche se spesso nascosto dalla storia. Come alcune grandi e rivoluzionarie idee che hanno reso l’automobile confortevole e adatta all’evoluzione tecnica e sociale.
Lo sapevate, per esempio, che molti accessori, oggi indispensabili, come il riscaldamento, lo specchietto retrovisore o i tergicristalli hanno una storia tutta femminile? E che dalla mente di una donna è segnata anche la strada, per l’esattezza quella linea di mezzeria che divide le carreggiate? Quest’ultima, soluzione pensata e voluta da una certa June McCarroll dopo un grave incidente nel 1917, dovuto a un mezzo pesante che invase proprio la corsia su cui viaggiava. E pensare che all’inizio la sua idea fu totalmente ignorata. Così come quella di Mary Anderson, quando immaginò i primi tergicristalli. E chissà quante altre ancora saranno finite nel cassetto, magari perché l’ultima parola spettava a un uomo.
Le storie che raccontiamo in questo numero di “Motore” raccontano proprio di questo. Insieme a una storia, ancora più importante, che riguarda il cuore del mondo automotive. Ovvero l’industria, dove è concentrato il vero potere. Maschile ancora in maggioranza, ma non certo più maschilista. Un mondo difficile da scalare per una donna anche se negli ultimi anni tre di loro hanno conquistato il vertice assoluto di una casa automobilistica. E non proprio di aziende qualsiasi: Mary Barra è salita alla guida della Gm, la più grande casa americana, Wang Fengying è stata nominata Ceo del costruttore cinese Great Wall e Le Thi Tun Thuy guida, dalla fine del 2021, la divisione automobilistica Vinfast del conglomerato vietnamita VinGroup. “Un’americana, una cinese e una vietnamita, con le ultime due che vi sono riuscite in paesi storicamente poco inclini alle quote rosa”, racconta nel suo reportage Margherita Scursatone.
Donne che aprono un nuovo capitolo della storia a quattro ruote. Con loro una serie di manager di prima fascia, responsabili di marchi importanti (Linda Jackson di Peugeot, Beatrice Foucher della DS, Stefanie Wurst di Mini, Anna Gallagher di Jaguar, solo per fare qualche nome) destinate a lasciare un segno nuovo nell’industria automobilistica. Oggi sempre più attenta alla mobilità sostenibile, all’ambiente, al design degli interni, al comfort e alla comodità. Insomma, il futuro sarà sempre più rosa. E magari roseo.
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