PARIGI
Sarà la voglia di rinnovamento dopo la pandemia, o sarà che il settore va cercando nuovi consumatori, fatto sta che sulle passerelle di Parigi per il prossimo autunno-inverno c'è una gran voglia di gioventù. Sia chiaro, le collezioni non sono solo per quindicenni, anzi, ma è innegabile che molti dei pezzi visti, come le sneakers di Louis Vuitton e le galoche di Chanel, servono per attirare e fidelizzare i giovanissimi.
Da Vuitton, il direttore creativo Nicolas Ghesquière definisce la collezione "una specie di fantasia adolescenziale: sartorialmente, l'adolescenza è un periodo di libertà, di dissonanze e risonanze". Nello specifico, qui l'adolescenza è la sua, spesa nei primi anni Novanta, nel pieno dell'era grunge. Risultato: gli abiti da sera portati con le maglie da rugby e le ciabatte, le giacche oversize sulle tute di maglia operata, le cravatte vintage, le t-shirt con i ritratti di David Sims, fotografo simbolo dell'epoca, i vestitini con le tasche sformate. La visione di Ghesquière è maggiormente efficace se è applicata sul quotidiano, e infatti più i look sono "normali" e più sono forti.
sfilate
Il commento audio dalle sfilate: Louis Vuitton
dalla nostra inviata
Serena Tibaldi
Da Chanel, la voglia di giovinezza passa attraverso uno dei suoi emblemi, il tweed bouclé. La direttrice creativa Virginie Viard lo piazza ovunque: sulle pareti della sala, per terra, sugli sgabelli. E, ovviamente, in collezione. Giacche lunghe portate con gli shorts, tailleur classici abbinati agli stivaloni da pesca e alle calze di maglia. Abiti bustier, bomber oversize, vestitini coi volants. Tutto di tweed. Quanto di più classico esista, eppure la stilista riesce a dare all'insieme una freschezza inaspettata: le modelle, quasi struccate ma cariche di bijoux e accessori, paiono ragazze che "giocano" a vestirsi da grandi, trascinando quei capi nel loro presente.
Ogni stagione ha il suo look simbolo e quello di questa primavera è stato ideato da Miuccia Prada per Miu Miu: le minigonne, le camicie e i maglioni accorciati con le forbici per lasciare addominali e cosce molto in vista hanno invaso strade, giornali e soprattutto social media, diventando ubiqui. È perciò comprensibile che la stilista abbia ripreso il tema, offrendone una versione a cavallo tra le tenute da tennis e il country-chic, tuttavia l'effetto di déjà-vu è forte – anche se stavolta a indossare quelle mise ci sono pure dei ragazzi – e soverchia il resto dello show.
Alla sfilata di Stella McCartney al Centre Pompidou si è accolti da Minnie, cui la stilista ha rifatto il look per i trenta anni di Eurodisney: gli show dell'inglese mettono sempre di buonumore, prima ancora di iniziare. Parlando di abiti, il fulcro è la collaborazione con l'artista quasi omonimo Frank Stella, i cui disegni sono ripresi nei completi sartoriali, molto riusciti, e nei vestiti a palloncino, meno indovinati. Tra i materiali, tutti vegani, alla "pelle" di fungo s'è aggiunta quella di acini d'uva, sempre Made in Italy. Il finale è sulle note, quanto mai attuali, di Give peace a chance, di John Lennon, "il miglior amico di mio padre Paul" spiega la designer.
Giambattista Valli ha sempre vestito le più giovani, quindi gioca in casa. L'idea era rendere omaggio alla femminilità parigina partendo da una foto di Cartier Bresson del 1968 per andare in crescendo, ma i fatti recenti lo hanno spinto a semplificare le linee e a smorzare i toni. Più che di celebrazione, ora parla di rinascita, giustamente.
Matthew Williams è arrivato da Givenchy proprio per la presa che ha sulla GenZ: eppure i pezzi meglio riusciti sono quelli in cui lascia lo streetwear per ragazzi e rielabora i pezzi storici della maison, come i ricami di perle. Un segnale incoraggiante, per il brand.
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di
Giulia Mattioli
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