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Il prezzo del petrolio corre con il bando Usa alla Russia. Borse miste, in calo lo spread sull’idea di Eurobond per l’energia

MILANO – L'emergenza energetica a seguito dell'invasione russa in Ucraina continua a dominare l'agenda degli investitori e delle cancellerie. Gas e petrolio rimangono protagonisti indiscussi di giornata, sia sul fronte europeo che su quello americano. E proprio dalla Casa Bianca si registrano gli sviluppi più clamorosi, con la decisione di bandire il petrolio russo dal Paese. Una mossa seguita dalla Gran Bretagna.

Guerra Ucraina-Russia: la diretta no stop

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Il barile ha registrato forti tensioni già in attesa degli annunci ufficiali, e la corsa dei prezzi si è accenutata con le parole del presidente Usa, Joe Biden. Il Brent si è riportato sopra quota 132 dollari, mentre il Wti, riferimento del mercato americano, si è avvicinato a quota 130.

E' stata invece una giornata di montagne russe per il gas, che è partito a razzo riavvicinando i massimi dopo che ieri il vice presidente russo Aleksandr Novak ha paventato l'ipotesi del blocco delle forniture tramite il Nord Stream 1 in risposta allo stop imposto dalle sanzioni europee al Nord Stream 2. Nel corso della seduta, però, il gas al Ttf di Amsterdam ha rallentato toccando un minimo di 185 euro al megawattora per poi riportarsi in area 220 euro.

Anche le Borse europee hanno vissuto una giornata altalenante. Ad accendere gli investitori è stata per buona parte della seduta l'indiscrezione rilanciata dalla Bloomberg di un possibile programma di emissioni comuni su vasta scala per finanziare i programmi proprio in campo energetico e per le spese della Difesa, da mettere a punto dopo il vertice di Versailles di giovedì e venerdì. Una strategia che avrebbe dato ancora più spinta all'idea degli Eurobond, rafforzando quanto già sperimentato con i programmi per finanziare Sure (l'assicurazione europea contro la disoccupazione) e il Recovery Fund. Idea però ben presto stoppata dal vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, secondo il quale "non c'è nessun progetto di eurobond" per le spese energetiche "a livello di Commissione, forse c'è a livello di qualche Stato membro".

Non a caso, proprio le Borse e gli spread periferici (Spagna e Italia) avevano beneficiato inizialmente dell'indiscrezione. A fine seduta, però, le Borse europee hanno chiuso contrastate: Londra e Francoforte si sono fermate sulla parità (+0,07% a 6.964 punti la prima, -0,02% a 12.831 punti la seconda), Parigi ha ceduto lo 0,32% (a 5.962 punti). Milano è rimasta la migliore con un rialzo pur contenuto allo 0,8% (a 22.338 punti).

Si è invece mantenuto il calo del differenziale di rendimento tra Btp e Bund, che ha terminato la seduta a 148 punti base dopo l'apertura a 161 punti per un rendimento del decennale italiano all'1,58%. Incerta anche Wall Street, preoccupata – come gli americani che per la prima volta hanno pagato 4,17 dollari a gallone (circa quattro litri e mezzo) alla pompa di benzina, battuto il primato del luglio 2008 – dal caro della benzina: alla chiusura degli scambi europei, il Dow Jones perdeva lo 0,5% e il Nasdaq l'1%.

Nonostante la smentita, resta il ragionamento di fondo: "L'emissione di obbligazioni congiunte dell'Unione Europea per finanziare le maggiori spese legate all'approvvigionamento energetico e alla difesa potrebbe rappresentare un altro passo importante per l'Europa – ragiona Luca Tobagi, investment strategist di Invesco – Si tratterebbe infatti di due voci di spesa con una chiara valenza strategica prospettica, oltre all'obiettivo di affrontare difficoltà contingenti". La mossa avrebbe avuto ancor più valore "in un momento in cui il piano della BCE legato all'emergenza pandemica (PEPP) dovrebbe interrompere i nuovi acquisti di titoli (fine marzo)". Con la smentita, sfuma una opportunità che gli investitori giudicavano positivamente: "In un contesto di grande incertezza economica e geopolitica, affrontare alcune sfide di grande importanza in maniera compatta e unitaria sarebbe un segnale positivo", chiosa Tobagi. Massimiliano Comità, Portfolio Manager di AISM Luxembourg, ricorda che "la guerra, di per sé spaventosa per i problemi umani connessi, ha messo, ancora una vola, in luce la vulnerabilità energetica dell'Europa per la propria dipendenza dall'estero, Russia in particolare. E ancor più, ha mostrato la necessità di essere rapidi, di dotarsi di un'indipendenza energetica il prima possibile, senza ulteriori indugi". Del resto "non si raggiunge un'indipendenza dall'energia dall'oggi al domani, ma se si riuscirà da qui al 2050 a avere più fonti di energia alternativa, di cui l'Europa si vuole dotare e per le quali ha un territorio che si presta più di molti altri, essa sarà certamente più preparata per crisi future".

Sul fronte valutario, l'euro ha chiuso poco mosso rispetto ai livelli dell'apertura a 1,088 dollari, risalendo quindi da 1,0868 dollari dell'apertura, sopra il minimo da maggio 2020 raggiunto ieri, a 1,0806 dollari, e dopo il calo del 3% della settimana scorsa. A pesare sulla moneta unica i timori che l'aumento dei prezzi dell'energia possa innescare la stagflazione e frenare l'economia europea che cerca di riprendersi dalla pandemia. Il rublo russo, che ieri era sprofondato a un nuovo minimo storico di 150 rubli per dollaro, vale 130,5 per dollaro; l'euro/rublo è a 144,25.

Tra le materie prime, a parte quelle energetiche, si registra la vicenda del nichel, le cui quotazioni alla Borsa dei metalli di Londra sono state fermate a 48.078 dollari la tonellata. A gennaio veniva scambiato a 20mila dollari. "A seguito di ulteriori aumenti notturni senza precedenti del prezzo del nichel a 3 mesi, il LME ha realizzato la decisione di sospendere le negoziazioni almeno per il resto della giornata odierna (martedì 8 marzo 2022). Il LME, in stretta discussione con il Comitato Speciale, ha monitorato il mercato e l'effetto dell'evoluzione della situazione in Russia e Ucraina. È evidente che questo ha influito sul mercato del nichel mercato in particolare, e visti i movimenti di prezzo nelle borse asiatiche questa mattina, il LME ha preso questa decisione per garantire un mercato ordinato", ha spiegato la Borsa. Ancora il crescita l'oro: i lingotto con consegna immediata ha guadagnato un altro 0,9% a 2.013 dollari l'oncia. Nell'ultimo mese le quotazioni, sottolinea l'agenzia Bloomberg sono cresciute del 4%. Crescono anche argento e ferro.

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