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Un tatuaggio per far rinascere il seno dopo il tumore. Ma il Piemonte non lo rimborsa

Ogni anno in Piemonte circa 4mila donne vengono operate per un tumore al seno: di queste oltre 500 donne subiscono una mastectomia. Alcune di loro rinunciano a un nuovo intervento per la ricostruzione del capezzolo e dell'areola mammaria. Scelgono di fare un tatuaggio e lo pagano di tasca propria. Il prezzo varia tra i 300 e i 500 euro che alcune donne decidono di spendere per il proprio benessere psicologico e per coprire le cicatrici. Altre donne, invece, lasciano perdere perché il costo seppur ragionevole del tatuaggio, e anche il timore che non venga eseguito in sicurezza, rappresentano un freno.

"La norma nazionale riconosce questo servizio attraverso i Lea, i livelli essenziali di assistenza, ma la Regione non l'ha recepito" spiega la consigliera regionale 5 Stelle, Sarah Disabato, che nella sua proposta di legge sul riconoscimento dell'albo dei tatuatori ha inserito un articolo con il quale si rendono gratuiti i tatuaggi "con finalità mediche, volti a ridurre il disagio psicologico e a riparare gli esiti di interventi chirurgici delle persone che si sono sottoposte a intervento di asportazione e ricostruzione dell'areola mammaria".

Per le associazioni che seguono donne malate o guarite dopo un tumore al seno si tratta di un progetto estremamente importante. "Molte pazienti non possono sottoporsi a un intervento di ricostruzione del capezzolo per ragioni mediche, altre non hanno la forza di tornare in sala operatoria dopo il percorso di cura – spiega Fulvia Pedani, oncologa della Città della Salute di Torino e presidente dell'associazione Andos – Vorremmo poter offrire loro un'alternativa all'intervento: un tatuaggio in sicurezza, con i prodotti adatti, eseguito da professionisti riconosciuti che lavorino in collaborazione con il chirurgo plastico. Per molte donne la ricostruzione è un passaggio importante del percorso di recupero psicologico che non di rado si scontra con l'abbandono da parte del partner e violenze verbali".

A Eugenio Arneodo, delegato regionale dell'associazione tatuatori, è capitato di tatuare il capezzolo a donne che avevano subito la mastectomia e poi la ricostruzione del seno: "Siamo a disposizione – spiega – per collaborare con le Asl e gli ospedali per fare questo servizio all'interno del sistema sanitario regionale, attraverso un albo di tatuatori riconosciuti e con una formazione specifica". Su questa strada si è già mossa la Regione Lazio che ha stanziato 180mila euro per finanziare i tatuaggi che certo non restituiscono alla donna il suo corpo, ma possono anche garantire effetti ottici tridimensionali. "Abbiamo ipotizzato una dotazione finanziaria di 170 mila euro – spiega la consigliera Disabato – una piccola cifra per le casse pubbliche ma un segnale molto significativo per le donne".

Il tatuaggio medico gratuito per le donne è inserito all'interno della proposta di legge sul riconoscimento dell'attività di tatuaggio e dermopigmentazione e sul percorso di formazione, con il passaggio dalle attuali 90 alle future 2mila ore di corso. I tatuatori in Piemonte sono circa 2500, ma si stima che almeno il doppio lavori in nero. "E' un'attività con impatto immediato e diretto sul corpo delle persone e va normata – dice il responsabile regionale Cna Benessere e Sanità, Davide Padroni – anche per combattere il fenomeno dell'abusivismo e per tutelare la sicurezza".

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