Rugantino compie sessant'anni. La commedia musicale di Pietro Garinei e Sandro Giovannini venne rappresentata per la prima volta nel 1962 al Teatro Sistina di Roma. Nel primo cast c'era un memorabile Nino Manfredi e un Mastro Titta indimenticabile con il volto di Aldo Fabrizi. Un classico del teatro, il cui successo attraversò l'oceano arrivando fino a Broadway, nel quale l'idea di fare uno spettacolo ispirato alla maschera romana venne a Garinei e Giovannini, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa e Luigi Magni. Il compromesso era che si sarebbe lavorato insieme e, nello spettacolo, esordì alle musiche Armando Trovajoli, scrivendo successi che divennero poi internazionali come Roma nun fa' la stupida stasera. Il 10 marzo, con i costumi originali creati da Giulio Coltellacci, Rugantino torna al Sistina con Michele La Ginestra, Serena Autieri e la new entry Massimo Wertmüller nel ruolo del boia Mastro Titta.
"Sono felice che ancora una volta il palco del Sistina si trasformerà nella Roma papalina ottocentesca grazie a una storia commovente, ironica e nostalgica, in cui brillano personaggi scritti magistralmente – dice Massimo Romeo Piparo, curatore della regia e direttore artistico del teatro – Abbiamo avuto nel tempo dei Rugantino straordinari come il primo Nino Manfredi, poi Enrico Montesano, Enrico Brignano e Michele La Ginestra, che lo riprende dopo 21 anni. Anche gli altri interpreti storici di Rosetta: da Lea Massari fino a Sabrina Ferilli e adesso Serena Autieri,poi Mastro Titta, interpretato da Aldo Fabrizi in tante edizioni, e da Maurizio Mattioli, Antonello Fassari e, ora, per la prima volta, daMassimo Wertmüller".
La storia è nota: si svolge nella Roma pontificia del 1830, sotto il papato di Pio VIII: Rugantino, spaccone e nullafacente, vive di espedienti aiutato da Eusebia, i due riescono a ottenere vitto e alloggio da Mastro Titta, il boia pontificio, che si innamora di Eusubia, interpretata da Edy Angiolillo, ricambiato. Rugantino invece brucia di passione per Rosetta, moglie del violento e geloso Gnecco er Matriciano, scommettendo, per gioco, che riuscirà a sedurla prima della 'sera dei lanternoni'. Ma poi si innamora di Rosetta, Gnecco sarà assassinato e Rugantino si prenderà la colpa finendo sul patibolo per amore. Wertmüller racconta il suo Mastro Titta.
Che effetto le fa questa sua prima volta?
"È una grande emozione. Anche perché non avevo mai recitato al Sistina, dove mia zia, Lina Wertmüller, portò Rinaldo in campo. Poi è un onore interpretare il ruolo che fu di un maestro come Fabrizi. Un mondo che conosco per età, fatto di classe e nobiltà. Mi ha colpito molto scostare le tende rosse e vedere la platea del teatro, poi conoscevo bene Luigi Magni, avendo lavorato con lui ne Il popolo sovrano. Sul palco sento la voce di Magni che mi dice cosa fare".
Come sarà il suo Mastro Titta?
"Non potendo fare leva sulle caratteristiche fisiche, come Aldo Fabrizi o Maurizio Mattioli, cerco di lavorare sugli aspetti psicologici e la romanità. Modestamente sarà un Mastro Titta 'tutto mio'. La speranza è che al pubblico risulti simpatico".
Certo il ruolo del boia nella Roma papalina non è facile…
"Quel ruolo lo vedo con gli occhi di Magni, quindi con disincanto e molta ironia. Si racconta una Roma che non c'è più, quella del Papa Pio VIII e il boia ha un carattere molto umano, soprattutto quando si innamora di Eusebia e poi si trova di fronte la tragedia di Rugantino, che abita con lui. Sono soddisfatto di essere un alfiere della romanità, il portatore di una dolcezza che sembra scomparsa".
Se avesse avuto la possibilità di cambiare il finale lo avrebbe fatto?
"No, penso che Rugantino sia perfetto così com'è. Fa riflettere su sentimenti ed emozioni forti. La musica di Trovajoli è travolgente e le canzoni portanti della commedia, Roma nun fa' la stupida stasera, Ciumachella de Trastevere e Tirollallero accompagnano gli spettatori fino al finale, che non ti aspetti. La morte di Rugantino per qualcosa che non ha commesso. Lavorare con Massimo Romeo Piparo alla regia è stata una bella sorpresa. Michele La Ginestra è un mio grande amico da anni e il suo Rugantino è spavaldo, tenero e fiero. E affronta il patibolo da 'omo vero'".
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