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I futuri paesaggi della creatività: Jungle Design

Due articoli per la stessa mostra. Date un’occhiata e scegliete quello che preferite. Sono di due studentesse del corso in Moda e industrie creative dell’università Iulm di Milano. Per loro, un’esperienza di scrittura. Per voi, una scelta in più.

Di Sara Conte

L'esposizione Jungle Design, un esempio di autarchia emancipativa

Al Madd, Musée des Arts Décoratifs di Bordeaux una mostra è narrata dal talento della nuova generazione. Aspiranti artisti e designers della National School of Art and Design di Limoges focalizzano le proprie ricerche creative sulla rielaborazione dei punti di riferimento storici del design. È stato il corpo docente della National School of Art and Design di Limoges ad avere l’idea di mostrare il lavoro multidisciplinare degli studenti di design. Lo scopo è quello di presentare il complesso punto di vista di una scuola d’arte situata nella capitale della ceramica francese. Il museo ha deciso di accogliere i giovani artisti e designer che si sono occupati di riprodurre alcuni pezzi selezionati dagli insegnanti.

La storia della porcellana resta saldamente radicata ai progetti che sbocciano all’interno di enormi laboratori di cui la scuola dispone. Questo materiale diventa motore della ricerca artistica, plastica e tecnica dei designer che lo pongono in dialogo con altri materiali quali il legno, il metallo e il vetro, mentre le opere nascono sperimentando “la forma che segue la funzione”. Si tende verso una costruzione di una cultura sostenibile dell’oggetto e il saper fare di oggi si fonde creativamente con il design del passato.

La mostra, più volte rimandata a causa della pandemia, verrà finalmente presentata a partire da giovedì 3 marzo e sarà aperta fino al 4 aprile. .

Le testimonianze di due studenti in mostra, raccolte da Sara Conte

La locandina della mostra, realizzata da Antonin Faurel, Ensa-D Limoges

Di Lidia Grazia Falcone

Come nasce un progetto: Jungle Design

Dal 4 marzo al 4 aprile il Museo di Arti Decorative e Design di Bordeaux apre al pubblico Jungle Design, una mostra che mette in discussione il processo di creazione e realizzazione di un progetto.

La riflessione inizia dalla considerazione della ceramica come materiale comunemente ritenuto idoneo per la realizzazione degli oggetti, ma gli studenti della scuola Scuola Superiore Nazionale di Arte e Design di Limoges dimostrano che l’impiego simultaneo di altri materiali, come legno, metallo e vetro, possano plasmare un’idea, e farla competere con i modelli convenuti del design contemporaneo.

Sotto la direzione della professoressa Indiana Collet-Barquero gli studenti hanno lavorato alla creazione di progetti che coinvolgono nel processo di realizzazione una imprevedibile gamma di strumenti e formati contemporanei, con la capacità di farli coesistere nello stesso disegno e renderli complici di un atto di sradicamento delle aspettative sempre più esigenti del settore Design.

L’infittirsi di questa “giungla” si riflette in una precisa concezione di tempo, risorsa e azione. Tre elementi mimetizzati nello sfondo contemporaneo, che però la mostra andrà a catturare ed esporre all’interno di cinque paesaggi.

“Niente è vero, tutto è vivo”: è il titolo dell’ultima conferenza pubblica del poeta, filosofo e romanziare Édouard Glissant ad aprire les 5 paysages de l’exposition; tenuta in conclusione del seminario dell'Institut du Tout-Monde: “Trasformazioni del vivente in un mondo in relazione”.

Autarchia emancipativa: l’incontentabile società contemporanea detta ininterrottamente nuove sfide, a cui i giovani designer hanno deciso di reagire. Servirsi di uno spirito di tipo autarchico, al riparo della “bolla accademica”, per lavorare attraverso un approccio aperto e sperimentale, con l’obiettivo di emancipare gli stessi materiali del settore dal loro impiego consueto. Ecco come viene attuata una rielaborazione, un ricontruna messa in discussione; per poi sperimentare ed elaborare nuove logiche, tecniche e tipologie progettuali.

Lampe ecailles, di Mathieu Gaspar, Ensa-d Limoges, credit Mathieu Gaspar

Collaborazione, co-design & co.: è questa la dinamica, il nodo, che lega i progetti: la condivisione. Ci saranno vasi, ciotole, collane, lampade, e oggetti d’arredo artigianali; ma seguiranno un unico filo conduttore, che li tiene fortemente legati col mondo, esterno all’ecosistema accademico. Questo filo è la considerazione e la messa in questione di tutto ciò che richiede una collaborazione di più parti, come la circostanza del co-abitare, del “fare con” e del far fare.

Nuovi layout: questa rete di collegamenti crea un nuovo layout, risultato di una mescolanza di dati eterogenei che coinvolgono materiali e tecniche sperimentali, ma soprattutto questioni rilevanti dell’attualità, con cui i giovani devono interfacciarsi. È l’aggiornamento di una vecchia formula. Una riformula. Costituita dagli stessi dati, ma riscritta in funzione di tutti quei fattori esterni entrati da poco a far parte del sistema progettuale. Infatti tutti gli autori dell’esposizione hanno incentrato l’ideazione tecnica sulla nuova concezione di mobilità e materialità dell’oggetto; quindi l’impatto ambientale e le relative soluzioni di sviluppo sostenibile, ormai parte della normativa di molte aziende.

La ceramica, specchio del design: la Scuola Superiore Nazionale di Arte e Design dispone di oltre 900 m2 di laboratorio di ceramica, e il comune di Limoges è un territorio fertile di cultura, artigianato e fabbricazione; per questo motivo gli studenti sono sollecitati a operare indagini e ricerche su come la principale risorsa didattica della ceramica possa essere impiegata in campi di applicazione diversi.

Slittamento, speculazione, incertezza: questo percorso riflessivo e laboratoriale ha stimolato la riflessione sulle future fondamenta del settore. Manipolando le risorse e consultando le nuove esigenze, gli studenti cominciano a interrogarsi su ciò che ha sempre preceduto l’intero processo progettuale: la parte introspettiva, e utopica, di domande in ricerca di risposte, che andranno a costituire il concept del progetto.Per questo motivo i designer decidono di riavvicinarsi alla cultura, all’arte e al senso estetico: le principali fonti di ispirazione che permettono all’idea di farsi forma.

Ma come faranno tutti questi imprevedibili paesaggi a essere colti dal settore? Saranno le opere progettuali di alcuni importanti designer come Martin Szekely, François Bauchet, Laureline Galliot e Gilles Clément a trasmettere anni di maturate esperienze e coltivate conoscenze, che, affiancando i lavori degli emergenti, tracceranno lo sfondo di questi nuovi, cinque paesaggi.

In collaborazione con Università Iulm – corso di laurea in Moda e Industrie Creative

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