La crisi tra Russia e Ucraina sta progredendo a un ritmo rapido, ma resta grande incertezza sulla forma che il conflitto militare potrebbe assumere. Gli scenari più probabili sono tuttavia:
Un’altra Crimea. Questa forma di escalation militare comporterebbe una occupazione formale da parte della Russia di un territorio più ampio nella regione orientale del Donbass rispetto a quello attualmente in mano ai separatisti.
Un’altra Georgia. Seguendo il modello dell'invasione russa della Georgia nel 2008, questo scenario comporterebbe un'invasione parziale dell'Ucraina che si estenda oltre l'est del paese, ma si fermi prima di occupare l'intero paese e la sua capitale, Kiev.
Mentre il grado di incertezza rimane molto alto, abbiamo compilato una panoramica dettagliata dell'intero spettro di possibili esiti.
Lo scenario con minore probabilità (meno del 10 per cento) è quello di un accordo che ripristina le relazioni Nato-Russia: l'Occidente dà alla Russia alcune rassicurazioni o garanzie sulla sua futura sfera d'influenza, rispondendo alla richiesta "Nessuna espansione della Nato". In questo contesto, i colloqui diplomatici progrediscono, la retorica delle parti si attenua in modo sostanziale, la mobilitazione militare si allenta. I limiti di questo scenario: concedere alla Russia una sfera d'influenza de facto equivale a far apparire l'Occidente debole e a creare un precedente pericoloso. A livello economico, questa situazione comporta un rally significativo dei mercati finanziari russi e ucraini. Sulla base della recente sottoperformance, gli spread delle obbligazioni russe in dollari potrebbero ridursi di circa 100 pb, mentre le azioni russe potrebbero recuperare il 10-15%. Possibile un rimbalzo limitato nell'appetito per il rischio globale. una certa riduzione del recente balzo dei prezzi globali del petrolio. Anche i prezzi del gas naturale potrebbero scendere
Il secondo scenario è quello di un accordo 'basico' e ha una probabilità del 10%-20% di verificarsi. La Russia e la Nato concordano su una certa moderazione nelle esercitazioni militari e sul non dispiegamento di missili a medio raggio. I colloqui diplomatici progrediscono, la retorica di entrambe le parti si ammorbidisce. I limiti di questo scenario: non è chiaro se l'Occidente sia disposto a cedere abbastanza terreno sul contenimento militare e sul dispiegamento di missili per placare Putin. Sul piano economico, la situazione è simile allo scenario precedente, ma con movimenti più modesti: il rally degli asset russi e ucraini – e la pressione al ribasso sui prezzi dell'energia – possono essere mitigati dal timore che un accordo così scarno non duri. Una parte del recente aumento dei premi di rischio russi e ucraini potrebbe essere più duratura
Il terzo scenario è quello dell'escalation della guerra ibrida (es. cyber). Anche questo ha una probabilità del 10-20%. La Russia intensifica l'uso di separatisti locali, cyber attacchi e guerra dell'informazione contro l'Ucraina. La possibilità di negare l'evidenza impedisce una seria risposta sanzionatoria da parte dell'Ue e gli Stati Uniti resterebbero alla finestra. Il riconoscimento formale dell'indipendenza di Donetsk e Luhansk (DPR e LPR) – territori pro-russi nella regione del Donbass – potrebbe anche essere parte di una zona grigia / strategia di non escalation militare. In questo contesto, la Russia fa seguito ai recenti cyber attacchi di basso livello con altri più sostanziali (es. alla rete elettrica). L'aumento delle truppe viene gradualmente ridimensionato. I limiti di questo scenario: Putin potrebbe ritenere che la guerra ibrida negli ultimi 4-5 anni non sia stata sufficiente per ottenere concessioni dall'Ucraina e dall'Occidente. Sarebbe infine probabile un impatto limitato sugli asset finanziari russi e ucraini e sui mercati energetici globali. Infatti, il nostro giudizio è che il pricing out dei rischi di imminente escalation militare potrebbe essere ampiamente annullato dal fallimento dei colloqui diplomatici.
Nel quarto scenario, un'altra Crimea, che ha una probabilità del 20-30% di verificarsi, la Russia annette/occupa formalmente un'altra parte dell'Ucraina orientale. Gli Stati Uniti, in particolare, adottano forti sanzioni, anche se le banche grandi e importanti a livello sistemico potrebbero essere risparmiate per paura di danni collaterali. In Ucraina orientale e dintorni resta una presenza significativa. I limiti di questo scenario: un conflitto dalla portata geografica limitata potrebbe non essere sufficiente per assumere il controllo politico dell'Ucraina. Sui mercati ci sarebbe un ulteriore pressione sugli asset russi e ucraini. Le sanzioni finanziarie da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito colpirebbero i flussi di capitale in Russia. Detto questo, i grandi surplus gemelli delle partite correnti e del bilancio russi, e le elevate riserve in valuta estera, aiuterebbero l'economia a resistere al flusso di capitali in uscita. L'economia e i mercati finanziari dell'Ucraina sarebbero probabilmente colpiti duramente, anche se il conflitto localizzato e gli aiuti occidentali limiterebbero le ricadute. Qualche pressione al rialzo sui prezzi dell'energia globale e uno shock temporaneo sulla propensione al rischio globale.
Il quinto scenario (con una probabilità del 20-30%) è definito 'un'altra Georgia'. La Russia intraprende una rapida invasione dell'Ucraina, che evita l'occupazione a tempo indeterminato di grandi aree urbane. La reazione sanzionatoria è significativa, anche se la risposta dell'Ue potrebbe essere mitigata dai timori per le contromisure russe sul mercato energetico. In questo contesto, ci sarebbe una continua mobilitazione militare da parte Russa e di attrezzature militare significative necessarie per un'invasione. I limiti di questo scenario: il conflitto potrebbe prolungarsi e diventare caotico. Una guerra dalla durata limitata potrebbe non essere sufficiente per ottenere concessioni. Il mantenimento del potere politico potrebbe richiedere un'indefinita occupazione di Kiev e delle altre grandi città. A livello finanziario, le sanzioni occidentali, la fuga di capitali, l'interruzione del commercio e dell'attività economica a causa del conflitto avrebbero un forte impatto negativo su mercati ed economie russi e ucraini. Ci sarebbe una pressione al rialzo significativa sui prezzi globali dell'energia e su alcuni metalli e prodotti agricoli, sebbene l'impatto sui prezzi del petrolio potrebbero essere temporanei se ci fosse una risposta in termini di rifornimenti da parte dell'Arabia Saudita e di altri produttori. Ci potrebbe essere anche una forte vendita sui mercati globali più rischiosi e un rally verso beni rifugio, inclusi dollaro e Us Treasuries.
L'ultimo scenario è quello delle guerra totale. La Russia lancia un'invasione su larga scala dell'Ucraina nel tentativo di prendere il controllo e occupare gran parte del paese. In questo scenario, gli Stati Uniti e l'Ue sarebbero in pieno allineamento sull'attuazione di sanzioni estremamente dure, tra cui Swift e Nord Stream 2. Si verificherebbe inoltre un aumento molto sostanziale del numero di truppe russe. I limiti di questo scenario: un grande numero di vittime russe e sanzioni occidentali molto severe rischiano di imporre elevati costi politici interni. Infine, sul versante finanziario, si potrebbero registrare impatti estremamente negativi sui mercati e sulle economie russe e ucraine. Possibili default delle società russe sanzionate e potenzialmente dei titoli di stato ucraini. Probabili ricadute negative su altre economie, come carenze energetiche nell'Ue dovute alle contromisure russe. Rialzo dei prezzi delle materie prime. Notevole pressione al rialzo sull'inflazione globale. Rally sostenuto dei beni rifugio, compresi il dollaro e i titoli di stato americani.
Anche prima della recente escalation, pensavamo che gli scenari di escalation militare fossero un rischio reale e i recenti eventi non ci hanno smentiti. Naturalmente, potrebbe esserci un ritorno verso la diplomazia, anche se questo potrebbe rivelarsi non duraturo.
Un'ulteriore escalation militare avrebbe probabilmente implicazioni macroeconomiche globali. I prezzi europei del gas naturale potrebbero risalire verso il picco del dicembre 2021, dato che le scorte di gas sono già molto basse. I prezzi del petrolio potrebbero crescere nel breve termine, anche se qualsiasi aumento potrebbe essere di breve durata dato che l'Arabia Saudita, il più grande produttore del mondo, ha la capacità di aumentare l'offerta in modo da ripristinare la stabilità dei prezzi. Nel frattempo, anche i prezzi di alcuni metalli (ad esempio l'alluminio) e delle materie prime agricole (ad esempio il grano) potrebbero subire un rialzo, dato che la Russia e l'Ucraina sono tra i maggiori produttori. L’aumento dei prezzi delle materie prime spingerebbe anvora verso l’alto sull'inflazione globale che, a sua volta, potrebbe offrire alle banche centrali un ulteriore motivo per aumentare i tassi di interesse.
Indipendentemente da come si dipanerà la crisi attuale, ci potrebbero essere conseguenze a lungo termine. La crisi potrebbe accelerare il decoupling – una riduzione dei legami economici e commerciali – tra la Russia e gli Stati Uniti. È probabile che l'Ue si trovi ad affrontare una forte pressione per ridurre la sua dipendenza energetica da, e la cooperazione con, Mosca. Potrebbero esserci anche implicazioni sulla velocità del decoupling tra gli Stati Uniti e la Cina, dato che le relazioni tra Pechino e Mosca sembrano essere più strette che mai. Un mondo più frammentato sperimenterebbe, senza dubbio, più fiammate di tensioni geopolitiche, portando potenzialmente a una maggiore volatilità del mercato.
*Emerging Market Economist di Abrdn
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