MILANO – Le proteste contro il caro-benzina si spostano dalle strade ai mari italiani. Dopo gli autotrasportatori, che hanno spuntato un intervento d'emergenza per affrontare il problema di carburanti sempre più cari, è la volta delle flotte di pescherecci. Da questa notte, e per tutta la settimana, i pescherecci delle marinerie italiane hanno deciso che non usciranno in mare.
La decisione è stata comunicacata dall'Associazione produttori Pesca: è stata presa durante un'assemblea avvenuta a Civitanova Marche (Macerata) e che ha visto i rappresentanti dell'80% delle marinerie italiane: "Sciopero generale per tutti. Il caro gasolio non permette più di sostenere l'attività di pesca e il comparto ha deciso di fermarsi", quanto riporta l'Ansa. Un tema sempre più diffuso tra varie filiere: soltanto ieri, la Cgia di Mestre aveva lamentato il problema per i "padroncini".
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di
Andrea Greco
"Mercoledì le associazioni di categoria saranno a Roma – ha spiegato Apollinare Lazzari, presidente dell'Associazione produttori pesca di Ancona – per un incontro al Ministero. Vediamo se è possibile far entrare il comparto della pesca tra quelli che vedranno un sostegno nel prossimo Decreto. Altrimenti continueremo a stare in terra. Così, non possiamo più lavorare: i costi superano di gran lunga i guadagni".
Nelle Marche, regione dove si è tenuta la riunione dei rappresentanti dell'80% delle marinerie italiane, "tutti i pescherecci di San Benedetto del Tronto, Civitanova Marche, Ancona, Fano e Pesaro hanno aderito compatti all'iniziativa. Martedì andranno negli uffici delle Capitanerie di Porto per consegnare i documenti delle imbarcazioni senza sbarcare i marinai (un gesto che gli armatori hanno deciso per non far perdere lo stipendio ai dipendenti, senza perdere le giornate di pesca)".
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