Un torneo di MMA clandestino. Clandestino perché le Mixed Martial Arts non sono tra le discipline autorizzate dal Coni all’esercizio agonistico in tempi di Covid. È successo sabato sera, all’Heaven Fight Arena di Torraccia San Basilio, dove si è tenuto un evento sportivo internazionale al quale hanno partecipato atleti arrivati anche dall’estero. Una manifestazione organizzata nei minimi particolari. Tutti tranne uno: il rispetto dei vincoli del protocollo sanitario.
Le regole prima di tutto: dal marzo scorso in Italia gli unici eventi sportivi autorizzati sono quelli riconosciuti di "preminente interesse nazionale". Tra questi anche alcune discipline di combattimento ma non le MMA (praticate anche dai fratelli Bianchi arrestati per aver ucciso di botte Willy Monteiro Duarte).
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di
Clemente Pistilli
Per ovviare al vincolo di legge, gli organizzatori hanno trovato un espediente. Andando a scorrere gli eventi pubblicati sul sito del Coni e sostenuti dall’ente di promozione sportiva Endas, per domenica 6 febbraio è indicato un torneo di Kick Jitsu. Il Kick Jitsu è un altro sport di combattimento, molto diverso però dalle MMA. Si tratta infatti di una forma di lotta che prevede un contatto leggero, e si pratica con casco e protezioni. Nulla a che vedere con la disciplina resa celebre dall’atleta irlandese Conor McGregor.
A differenza delle MMA, il Kick Jitsu ha un punto a suo favore: la sua pratica è ammessa. Così, mascherato da quello che non è, il torneo si è tenuto dietro le porte chiuse della palestra di San Basilio. Il tentativo di nascondere la vera natura dell’evento è crollato nelle ultime ore, quando sui social hanno cominciato a circolare le pubblicità della promotion The Golden Cage, così importante da essere trasmessa perfino su Ufc Fight Pass, la piattaforma di streaming della più importante organizzazione di MMA al mondo, una sorta di Netflix delle mixed martial arts.
Anche l’organizzazione dell’evento non è da poco: il patron è Luigi Perillo, imprenditore noto nel settore, responsabile della federazione svizzera delle MMA, e appunto organizzatore di The Golden Cage, considerato a livello di importanza appena un gradino sotto il Cage Warriors lanciato da McGregor.
E così, a dispetto delle direttive sanitarie e seguendo un protocollo del tutto anomalo, nei giorni scorsi sono arrivati atleti anche dall’estero per partecipare all’evento. Ma proprio la mancanza di un’autorizzazione sanitaria ufficiale, ha convinto una compagnia aerea a bloccare il viaggio in Italia di alcuni atleti.
Un problema che non si sono posti né l’Endas, l’ente di promozione sportiva che ha assegnato una improbabile patente sanitaria all’evento, né gli organizzatori, che per riportare i loro atleti nella gabbia hanno deciso di raggirare le prassi stabilite dal Coni. Resta da capire adesso quali siano stati i protocolli di sicurezza adottati, se gli atleti sono stati sottoposti a tampone o ancora se è stata prevista una quarantena prima degli incontri.
Nessuno, tranne gli organizzatori, era presente nel palazzetto della Heaven Fight Arena. Quello che si è visto dalla diretta streaming seguita in tutto il mondo è stato solo lo spettacolo nella gabbia.
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