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Recovery, Lagarde: “Possibili effetti sul Pil già quest’anno”. L’allarme della Corte dei Conti sul debito: “Arduo rientrare dal 160%”

MILANO – Il Next Generation EU "dovrebbe essere attuato in modo che tutti i Paesi Ue escano dalla crisi più coesi e con strutture economiche più forti. Se attuato come pianificato, Next Generation EU può rafforzare la crescita anche a partire da quest'anno": lo ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, parlando al Parlamento Ue. Secondo l'ex numero uno del Fondo Monetario, "l'avvio della campagna
vaccinale fornisce l'attesa luce alla fine del tunnel, ma allo stesso tempo, la nuova ondata, le mutazioni del virus e le misure di contenimento rappresentano rischi al ribasso significativi". "La produzione resta ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e l'incertezza su come evolverà la pandemia resta alta", ha aggiunto. Ma "quando le misure vengono ridotte e l'incertezza recederà, ci aspettiamo che la ripresa sia sostenuta da favorevoli condizioni di credito, misure espansive e una ripresa della domanda".

Corte dei Conti: "Arduo rientrare dal 160% del debito"

Il Recovery Plan è stato al centro delle audizioni parlamentari oggi in Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Dalla Corte dei Conti è arrivato un avvertimento: lo stop al Patto di Stabilità e alle regole di Bilancio europei non deve essere inteso come un "Liberi tutti" sui conti pubblici. "Sarebbe sbagliato ritenere che la mancanza di un vincolo esterno (europeo) all'espansione del debito pubblico debba spingerci ad accrescerlo oltre i limiti fin qui prefigurati dai documenti programmatici", ha detto il presidente della Corte Guido Carlino, in audizione, aggiungendo che "rientrare dal 160 per cento del Pil, od oltre, come oggi è giustificato prevedere, sarà compito arduo".

Carlino si è anche soffermato su uno dei temi più controversi legati al Recovery Plan, quello della governnce. "La realizzazione di tutte le iniziative nei tempi previsti richiederà un'adeguata ed efficiente governance del Piano", ha detto, osservando anche che "non vi sono al momento indicazioni chiare, ma sarà bene, ad avviso della Corte, che essa sia strutturata in modo tale da riconoscere, fermo restando le decisive responsabilità delle Amministrazioni coinvolte, i caratteri di straordinarietà del Pnrr promuovendo anche adeguate interconnessioni tra pubblica amministrazione e settore privato".

Quanto a come spendere le risorse europee, secondo la Corte "se è vero che nel breve termine anche progetti di dimensioni contenute potranno esercitare una funzione di sostegno della domanda aggregata, è soprattutto cruciale guardare al medio-lungo termine e promuovere virtuosi effetti di offerta; da questo punto di vista potrebbe essere opportuno concentrare gli sforzi su un numero limitato di progetti medio e medio-grandi".

Cottarelli: la strategia va migliorata

"Nelle prime pagine il Piano nazionale di ripresa e resilienza definisce la strategia di crescita che l'Italia dovrebbe seguire: questa parte, che è assolutamente fondamentale, deve essere molto migliorata", è stato il rilievo portato da Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani, nel corso dell'audizione. "Occorrerebbe chiarire fin dall'inizio che la crescita richiede capitale fisco, umano e riforme perchè il capitale fisico e umano siano utilizzati in modo efficiente", ha spiegato Cottarelli sottolineando che "nella sua forma attuale il Pnrr è molto concentrato sull'investimento pubblico e molto meno sul creare condizioni perchè gli investimenti privati si allochino in Italia". Inoltre, secondo l'economista, c'è un "insufficiente attenzione per il rafforzamento del capitale umano". Importante poi un'altra assenza: "Una parte che manca completamente è la definizione della governance e delle misure di controllo e audit".

Upb: "Al 2026 impatto di 2,5 punti di Pil"

L'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha messo invece in luce come l'impatto del Recovery Plan possa essere inferiore alle stime del governo. L"effetto espansivo del programma Next generation Eu sull'economia italiana dovrebbe essere "pressoché uniformemente distribuito", raggiungendo oltre un punto percentuale di Pil entro i primi tre anni (2021- 23) e un incremento ulteriore di simile entità nel successivo triennio, ha detto la consigliera dell'Upb Chiara Goretti, spiegando che al termine del periodo di programmazione, nel 2026, l'utilizzo delle risorse NGEU innalzerebbe il Pil dell'Italia di circa 2,5 punti percentuali. Il moltiplicatore di bilancio medio sarebbe superiore all'unità.

"Nel confronto con le stime, anch'esse preliminari, presentate nel PNRR – ha detto- si osserva che nei primi tre anni dell'orizzonte di simulazione non vi sarebbero rilevanti disallineamenti con quelle dell'UPB, mentre nel successivo triennio gli effetti espansivi presentati nel PNRR tendono a essere più elevati; al termine dell'orizzonte dell'esercizio il Pil sarebbe al di sopra di quello dello scenario di base di tre punti percentuali nelle stime del PNRR e di quasi 2,5 punti nell'esercizio dell'Upb".

Bankitalia: "Quasi 2 punti di Pil in più entro il 2020"

Bankitalia stima invece che il Piano di ripresa e resilienza possa portare a un aumento del Pil di quasi due punti entro il 2024. "La bozza di Piano ora in discussione – ha detto il Capo del Servizio Struttura economica di Via Nazionale Fabrizio Balassone- prevede il pieno utilizzo delle risorse di Next Generation EU, ma limita a circa 124 miliardi di euro quelle destinate a finanziare progetti aggiuntivi e ipotizza che oltre il 70 per cento di tali risorse sia destinato al finanziamento di investimenti pubblici e di altre spese in conto capitale". "Si può ora ragionevolmente ipotizzare che gli interventi sarebbero relativamente concentrati intorno alla metà del periodo di esecuzione del Piano. In questo scenario si può stimare che il livello del PIL possa aumentare fino a quasi 2 punti percentuali entro il biennio 2023-24, un valore sostanzialmente in linea con quanto indicato nella bozza del Piano sullo stesso arco temporale".

Secondo Banca d'Italia gli effetti moltiplicativi degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza "saranno tanto maggiori quanto più sarà efficiente l'impiego delle risorse; per questo serve una netta discontinuità con il passato, una struttura di governo degli interventi adeguata alla complessità dell'impresa". "Le maggiori risorse rese disponibili dal programma europeo a condizioni vantaggiose andranno comunque restituite", ha sottolineato Balassone e "se non saranno impiegate in maniera produttiva i problemi del Paese non saranno alleviati ma accresciuti dal maggiore indebitamento".

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