Non definire un piano per la sicurezza dei dipendenti obbliga i datori di lavoro ad assumerli a tempo indeterminato. Così, per non averne redatto uno aggiornato sul centro di recapito di Palermo-Sperone, le Poste sono obbligate a trasformare cinque contratti a termine in rapporti definitivi: la decisione arriva con la sentenza pronunciata giovedì dalla giudice del lavoro Santina Bruno, che oltre all'annullamento della scadenza del contratto ha stabilito l'obbligo per l'azienda di risarcire cinque postini, difesi dagli avvocati Chiara Di Maria e Paolo Cirasa, con un'indennità che va da 2,5 a 5 volte l'ultimo stipendio.
La vicenda inizia fra ottobre 2017 e maggio dell'anno successivo. I cinque dipendenti, in servizio allo Sperone, erano stati trasferiti in un locale diverso da quello normalmente utilizzato per il centro di recapito. Una variazione minima: dal primo piano si passa al secondo per consentire i lavori di ristrutturazione. Per la giudice, però, è sufficiente per considerare carente la documentazione dei rischi per i lavoratori: “Nel documento di valutazione dei rischi del 5.8.2015 – si legge nella sentenza – viene indicato come piano fuori terra solo il primo e nel documento di valutazione dei rischi del 2.8.2017 vengono indicati 3 piani fuori terra con specificazione 'Cdr ubicato al primo piano'. Né è emerso che dopo i lavori di ristrutturazione sia stato effettuata alcuna valutazione dei rischi”. In queste condizioni, secondo una legge del 2001, bisogna assumere i dipendenti: la condizione di precariato, infatti, dev'essere compensata da una “più intensa protezione dei lavoratori rispetto ai quali la flessibilità d'impiego riduce la familiarità con l'ambiente e gli strumenti di lavoro”, come specifica la giudice.
Commenti recenti