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Mondiali di Cortina, l’allarme di Blardone: “Troppi incidenti, è sci estremo. Bisogna ascoltare gli atleti”

Ha vinto sette giganti in Coppa del mondo, comprese le classiche di Alta Badia (tre volte) e Adelboden (una). E' una voce conosciuta in tv, come commentatore Rai, e sulle piste dove guida il Talent Team della Fisi per i ragazzi nati tra il '99 e il 2001. Attualmente in isolamento dopo un test positivo ("Ma sto bene, sono asintomatico"), Max Blardone ha studiato al video la dinamica delle cadute che priveranno i Mondiali di Cortina di tante star, arrivando alla conclusione che bisogna intervenire al più presto.

Sci, da Kilde a Cochran-Siegle, ecco gli incidenti che hanno privato i Mondiali di Cortina di tante stelle

E' stata una stagione piena di cadute con gravi conseguenze quella che ha preceduto la rassegna iridata. Il Circo Bianco si interroga sulle dinamiche che hanno escluso vincitori di Coppe del mondo e medagliati mondiali dall'appuntamento più atteso. E Blardone lancia l'allarme: "Sci ormai estremo, bisogna ascoltare gli atleti" (foto Eurosport)

Blardone, che sta succedendo?
"Nella mia storia di atleta e tecnico non ho mai visto cadere tanta gente ribaltandosi in avanti. Se cadi in avanti a 70, 80 o magari 100 all'ora, raddoppi la velocità, vieni catapultato e succede qualcosa di serio: partono le ginocchia, le tibie. Non è normale che si facciano male tre-quattro a gara".

C'è una spiegazione?
"Diciamo, almeno tre. Partiamo dalle piste: non sono più ghiacciate e preparate come una volta. Questa neve più tenera contrasta con la tendenza attuale di usare quelle che chiamiamo le "macchinette" per disegnare le lamine dello sci. Sono troppo taglienti, hanno uno spigolo così vivo che tagliano qualsiasi cosa, come coltelli. Ai miei tempi era un lavoro fatto a mano".

Stiamo comunque parlando di piste e sci per superprofessionisti.
"Ma questa miscela di neve tenera e lamine taglienti ci fa assistere a scivolate in cui l'atleta ormai steso viene improvvisamente rimesso in piedi. Non va bene".

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Ha parlato di tre spiegazioni.

"Il terzo elemento che non funziona insieme agli altri due sono gli scarponi, che sono diventati molto più morbidi, troppo. Il bilancio degli incidenti di quest'anno parla chiaro. E' paradossale che gli atleti oggi usino sci che "tengono" molto di più su una neve che è invece molto più morbida del passato".

Ha condiviso con qualcuno la sua analisi?
"Ne ho parlato con ex campioni come Didier Cuche, siamo d'accordo che se i problemi si ripetono bisogna analizzarli con attenzione. Lo sci si evolve ogni anno, diventa sempre più estremo a livello tecnico".

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Sempre più pericoloso?
"Non mi piace questa parola, lo sci è uno sport complesso, pieno di moltissimi fattori imprevedibili. Non punto il dito contro le aziende o la federazione internazionale, che però va aiutata a cambiare rotta. Quindi bisogna ascoltare di più gli atleti, anche se da quello che mi riferiscono servirebbe più considerazione per i loro rappresentanti".

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Sofia Goggia, quanta sfortuna.
"Questa proprio non ci voleva, a un passo dal Mondiale. Sarebbe stata protagonista su una pista dove serve coraggio. Davvero un peccato. Ma io cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno".

Non è facile in questo momento.
"Ma il prossimo anno ci sono le Olimpiadi, e lei può riconfermarsi a Pechino. Quante atlete ci sono riuscite in due edizioni consecutive?".

In discesa solo la tedesca Seizinger, nel '94 e '98.
"E in Italia solo Deborah Compagnoni in gigante. A questo deve pensare Sofia, ci sono ancora occasioni per scrivere la storia".

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