TORINO – Mai lo ammeteranno pubblicamente, perché certe cose non si fanno e portano anche un bel po' di sfortuna, ma Juventus e Inter sono convinte che il Milan sia di passaggio e che la spartizione della torta del calcio italiano sia una questione tra loro due, le più possenti, forse anche le più potenti. Martedì ci sarà la resa dei conti in Coppa Italia, mentre il campionato lo si immagina come un lungo braccio di ferro destinato a durare fino alla fine, visto che lo scontro diretto allo Stadium capiterà alla penultima giornata. Sarebbe una straordinaria finale, se il Milan fosse d'accordo. Al momento non sembra assolutamente dell'idea, però.
Tattica e spietata, la Juventus non concede più un metro
di
Maurizio Crosetti
Una sfida tra opposti, anche in panchina
In campionato, l'Inter ha surclassato la Juve. In Coppa Italia la Juve ha battuto l'Inter ma senza surclassarla, speculando sugli errori altrui ed evitando di commetterne di propri, perlomeno da un certo momento in avanti. Quelle sfide sono state la rappresentazione di due squadre diverse per natura, inclinazione, caratteristiche, mentalità, per gli obiettivi cui tendono e per il modo differente che hanno di perseguirli. L'Inter è solida, è l'immagine della solidità. La Juve ama definirsi liquida. Sembrano così strani la stima (sincera, sconfinata, ricambiata) di Pirlo per l'allenatore Conte e l'ottimo rapporto personale tra i due: caratterialmente e professionalmente, sono il giorno e la notte.
Barella leader totale, l'Inter ha il suo capitan futuro
di
Franco Vanni
La stabilità di Conte
Pur nel cuore di un caos societario cui nessuno era davvero preparato, e che comunque non sta incidendo sul rendimento di una squadra dal carattere di ferro, l'Inter ha trovato la sua stabilità tecnica e tattica già da un pezzo. D'altronde Conte, che in principio di carriera era molto più sbarazzino, ha ormai un solo modo di intendere la formazione che allena, e quel modo adesso la squadra lo rappresenta alla perfezione. A inizio stagione aveva avuto qualche sbandamento, ma erano gli effetti di un'estate inesistente dopo una stagione finita tardi (per l'Inter, più tardi di tutti). Ora i nerazzurri marciano con passo sicuro, monocorde, il più delle volte implacabile. Sono una squadra prevedibile eppure difficilmente arginabile, hanno una formazione tipo da recitare a memoria (il turn over è minimo e si limita, al netto di infortuni e squalifiche, all'alternanza Young-Perisic) e una struttura perfettamente riconoscibile.
Il Napoli preoccupa. Juve umile e intelligente
di
Massimo Mauro
Barella-Hakimi e lo strapotere di Lukaku
Tutti sanno quali siano i suoi punti di forza – le sovrapposizioni tra Barella e Hakimi sulla destra e gli sfondamenti centrali di Lukaku – eppure il più delle volte le contromisure risultano inefficaci per il semplice fatto che nessuno, almeno in Italia, riesce a star dietro alle scorribande della coppia sardo-marocchina e fatica a contenere lo strapotere fisico del belga. Il limite di tutto ciò è evidente: appena Conte mette mano alla formazione migliore, l'Inter presenta subito delle vulnerabilità, che magari non lasciano traccia contro avversari inferiori (tipo il Benevento, triturato in assenza di due cardini come De Vrij e Brozovic) ma invece sì con quelli di livello più alto, come è successo nell'andata di Coppa Italia o nel derby di serie A. Conte, del resto, non ha mai apprezzato il turn over né è mai riuscito a gestire più competizioni contemporaneamente, dimostrando un'inclinazione precisa per il ritmo settimanale del campionato, che richiede continuità, applicazione, solidità, sicurezza e fiducia in sé stessi. Tutti doti di cui l'Inter ha finalmente fatto il pieno. Ma se Lukaku o Barella o Hakimi passassero dei seri guai fisici, che ne sarebbe di questo progetto?
La svolta all'italiana di Pirlo, così la Juve ha blindato la difesa
di
Emanuele Gamba
La parabola di Pirlo
La Juve è tutta diversa, perché lo è Pirlo e perché per il secondo anno di fila ha dovuto riprendere in mano il filo del discorso tecnico interrotto. Pirlo era partito con l'utopia del gioco dominante, del calcio liquido (qualunque cosa voglia dire), dell'esibizione necessaria di una diversità. Ma la Juve l'ha trovata quando l'ha riannodata alla caratteristiche della tradizione, ovverosia quando l'organico al completo ha finalmente consolidato la difesa (chi non pagherebbe settimane e settimane di assenza di De Ligt, di Chiellini, di Alex Sandro?) e sulla difesa ha potuto costruire un tipo di vittorie più canoniche, ottenute puntando principalmente sulle capacità individuali, come è logico che sia per chi ha l'organico di gran lunga più ricco e sovrabbondante dell'intera serie A. La Juve ha trovato se stessa quando ha smesso di prendere gol e ha cominciato a crescere in compattezza, solidità, efficacia, immediatezza. Di suo, Pirlo ci ha messo soprattutto due cose: una notevole elasticità nell'impostazione strategica delle partite (per ognuna, cerca meticolosamente la strategia e gli uomini più adatti) e la capacità di gestire con mano ferma e molta autorevolezza i continui cambiamenti cui sottopone la squadra. La Juve una formazione base non ce l'ha: pensavamo che dipendesse dal fatto che per mesi l'organico non è mai stato al completo ma adesso che lo è non si sta stagliando nessun titolarissimo, se non naturalmente Ronaldo. Tutto il resto è mutabile, adattabile, scomponibile. Liquido, forse, vuol dire proprio questo.
Le rotazioni bianconere, i titolarissimi nerazzurri
Pirlo ha già impiegato 31 giocatori, Conte appena 22. Non ha mai schierato due volte la stessa formazione e ha già dato una maglia da titolare a 25 uomini diversi. Da quando ha la rosa al completo, le rotazioni sono sistematiche: si pensava che elementi come Cuadrado, Chiesa o De Ligt potessero essere degli intoccabili e invece Pirlo li sta ruotando anche in partite di alto livello, come Juve-Roma di sabato o la semifinale di andata. Nel 2021 la Juve ha già giocato undici volte: Ronaldo, il più presente, è stato titolare 9, Bonucci Szczesny e Danilo 8. Tutti gli altri ne hanno giocate, che più chi meno, grosso modo la metà, perché di fatto ci sono 18-19 giocatori dello stesso rango e quindi intercambiabili. Nel medesimo periodo, l'Inter ha disputato una gara in meno (la Juve in più ha avuto la Supercoppa): Handanovic e Skriniar sono partiti dall'inizio 10 volte su 10; Barella 9; De Vrij, Brozovic, Lautaro e Bastoni 8; Hakimi e Lukaku 7, ma solo perché nell'andata di Coppa Italia erano squalificati. È evidente come Conte si fidi di un nucleo ristretto e di conseguenza quale sia per lui il vantaggio, in chiave scudetto, di non avere l'impegno delle coppe europee. Lui e Pirlo sono diversi anche in questo. Perciò Juve-Inter è così interessante: è un confronto tra opposti.
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