L'intervento che segue è del presidente del consiglio comunale di Firenze
La moschea è una scelta non più rinviabile, una questione di buon senso politico, di laicità delle istituzioni, di rispetto per i fratelli e le sorelle dell’Islam. Non sia l’ennesimo terreno di scontro tra tifoserie, come troppo spesso accade in città, ma un percorso che recuperi una antica tradizione di ascolto, conoscenza e curiosità per l’altro: il modo migliore per far vivere il pensiero e l’agire di La Pira. La notizia dell’incontro tra la Giunta e la comunità islamica fiorentina, ha aperto un dibattito scomposto, anche tra forze politiche e i loro rappresentanti in Consiglio comunale, luogo nel quale per ruolo e compito dovremmo esser laici ed imparziali nell’analizzare le problematiche e nel trovare le soluzioni.
Ha ragione l’Imam di Firenze, che domenica su questo giornale ha lanciato un appello accorato: non si tratta più di una questione meramente religiosa, quanto una vera e propria questione sociale in città su cui serve un dibattito pubblico e informato.
È per questo che è mia intenzione portare tutto il Consiglio comunale a conoscere la comunità islamica di Firenze, perché per occuparsi di una questione bisogna conoscerla, vederla, rendersi conto, ascoltare la storia e le storie.
La comunità Islamica di Firenze è ormai da 30 anni un pezzo integrante della città, tanti tra i più giovani hanno la stessa nostra carta di identità.
Il primo nucleo di cittadini stranieri di fede Islamica trovò accoglienza e sede ufficiale nel Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, che ha rappresentato per molti anni l’unico spazio riconosciuto per la preghiera e per lo scambio culturale.
Celebriamo spesso la Pira, ma quando prendiamo in prestito le parole del Sindaco Venerabile, non possiamo farlo senza pesarne effettivamente il significato, quando esaltiamo la “città Universale”, “città Nuova” , “città Ponte” non possiamo accettare che qualche migliaio di nostri concittadini non abbiano un luogo nel quale pregare e nel quale far crescere la comunità.
Definire nel nuovo piano operativo comunale gli spazi di culto è quindi un dovere civico in uno stato laico: sono servizi alla collettività, come scuole e ospedali ed è proprio in questa logica infatti che sono fuori dal principio dei volumi zero.
Il sindaco Nardella ha avviato la promozione di una scuola per il dialogo interreligioso proprio a Firenze, un segnale importante mentre nel Mondo si ergono Muri, recuperando una tradizione che appartiene alla nostra storia e che oggi, anche con la nuova moschea, dobbiamo far vivere nel presente. Questo è il nostro destino, perché è la nostra storia: essere luce sul monte.
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