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Draghi spinge lo spread sotto 95 punti. Spagna e Portogallo si avvicinano, ma la partita per l’aggancio si gioca sulla crescita

MILANO – Può il Mario Draghi presidente del Consiglio battere il Mario Draghi presidente della Banca centrale europea? La sfida sul mercato è lanciata, arbitra lo spread tra Btp e Bund tedeschi. Il differenziale di rendimento tra i decennali di Italia e Germania è – ormai dai tempi della crisi dei debiti sovrani – universalmente noto come il termometro dell'affidabilità del Paese agli occhi degli investitori finanziari. Stazionava sui 105 punti prima della crisi del Conte bis di metà gennaio, è salito a 126 con la caduta del governo giallorosso e quindi è ridisceso poco sotto quota 95 punti da quando il professore ha preso in mano il pallino del gioco per formare l'esecutivo di "alto profilo" chiesto dal presidente Mattarella.

Spread e Piazza Affari, i mercati votano SuperMario

di

Vittoria Puledda


"Non serve rimarcare come il mercato abbia accolto positivamente l'incarico a Draghi", spiega Luca Cazzulani co-head of strategy research di Unicredit. "Al di là delle capacità tecniche ampiamente provate sul campo e la qualifica di indiscutibile esperto di questioni economiche, negli ultimi tempi si è fatto portavoce di istanze incoraggianti per gli investitori". Dal pulpito di Francoforte ha più volte rimarcato la necessità che la politica fiscale (le decisioni di spesa dei governi) raccogliesse il testimone di quella monetaria (l'armamentario di tassi negativi e iniezioni di liquidità dispiegato dalle Banche centrali). Anche a lui si deve la creazione di quel terreno fertile che ha portato l'Europa a lanciare il Recovery fund. "Il fatto che ora sia nella stanza dei bottoni della politica fiscale, è un segnale che piace ai mercati – aggiunge Cazzulani – C'è dunque spazio per una ulteriore discesa dello spread: probabilmente verranno rotti i minimi raggiunti a marzo del 2015, quando il differenziale era a 88 punti base". Proprio in quel tempo la Bce lanciava il suo bazooka, il Quantitative easing, con la firma di Draghi. Che dunque supererebbe se stesso.

Nelle sale operative si nota come il movimento della scorsa settimana si sia concentrato sui future legati al debito italiano: ci sono ancora da concretizzare acquisti che potranno spingere ulteriormente in su i prezzi dei Buoni tricolori (e, all'inverso, giù i rendimenti). "In questi casi i primi a muoversi sono gli investitori 'fast money' come gli hedge fund, che appena arriva una buona notizia cercano di comprare prima degli altri", spiega ancora Cazzulani. A questi potranno aggiungersi quelli che ragionano più a lungo termine, che chiedono ora una azione di governo incisiva. Tradotto: metter mano al Recovery plan. "La preoccupazione degli investitori è che ci siano misure in grado di potenziare la crescita". Gli equilibri di bilancio restano per ora sullo sfondo: "I problemi strutturali ci sono e nel tempo vanno risolti – ricorda Cazzulani – Ma lo stesso Draghi ha detto chiaramente che ora è il momento delle spese fiscali per la ripresa, poi si potrà tornare a parlare di regole e disciplina di bilancio".

Le possibilità di recupero su Spagna e Portogallo: nel mirino quota 50

La Spagna e il Portogallo (che hanno uno spread sulla Germania rispettivamente di 60 e 48 punti base) restano i Paesi da rimontare. Possibile chiudere il gap? Il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, intervistato da Bloomberg ha dispensato fiducia: "Un governo Draghi può accelerare la crescita del nostro Paese e portare lo spread a 50-60 punti", ha affermato all'agenzia Usa. "Tutto ciò – ha aggiunto – sarà molto positivo per l'Europa intera e non solo per l'Italia. Sarà positivo anche per il comparto bancario".

Btp e banche, l'effetto-Draghi vale già 25 miliardi di guadagni. Fari dei mercati sulla produzione industriale

di

Raffaele Ricciardi


A dar concretezza a queste indicazioni ci sono ragionamenti sui fondamentali. Se l'Italia dovesse esprimere uno spread coerente con il proprio rating, dovrebbe stazionare sui 70 punti. Se, invece, siamo sopra Spagna e Portogallo è perché da molti anni manca la capacità di crescere: prima del Covid eravamo ancora del 2,9% sotto il livello del Pil pre-crisi finanziaria (anno 2008), mentre la Germania e la Francia l'avevano superato di 14 e 11 punti percentuali e la Spagna di 6,7 punti. Riuscire a chiudere questo gap di crescita potrebbe annullare l'extra costo sul debito rispetto ai competitor europei. E qui torna in gioco la definizione del piano per usare i fondi Ue, vera prova del nove per il governo partito con il vento in poppa dei mercati.

Massimiliano Schena, a capo degli investimenti di Symphonia Sgr, nota infatti che "nella misura in cui il nuovo esecutivo sia solidamente supportato dalle forze politiche", lo scenario più probabile, il governo-Draghi potrà pensare "a un'ottica di medio-lungo periodo che parta da un'efficiente allocazione delle risorse previste dal piano Next Generation Eu per risolvere le criticità strutturali che ci affliggono da anni come l'asfissia del mercato del lavoro, la crescita della produttività e la mancanza di investimenti". Ecco dunque che l'esperto si aspetta "una ulteriore fase di riduzione dello spread che potrebbe arrivare fino a chiudere, almeno parzialmente, il gap con i Paesi iberici e quindi portarsi su livelli intorno a 70 punti base come nel 2009. Tutto ciò, senza contare l'effetto che potrebbe avere l'eventuale accordo sull'utilizzo del Mes che porterebbe un vantaggio di bilancio enorme (il costo è pari a circa lo 0,13% su scadenze extra-lunghe)".

Per i mercati il Btp conviene, al di là di Draghi

Al di là di Draghi, ci sono altri fattori che tengono alta l'attenzione sui Btp. A gennaio è accaduto un episodio significativo. Nonostante la crisi di governo, lo spread è sì cresciuto ma non ha registrato le fibrillazioni viste in passato. Eppure i dati pubblicati dalla Bce mostrano che c'è stato un rallentamento degli acquisti del Qe indirizzati verso l'Italia. In pratica, hanno notato gli analisti di Unicredit, la domanda del mercato è "genuina". "E' difficile trovare in questo momento di tassi zero investimenti in grado di offrire un rendimento migliore dei titoli italiani", ragiona il responsabile degli investimenti di un grande investitore internazionale che ha puntato la sua scommessa sul Btp a marzo – quando lo spread era schizzato per lo choc pandemico – ma ancora si guarda dal chiudere le sue posizioni, contando di guadagnare ancora qualcosa.

L'effetto-Draghi "nel breve termine andrà ad esaurirsi ma c'è un più ampio tema di propensione al rischio che si impone. Il rischio percepito dagli investitori è ancora superiore al pre-Covid: una normalizzazione del ciclo globale potrà dare ulteriore spinta ai Btp", spiega Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm. In attesa di vedere le carte che l'ex governatore potrà giocare per supportare la crescita del Paese, dunque, il Btp potrebbe recuperare ancora qualche posizione. Secondo i calcoli di Morra, sulla base dei 500 miliardi di emissioni del Tesoro del 2020, un restringimento di 20/30 punti base su tutta la curva porta risparmi nell'ordine del miliardo, miliardo e mezzo di euro di interessi.

Oltre al Tesoro, chiosa Schema "tra i principali beneficiari del restringimento dello spread c'è il settore finanziario italiano, nello specifico le banche e Poste Italiane, che hanno una quota significativa del loro attivo investito nei governativi del Paese". Per questi, protagonisti del rally di Piazza Affari di questi giorni, "al di là dell'effetto diretto sui bilanci derivante dal rialzo delle quotazioni del Btp, va aggiunto l'effetto indiretto di carattere valutativo, dato che il calo dello spread è indicativo di una contrazione del premio per il rischio associato all'Italia".

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