"Perché organizzare questa protesta?" ci hanno chiesto "Perché NON organizzare questa protesta" abbiamo risposto in coro io, Anna Meacci e Chiara Riondino. Era importante esserci, era necessario. Una società che apre le vie dello shopping e chiude tutti i presidi culturali del paese: teatri, cinema, circoli è una società irresponsabile e disumana. Non potevamo più stare in silenzio e soprattutto non potevamo più stare ferme. E in tanti, uomini, donne, colleghe, colleghi, giornalisti l'hanno capito e, di domenica mattina nonostante la pioggia, sono venuti davanti al Teatro Puccini muniti di ombrelli e speranza.
Nonostante la pioggia battente erano lì a leggere "Le ragazze di San Frediano" davanti al reatro Puccini di Firenze con le porte sbarrate. Nonostante la pioggia si è presentato anche il pubblico per la prima tappa del tour di protesta contro i teatri chiusi. Le attrici Anna Meacci e Daniela Morozzi insieme alla musicista Chiara Riondino si erano date appuntamento sulle scale del teatro Puccini. L’iniziativa proseguirà il 14 febbraio davanti al Teatro Cestello, il 21 febbraio davanti al Teatro Niccolini, per chiudere il 28 febbraio davanti al Teatro di Rifredi. Al centro dell’azione, la lettura di pagine da "Le ragazze di San Frediano" di Vasco Pratolini: "Una società che apre le vie dello shopping e chiude i teatri è semplicemente una società disumana – dicono le protagoniste – e questa scelta irresponsabile non tiene conto dell’urgenza di affrontare la tenuta psichica del paese fatta di socialità, di circolazione di idee e di riflessione creativa". L’iniziativa ha trovato l’adesione della Slc Cgil Area Vasta Firenze-Prato-Pistoia: "Non abbiamo condiviso e non comprendiamo la scelta di non riaprire i presidi culturali, luoghi essenziali per la cittadinanza e capaci di osservare le misure sanitarie necessarie così come già fanno altri esercizi o servizi che non sono mai stati chiusi se non per un breve periodo. In questi giorni, a questo contesto già grave, si aggiunge inoltre l'incomprensibile crisi di governo, che sta portando ritardi al nuovo decreto Ristori". Leggi l'intervento
Il desiderio di partecipazione era il sentimento comune che ci ha spinto tutte e tutti a muoverci. Siamo arrivate poco prima delle 10, mentre Claudio Benelli di Omikron, che ha collaborato all'idea e all'organizzazione e Marco Robbiani, il tecnico del Teatro che ci ha fornito la corrente e ha acceso simbolicamente la torre del Puccini, erano impegnati ad allestire una postazione audio volante con leggii, microfoni e mixer.
La piazza era ancora vuota, c'era solo la volante della polizia in servizio, con due ragazzi che ci hanno dato il buongiorno " Siamo qua se c'è bisogno!".
Poco dopo, dal fondo della piazza si sono avvicinati cinque, forse sei, ragazzi giovanissimi sorridenti: "Siamo venuti da Lucca e da Viareggio. Volevamo esserci. Si fa un giro, all'11 si torna." Ecco, la tensione, che un po' c'era diciamolo, si è sciolta in un attimo. Abbiamo capito subito che sarebbe andato tutto bene. E, infatti, piano, piano il piccolo spazio davanti alla scalinata del Puccini ha cominciato a riempirsi di piumini e cappelli e sciarpe: amici, amiche, abbonati, sconosciuti. Come non ci fossimo mai lasciati. Qualche luccicone brillava sopra le mascherine, mentre io e Anna leggevamo i primi capitoli de "Le ragazze di San Frediano", le parole fluivano leggere con quella scrittura raffinata e ironica che Pratolini ci ha regalato e che da sempre tocca l'anima della nostra città. E poi la chitarra e la voce di Chiara e tante mani che battevano a ritmo.
Perché il teatro è condivisione. Sempre.
Tutto questo è nato perché siamo convinte che accanto ad un piano Marshall dell'economia debba essere attivato un piano Marshall della coscienza civile. Il fare artistico è sempre più necessario per disegnare spazi dove immaginare un "cambiamento", ma il cambiamento, di cui tanto si parla e a tutti i livelli, per sua definizione è un'azione creativa dove il sapere, la competenza, la fantasia, il dissenso, l'intuizione sono il motore. Se mai c'è stato un tempo in cui il mondo ha avuto bisogno dell'arte tutta, questo tempo è ora.
Dovremo pur tentare una lettura di questo tempo distopico e fragile? Ieri mattina e per altre tre domeniche la nostra "Tournée in città a teatri chiusi" continuerà. Il 14 febbraio saremo davanti al teatro Cestello, il 21 al Teatro Niccolini e infine il 28 davanti al Teatro di Rifredi. Non parleremo in queste piazze di ristori, peraltro sempre più urgenti, ma parleremo di rigenerazione umana, di ricostruzione creativa del paese, di solidarietà. Sappiamo che l'emergenza sanitaria è prioritaria, il numero ancora troppo alto dei decessi, ce lo ricorda ogni giorno. Rifiutare ogni tipo di indifferenza è il nostro modo di contribuire. Il Teatro è comunità e la nostra comunità rischia di essere ancora più frammentata, impaurita e depressa. Noi vogliamo ripartire proprio da qui.
Daniela Morozzi, attrice
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