Il giorno di San Valentino del 1978 se n'è appena andato. Leon non è ancora 'Neon' e sta andando incontro ad una storia per la quale non è pronto. All'Hilton Hotel di Las Vegas lo attende un mito, che in quanto tale ormai non si allena quasi più: gli bastano parole e carisma per irretire avversari e, a volte, giudici. Leon Spinks, morto a 67 anni dopo una lunga malattia, quel mito imbolsito lo affronta senza timore: lo batte e tutti imparano a conoscere quel sorriso simpatico e improbabile, da sempre o quasi privo degli incisivi. Da Roma a Las Vegas, parabola di un campione: il giorno dopo i commenti non celebrano il nuovo campione del mondo dei pesi massimi, ma il capolinea di Muhammad Ali.
L'Olimpiade leggendara per la famiglia Spinks
Paradossalmente però, la parabola che inizia a scendere è proprio quella di Spinks. Per arrivare ad Ali ha vinto il titolo olimpico dei mediomassimi a Montreal nel 1976, una edizione dei Giochi leggendaria per la famiglia: il fratello Michael, che avrebbe in seguito interrotto la straordinaria striscia di Larry Holmes a 48 vittorie consecutive salvando – almeno in quel momento – il record di Marciano, conquista l'oro nei pesi medi. Da professionista a Leon bastano però appena sette match, e neanche tutti vinti. Tra gli avversari, battuto ai punti di stretta misura in una sorta di semifinale mondiale, anche il romagnolo Alfio Righetti, protagonista insieme a Lorenzo Zanon e Dante Canè di una bella stagione della boxe italiana nei pesi massimi a cavallo tra anni settanta e ottanta.
La passione per la vita notturna
La carriera di Spinks inizia e finisce nel giro della notte di Las Vegas. Non è pronto alla gloria, non è pronto alla valanga di dollari: 5 milioni guadagnati. Leon diventa 'Neon', alias dedicato all'amore smisurato per la vita notturna. Ali invece da quella sconfitta trova le motivazioni per graffiare veramente per l'ultima volta, prima di farsi massacrare due anni dopo da Larry Holmes in una delle puntate più strazianti della storia del pugilato. The Greatest torna ad allenarsi come non fa da tempo, e a New Orleans, al Superdome, si riprende tutto. Sono passati solo pochi mesi. E Spinks fatica a reagire. Va incontro a terribili ko contro il sudafricano Gerrie Coetzee, una delle 'speranze bianche' dell'epoca, e contro il miglior Larry Holmes, uno che dopo aver penato tanto per arrivare in alto non concede sconti a nessuno.
Musone: "Non pensai al fatto che aveva battuto Ali"
Nel giorno del ko con Holmes, Spinks ha appena 28 anni: fa l'errore di salire sul ring fino a 42. Ne ha comunque ancora 33 quando arriva in Italia, a Jesi, per affrontare Angelo Musone da Marcianise, che lo batte dopo 7 combattutissimi round: "Ero affascinato dal personaggio, lo seguivo sin dalle Olimpiadi del 1976 – spiega Musone-. Non parlammo molto nei giorni precedenti al match. Stava sulle sue, a dispetto della fama di uomo che amava divertirsi era molto serio, anche se in sede di presentazione fece un po' di scena, nello stile degli americani". Un pugile che ancora aveva in serbo risorse: "Era fortissimo, aveva una bella potenza, quando toccava faceva male. Io non pensai al fatto che aveva battuto Ali, ma lo affrontai psicologicamente carico. Avevo infatti fatto i guanti a Cuba con l'uomo che lui aveva battuto a Montreal, Sixto Soria. Ero andato molto bene e questo mi aveva dato sicurezza".
La droga e un figlio ucciso
Quello di Jesi è un Leon Spinks, quello dopo è un altro. Arrivano tante, troppe sconfitte. E i soldi sono sempre di meno: se ne sono andati tra un matrimonio, il demone della droga, e tanti affari sbagliati. Tragedie familiari (un figlio ucciso da un colpo di pistola), periodi trascorsi addirittura in ricoveri di fortuna, lavori umili come il camionista per McDonalds e custode di un impianto sportivo. Una discesa senza limiti, alleviata da qualche scheggia di felicità, come la conquista dei mondiale dei welter da parte di un altro figlio Cory o da un nuovo matrimonio. Tutto relativo per un uomo ormai devastato da tanti problemi di salute. Era nato a St.Louis, 'Neon' si è spento per sempre in quella Las Vegas dove fu re per una notte.
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