Svuotare i magazzini è il suo obiettivo. Non è un Arsenio Lupin in gonnella, è un'imprenditrice che lavora ogni giorno per far crescere l'idea che ha superato e innovato il concetto di outlet. Non solo vendere capi d'abbigliamento griffati a prezzi accessibili, ma fare in modo che nessun cliente, in maggioranza sono le donne, esca da uno dei suoi showroom a bocca asciutta.
Questione di formula. Take Off, creata nel 2012 da Giorgia Lamberti Zanardi e suo marito Aldo Piccarreta a Monopoli, sul litorale adriatico della Puglia, 41 chilometri a sud di Bari, è la prima catena italiana strutturata e organizzata di retail-industriale, basata su un sistema di vendita che offre un modello diverso di outlet multimarca, spinge all'acquisto, soddisfa le aspettative delle patite del fashion e della folta schiera di shopping victim. Fashion boutique a prezzi molto competitivi. Gucci, Woolrich, Etro, Givenchy, Prada, Pinko, Fay, Armani, Liu Jo, Hogan, Miu Miu, Fendi, Patrizia Pepe, Twinset, Ralph Lauren, Dsquared, Church's sono solo alcuni dei 1800 brand che fanno parte del portfolio Take Off.
Giorgia Lamberti Zanardi, nata a Taranto il 30 giugno del 1967, con i numeri ha dimestichezza. Lavorava in banca, a Lecce, nella filiale dell'ex Banca del Salento, dove era entrata a 25 anni con il diploma di ragioneria. "Sono l'unica di cinque figli non laureata". Ha fatto l'animatrice nei villaggi turistici, ha venduto enciclopedie, "ho scelto un primo marito e l'ho sbagliato, ho cambiato sette case, varie volte lavoro. E adesso faccio quello che voglio, gestisco il personale, creo le collezioni e i marchi, Stella Berg è uno di questi, e imparo a inventare pubblicità".
Un business che oltre a proporre abiti e accessori scontati delle grandi griffe, si avvale di sei marchi di proprietà ormai affermati sul mercato e grazie ai quali l'imprenditrice e suo marito sono in grado di assicurare sempre ai clienti un'ampia scelta di capi, colori e taglie, che con la merce comprata in forma di stock multibrand non sarebbe possibile.
Take off, una società per azioni, ha 30 negozi in otto regioni d'Italia, dalla Lombardia alla Basilicata, di cui 25 diretti e gli altri in affiliazione, e occupa 240 dipendenti. "La nostra ambizione è arrivare a 70 negozi in tre anni". Un milione di capi all'anno, 500 mila per due stagioni, passa per le sue boutique. Merce organizzata per taglie. "Il problema dello stock è che ha una serie di buchi nelle misure. In base a questa carenza abbiamo creato delle unità produttive".
La collezione che si rinnova di stagione in stagione si è rivelata adatta a comprendere e intercettare i gusti dei consumatori. La crescita è attestata dai numeri. Nel 2019 Take Off ha fatturato 22,9 milioni di euro, in aumento del 16 per cento rispetto ai 19,8 milioni dell'anno precedente, e del 32 per cento rispetto ai 17,2 del 2017. Con un Ebitda di 3,9 milioni e utili per 2,9 milioni di euro. Il 52 per cento dei ricavi del 2019 è stato generato dalla vendita di prodotti dei marchi di proprietà.
Un punto chiave è il sistema del 'diviso', inventato e brevettato per calcolare lo sconto. "Non applichiamo la percentuale di riduzione ma lavoriamo con la formula del diviso: dal due al dieci. Noi da una settimana siamo al diviso sette. Una serie di clienti si muove in base a questo. Il segreto per rendere redditiva la nostra formula è anche la capacità di acquistare capi firmati a costi davvero convenienti che ci garantiscono un margine interessante anche quando i prodotti sono offerti in sconto diviso 10. Chi viene qua, per come siamo organizzati, dice non sembrate pugliesi".
Era il 1997, in quell'anno Giorgia incontra Aldo. Originario di Putignano, la località turistica che negli anni '80 e '90 si è fatta conoscere come polo produttivo importante dell'abbigliamento. Qui Aldo Piccarreta ha creato un'azienda di abiti per bambino con 130 negozi tutti in affiliazione. "Lui è uomo di prodotto. Nel 2008, l'anno in cui la crisi comincia a picchiare duro, mi chiede di lasciare la banca e di entrare nel suo mondo. Gestivo il borsino titoli, avevo fatto corsi di formazione, ero preparata a seguire quel mercato. Capivo però che il segmento dedicato ai più piccoli non era nelle mie corde". Si guardano intorno e puntano sul mondo degli outlet. "Era tutto da scoprire e da andare a prendere. Ci siamo messi in macchina per girare e conoscere tutte le varie realtà di outlet che c'erano in Italia. Dalle stock house un po' disordinate all'outlet classico". E decidono di creare un loro modello di outlet fashion boutique. "Il prodotto doveva avere convenienza ma anche un mood di acquisto che potesse essere un'esperienza, con gusto e garbo. E abbiamo fatto scuola ai nostri collaboratori". Per garantire elevati e omogenei standard qualitativi e livelli di servizio in tutte le fashion boutique, Take Off tiene a Monopoli corsi di formazione alla vendita per i nuovi assunti.
Giorgia e Aldo, sposati da oltre 20 anni, gestiscono anche un gruppo di cinque figlie femmine. Quella di Giorgia che ora ha 30 anni, le due di lui, oggi di 26 e 28, e altre due nate dalla loro unione. "Mando avanti anche in questo caso una piccola impresa familiare. Siamo cresciuti tutti insieme. Le due grandi sono all'estero con i loro compagni, la terza a Bari, e le due piccole ancora con noi". Uniti, complici nella vita e nel lavoro. "Siamo diversissimi io e lui, è difficile lavorare in coppia ma anche quella è una sfida: se la vinci ti senti più forte".
Take Off non ha un ufficio stile, "disegniamo noi la nostra linea. Le aziende produttrici ci propongono il loro campionario, noi lo personalizziamo per i nostri clienti che vanno dal quindicenne al centenario, anche i più robusti. Riusciamo davvero a soddisfare tutti. Ascoltando tanto scegliamo le taglie giuste; le donne romane per esempio sono magrissime, lo vedo dai venduti, a Benevento chiedono misure più comode. Abbiamo una linea di profumatori creata da un erborista pugliese e accessori, stoccati da un fornitore: 60 valigie sono andate via in appena due giorni. Ogni settimana i nostri venditori ci mandano report che registrano il sentiment del prodotto".
Dieci giorni fa per Take Off è partita la vendita on line, puntata sul prodotto di proprietà e anche su qualche altro brand. "Non molto perché lo stock non ha profondità e sarebbe stato troppo dispersivo". Un'offerta quella sul web fatta a più di 140 mila clienti che con l'avvento del Covid non hanno potuto dedicarsi ai loro acquisti abituali. Il servizio in rete è operativo e adesso Take Off si concentrerà sulla promozione del sito attraverso una accurata azione di advertising. "Volevo fare la differenza per educazione, gentilezza, accoglienza. Una certa cultura industriale e di prodotto ci ha fornito i collegamenti giusti per creare le nostre line realizzate in giro per il mondo. L'uomo e la giacca in Campania, la maglieria in Puglia, ad Altamura, e poi all'estero. Io allestisco, vendo: se non fai, non sai insegnare".
L'imprenditrice ora sta valutando altre città in cui aprire nuovi negozi. "Ci stiamo espandendo a macchia d'olio, vogliamo essere conosciuti sul territorio. Stiamo cercando si sviluppare nel Lazio, un'altra realtà interessante è l'Aquila. Il Covid ha portato uno sfacelo ma siamo convinti che si debba continuare a lavorare, ovunque andiamo raccogliamo consensi e grandi soddisfazioni". Take Off vuole aprirsi alle affiliazioni purché di qualità. "Cinque nostri negozi fanno capo a due persone che sono nel mondo del fashion da generazioni e che dalla crisi del 2008 purtroppo hanno vissuto molte difficoltà. Erano depressi ma avevano location stupende e un'ottima clientela: ci siamo uniti, condiviso il modo di lavorare ora tutti parliamo la stessa lingua e anche la merce si interscambia da negozio a negozio".
Cambio generazionale? "È presto per dirlo. Mio marito che viene da un'azienda di famiglia non ci crede molto. Comunque il nostro è un mondo bello. Facciamo felici le persone, diamo gioia. Il 72 per cento dei clienti sono donne, e tante ne abbiamo tra il nostro personale, una media giovane ma anche cinquantenni in gamba, con un'energia invidiabile. Sono quasi tutte donne pure le mie referenti nei punti vendita".
L'outlet in tempi di pandemia. "Attraversiamo un momento drammatico. Chi è al governo non lo capisce. Prevedo che nel prossimo autunno staremo come adesso. La speranza è il vaccino, ma i tempi tecnici sono lunghi. In azienda siamo ricorsi alla cassa integrazione e tra aperture e chiusure registriamo un meno 30 per cento, ma noi per fortuna siamo elastici. Non è come per un ristorante che deve pensare agli approvvigionamenti e a tanto altro: noi apriamo in un attimo e incassiamo".
Giorgia Lamberti Zanardi lavora anche quando non è in azienda. "La vita me la sono scelta. Guardo come si vestono le persone, penso sempre a quello che posso creare di nuovo. Non ho molti amici, massimo cinque persone da 40 anni, forse più che fratelli. Amo la gente, do sempre a tutti una chance, non dobbiamo essere uguali per piacerci. Nel bene o nel male qualcosa me la fanno capire. Poi sono la mamma di due figlie adolescenti che in questo periodo non hanno la libertà di andare in discoteca e da un certo punto di vista sono più tranquilla. Vivo in una città di mare, davanti al mare, il sole addosso: sono le mie cure. Vado in bici, ascolto musica. Noi pugliesi non andiamo in vacanza, però d'estate se mi muovo scelgo un paese caldo, magari la Grecia. A Gallipoli abbiamo 'P23' un piccolo lido, pedana sul mare, venti ombrelloni. Leggo libri tecnici, molte biografie, studio come incentivare le persone. Siamo pronti a ripartire, ansiosi di crescere. A chi mi chiede dove voglio arrivare rispondo: a essere in tutti gli armadi degli italiani".
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