Alla richiesta della pillola del giorno dopo, si è sentita dire di no. Un netto rifiuto da parte di chi era dall'altra parte del banco, la titolare settantaseienne della farmacia. Un rifiuto illegale visto che l'obiezione di coscienza sulla contraccezione di emergenza non è consentita dalla legge. E' accaduto nei giorni scorsi a una donna che è entrata nella farmacia di Ponte del Giglio, frazione di Lucca: la farmacista ha giustificato il suo gesto sostenendo che la pillola del giorno dopo sarebbe, a tutti gli effetti, "un antiabortivo da non somministrare con leggerezza e se l'agenzia del farmaco la pensa diversamente, avvalorava una menzogna". ha dichiarato al Tirreno.
E' stata la sezione lucchese di Non una di meno, movimento che lotta per i diritti delle donne, a denunciare l'accaduto sui social ma anche con una protesta davanti alla farmacia in questione, a Ponte del Giglio. "Non si tratta di pratica abortiva: le farmacie sono obbligate a tenere il farmaco e a distribuirlo in caso di emergenza" si legge sul profilo Facebook. Il 5 febbraio una rappresentanza del movimento è tornata a protestare davanti alla farmacia. "La titolare ci ha risposto che aveva distribuito l'ultima a disponibile poco prima della nostra azione: le compagne, pronte, hanno risposto che la pillola deve comunque essere sempre presente in magazzino, e che gli ordini devono essere fatti con questo obiettivo".
Il caso di Ponte del Giglio è solo l'ultimo segnale di una deriva antiabortista che si sta diffondendo a Lucca e dintorni, zona di forte adesione alla destra cattolica più intransigente. Nei giorni scorsi, sempre Non una di meno ha segnalato la presenza di cartelloni mobili, trasportati da piccoli camion in giro per la città e nell'hinterland (in gergo, si chiamano "vele"), contro le donne che ricorrono all'interruzione volontaria di gravidanza. "Si tratta di messaggi colpevolizzanti e violenti che amplificano la cultura di lesione dei diritti all'autodeterminazione e alla salute riproduttiva delle donne, su cui Non una di meno lavora da anni e che si concretizza nella difficoltà di accesso al servizio" sottolineano le attiviste.
Firmati dall'associazione Pro Vita e Famiglia, i manifesti ritraggono una donna con in mano un cartellone dove appare scritto: "Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta. #stopaborto". "Per la loro propaganda gli strumenti sono semplici: mirare all'emotività delle persone sfruttando l'immagine dei bambini e la disinformazione sulla contraccezione d'emergenza e sull'aborto – scrivono su Facebook le donne di Non una di meno, proponendo una campagna di recensioni negative sui siti web dei soggetti coinvolti, tra cui anche un'agenzia di pubblicità di Massa e Cozzile che ha diffuso la campagna antiabortista – Purtroppo ci sono agenzie pubblicitarie che non si curano, consapevolmente o meno, di ciò che sponsorizzano. Queste dinamiche non possono passare indisturbate e i loro complici nemmeno".
Sui fatti di Ponte del Giglio, sulla campagna antiabortista ma anche su tutta una serie disservizi nei consultori e negli ospedali della zona, le attiviste di Non una di meno hanno inviato una lettera alla Asl.
Commenti recenti