"Non c'è dubbio che è una novità: Matteo Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo scostati noi. Tutti possono riconoscere che l'idea di risolvere i problemi distruggendo l'Europa era fallimentare. Si apre una fase nuova, non c'è dubbio: vedremo le coerenze. Ho visto scricchiolare il progetto politico per cui il nuovo era un attacco alle democrazie occidentali e la morte dell'Europa". Così, a Mezz'ora in più su Rai3, Nicola Zingaretti sulla costruzione della maggioranza per il governo Draghi.
di
Claudio Tito
"Nel 2018 – ha aggiunto – eravamo la forza politica al tramonto e più marginale nel bipolarismo Lega-M5Ss, oggi siamo un punto di riferimento nella costruzione di questa operazione di governo a cui collaboriamo". Quindi annuncia: "Il congresso è fra due anni" ma "appena finiràòuesta vicenda porrò al partito l'interrogativo su come andare avanti". Il passato, ho sottolineato, ha dimostrato che vanno evitate fratture, "ma questo non deve significare immobilismo", perciò noi reagiremo" innanzitutto dando sostegno a Mario Draghi.
"Tra qualche settimana, o mese – auspica il segretario dem – voteranno milioni di italiani nelle più grandi città. Portiamo una forza unita e unitaria, con le alleanze civiche competitive ovunque. Lo spirito unitario porterà a grandi vittorie".
di
Emanuele Lauria
"Nel Pd c'è unità assoluta su un punto che condivido anche io: siamo con Draghi con le nostre idee, i nostri valori", e "la storia conferma che i nostri valori hanno ancoraggio". "Con Draghi – sottolinea – parliamo di una figura che in questi anni ha garantito una buona idea di Europa, contro la paura e la follia". Alla domanda se ha paura di Draghi, Zingaretti risponde "No. Noi parliamo di una personalità che ha garantito in Europa l'idea di una buona spesa pubblica contro l'austerità. Il suo è il profilo di chi si è messo al servizio di una rinascita italiana".
di
Alberto Custodero
Quindi, a proposito della futura compagine governativa, chiarisce: "Non è detto che l'aumento dei numeri e dell'eterogeneità del governo corrisponda ad una sua maggiore stabilità". "Sono molto convinto e orgoglioso – precisa il segretario dem – di aver lavorato fino alla fine perché l'esperienza del governo Conte andasse avanti. Quel patrimonio ora risulta utilissimo per concludere la legislatura e dare a Draghi una base di solidarietà programmatica che penso sia un elemento di forza".
La Lega? "Paradossalmente il problema più grande non è per noi, perché noi valuteremo tutto sulla base delle idee e della coerenza di chi oggi è diventato europeista. Il tema è che non è detto che a un aumento dei numeri corrisponda maggiore forza e stabilità del governo". "Il problema è di credibilità e stabilità dell'operazione politica. Bisognerà vedere se è un'operazione che dà un segnale di svolta perché in Parlamento discute e vota. Noi ci fidiamo del professor Draghi: è lui che deve fare questa valutazione".
"La pandemia ha fatto cadere i pilastri del sovranismo – afferma Zingaretti – ha spinto tutto il mondo alla collaborazione", la linea del "cavalcare i problemi e l'odio è rimasta senza respiro. E' stato sconfitto Donald Trump. Io non voglio dire che me lo aspettavo, ma io ho visto scricchiolare lo spirito e il progetto" in questi mesi. "Noi – ha osservato il segretario dem – siamo qui dentro una tradizione storica europeista. Nella Lega invece c'è un processo che nasce lì, dalla presa d'atto di spostarsi da un progetto che non ha alcuna prospettiva".
"Il Congresso ci sarà tra due anni, ma appena finita questa vicenda porrò il quesito di come andare avanti" risponde Zingaretti a chi gli chiede se la costruzione del governo Draghi pone il Pd davanti a una necessità di anticipare il proprio confronto interno. "Lo posso fare – ribadisce – perchè il Pd si è unito più di quanto non lo sia mai stato. Quella frattura ci impediva di fare politica, e tutti abbiamo fatto uno sforzo per un punto di equilibrio". "In due anni è cambiato tutto -spiega – ma, l'avevo detto prima della pandemia, serve una discussione politica vera sull'identità e il profilo. Il vero successo è che lo possiamo fare, perchè in questi due anni abbiamo ricostruito una speranza in Italia che si chiama Pd e che ora deve rilanciare per il futuro la propria prospettiva politica". "Ora discuteremo insieme come farlo, spero solo – avverte Zingaretti – che nessuno vorrà rimettere indietro le lancette dell'orologio, perchè questa sì sarebbe battaglia politica".
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