Bullismo e cyberbullismo rappresentano una delle minacce più temute dagli adolescenti: ragazzi e ragazze non si sentono al sicuro sul web e dopo il cyberbullismo, è il revenge porn a fare più paura, soprattutto tra le ragazze.
I dati raccolti da Terre des hommes, associazione che opera in difesa di bambini e adolescenti, attraverso l’osservatorio Indifesa, che ha aperto uno sportello di ascolto a Parma nel 2020, restituiscono la fotografia di una generazione Z consapevole dei rischi nascosti tra le maglie della Rete ma spesso troppo sola o senza punti di riferimento stabili ai quali chiedere aiuto.
In occasione della Giornata contro il bullismo, Terre des hommes ha reso noti gli esiti di una ricerca che ha coinvolto seimila adolescenti, dai 13 ai 23 anni, provenienti da tutta Italia.
La situazione a Parma non si discosta da quella, allarmante, rilevata sul territorio nazionale: "C’è un’allerta che riguarda il forte aumento di ragazzi vittime di bullismo (61%) così come di adolescenti che hanno assistito ad atti di cyberbullismo (70%).
Altro dato drammatico, frutto della stagione pandemica, è quello della solitudine: in un anno, la percentuale dei ragazzi che dicono di essersi sentiti soli in qualche momento della propria vita è salito dall’83% al 93%: quasi la totalità dei giovani. Inoltre, un ragazzo su due dice di sentirsi molto spesso solo. Le radici di bullismo, sofferenza e solitudine sono evidentemente intrecciate", osserva Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes.
Quali sono stati gli effetti dell’isolamento sociale rispetto ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo?
"Nell’anno della pandemia, la frequentazione dei social da parte di giovani e giovanissimi si è intensificata. La socializzazione interrotta ha portato a un forte aumento della rabbia che, a sua volta, ha innescato comportamenti, spesso agiti online ma non solo, di aggressione, scherno e conflitto. L’ansia con la quale i ragazzi oggi si approcciano ai social si lega sia al senso di solitudine e distanziamento sia alla paura di subire aggressioni o molestie sessuali online".
Ci sono differenze di genere legate al modo in cui si manifesta il bullismo?
"Nei confronti delle ragazze, vengono messe in atto spesso forme di denigrazione legate alla sfera sessuale. Inoltre le ragazze vengono attaccate per il loro aspetto fisico: una rotondità considerata eccessiva può diventare bersaglio di una persecuzione tanto in presenza quanto sui social. Le ragazze però sono molto consapevoli del fatto che sotto il termine molestia debbano essere ricondotti tutti i comportamenti non desiderati che invadono la loro sfera intima. Nonostante la consapevolezza, sono più spaventate che nel passato da fenomeni che si fanno sempre più pervasivi".
Quali sono i punti riferimento a cui i ragazzi chiedono aiuto?
"Sono pochi: un ragazzo vittima di bullismo di solito si confida con la madre mentre molto raramente questo disagio viene confidato al padre che sembra evaporare. C’è poca fiducia verso gli insegnanti mentre si fa più affidamento sullo psicologo scolastico: purtroppo, non in tutte le scuole è presente questa figura terza".
I ragazzi delle scuole di Parma possono trovare sostegno psicologico rivolgendosi allo sportello Indifesa?
"Sì, ma non solo. Lo sportello aperto lo scorso ottobre rappresenta un punto di riferimento sul territorio all’interno del quale i ragazzi delle scuole possono trovare uno psicologo e, in caso di necessità, anche un legale per una consulenza mirata. La possibilità di trovare sostegno legale non viene offerta dalle scuole ma spesso è necessario difendere i ragazzi anche su questo piano: penso ai numerosi casi segnalati in cui una ragazza vede circolare sue foto intime sui social. È importante che acquisti consapevolezza di essere prima di tutto vittima, superando la vergogna iniziale, in modo da poter arrivare a difendersi da un’aggressione che viene percepita al pari di una violenza fisica".
Qual è la reazione migliore per uscire dalla condizione di vittima?
"Fondamentale non rimanere isolati e non lasciarsi schiacciare dai sensi di colpa: nel revenge porn, la vittima si colpevolizza per la propria ingenuità e per la fiducia tradita. A questo si aggiunge la paura di confessarlo agli adulti. Importante chiarire che il responsabile è chi ha tradito la fiducia che, in questi casi, è anche colpevole di un reato. Il primo passo per uscire dalla spirale della paura e dell’isolamento, che può portare anche a gesti estremi, è rivolgersi a una figura di riferimento, non necessariamente adulta".
E sul versante della prevenzione e della formazione?
"I ragazzi devono essere lasciati liberi di parlare e anche di esprimere quella grammatica dei sentimenti e dei corteggiamenti che fa parte della loro esperienza: in questo senso, lo scambio di materiale intimo è parte della loro quotidianità. Devono però essere messi in grado di capire che c’è un rischio poiché tutto ciò che è trasmesso per via digitale può essere replicato all’infinito. Il confronto tra pari è molto importante più di una formazione calata dall’alto verso il basso. I ragazzi devono essere protagonisti, raccontando la loro esperienza per sfogare quel trauma che, se rimane sepolto, rischia di produrre esiti drammatici".
Anche il bullo ha bisogno di essere aiutato: in che modo?
"Dietro il profilo del bullo, che non a caso agisce sempre in gruppo, ci sono forme di insicurezza molto forti: c’è il bisogno di nascondersi dentro un branco per potersi sentire forte. Questo non li giustifica. Alcune scuole, anche a Parma, adottano protocolli che prevedono un momento di condivisione e un confronto tra bulli e vittime che mira a fare emergere il problema. La scelta peggiore e più devastante, per tutti i soggetti coinvolti, è quella di nascondere la polvere sotto il tappeto. A volte è forte la tentazione di occultare il problema per evitare conflitti con i genitori: ma in questo modo i ragazzi vengono lasciati soli e anche chi agisce comportamenti aggressivi e lesivi della dignità altrui non viene aiutato a comprendere la gravità delle sue azioni. Anche il bullo deve essere aiutato a crescere: la scuola deve essere catalizzatore di questi fenomeni affrontandoli in modo diretto, rifiutando la tentazione di voltare lo sguardo altrove".
Lucia De Ioanna
Commenti recenti