BOLZANO – La pioggia. I banchi di foschia. L’impossibilità – perché diventerebbe rischioso – di tenere ancora chiuse le cinque dighe bloccate per abbassare di almeno 30 cm il livello dell’Adige e facilitare le ispezioni. E così, stamattina all’alba, è arrivato il cambio di programma: le ricerche dei sommozzatori e dei vigili del fuoco volontari Bassa Atesina per individuare anche il corpo di Peter Neumair sono state sospese. Tutto fermo, oggi. Fino almeno a domani le decine di uomini al lavoro da giorni, e che ieri hanno trovato il cadavere di Laura Perselli incastrato in un’ansa cento metri a nord del ponte di San Floriano, nel comune di Egna, sono in pausa.
dal nostro inviato
Paolo Berizzi
Una scelta dettata dalle condizioni meteo, in primo luogo. E poi anche dal sistema di regolazione delle dighe: un’intuizione che si è rivelata vincente. “Se non si alzano le temperature dobbiamo abbassare il fiume” , avevano deciso tre giorni fa gli investigatori e le squadre specializzate nel ritrovamento di corpi lungo i corsi d’acqua. Nelle scorse settimane il fattore freddo aveva giocato contro le ricerche: le temperature rigide di gennaio, in questi casi, tendono a trattenere sul fondo i corpi. Per questo, al fine di individuare Peter Neumair e Laura Perselli, si era deciso di bloccare le barriere lungo il tratto di Adige che precede quello su cui si concentrano le ispezioni. Dal ponte Ischia-Frizzi a Vadena in poi, scendendo a valle. Nella sede di Egna dell’Unione distrettuale dei vigili del fuoco della Bassa Atesina spiegano che “tenere chiuse le dighe per troppo tempo, soprattutto con le piogge, è un rischio”. Insomma: chiusure e aperture vanno dosate con estremo scrupolo. Anche nel pieno di un’indagine complessa come quella sul giallo di Bolzano.
Il corpo di Laura Perselli – spuntato ieri – era circa ad un metro e mezzo di profondità. La corrente lo ha trascinato ad una quindicina di chilometri dal ponte dove Benno – secondo la procura – ha gettato i genitori dopo averli uccisi (probabilmente strangolati). “Abbiamo visto il corpo dalla riva”, racconta Markus Bertignoli, presidente dell’Unione. L’avvistamento del cadavere di Laura è stato fatto dal gruppo addetto al monitoraggio delle sponde: è formato da due vigili del fuoco. “Sono stati loro a accorgersi. Il corpo si trovava a pochi metri dalla riva ma non è stato facile vederlo”.
Dopo che l’Adige ha restituito il cadavere di Laura Perselli, la speranza di trovare anche quello di Peter Neumair, da ieri, è più concreta. Da domani si tornerà a scandagliare il corso dell’Adige, dal ponte della discarica Ischia-Frizzi fino alla diga di Mori. Sono un’ottantina di chilometri. Nelle ricerche sono impegnate centinaia di uomini, droni, elicotteri, mezzi e attrezzi subacquei, cani. “Dal Safety Pak di Vadena fino quasi al confine con il Trentino l’area è stata suddivisa, assegnata alle diverse squadre e battuta centimetro per centimetro”, spiega Bertignoli.
Fronte indagini. In attesa che sul corpo di Laura Perselli venga effettuata (dopo l’esame del dna) l’autopsia – e da lì si ricaveranno forse elementi utili per ricostruire le modalità della morte -, sembra destinata a slittare l’udienza (fissata il 9 febbraio) per la discussione del ricorso presentato dai legali di Benno Neumair con l’obbiettivo di ottenere la libertà del loro assistito. Un’ipotesi che adesso appare molto davvero remota. Benno, lo ricordiamo, è in carcere con l’accusa di doppio omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.
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