Non sono sfuggiti a coloro che sono passati da via Roma e piazza Castello. L'occhio è caduto prima sulla pettorina gialla e sulla scritta "assistente pedonale", poi sulla paletta simile a quella usata dai mossieri nei passaggi a senso unico dei cantieri stradali. Insomma, una figura strana, che per certi versi ricorda il " nonno vigile" davanti alle scuole elementari. Ma gli assitenti che ieri hanno fatto il loro debutto sulle strisce pedonali del centro di Torino sono molto più giovani e soprattutto sono li per "riparare" alle loro colpe.
Si tratta di persone indagate o che hanno subito condanne inferiori a quattro anni per reati di tipo stradale, escluso l'omicidio. Torino rappresenta il primo test del genere a livello nazionale, città dove si vuole sperimentare questo tipo di progetto che in futuro si vorrà portare in altri Comuni. "Si tratta di lavori di pubblica utilità " , sottolinea Silvia Frisina delegato di presidenza e responsabile della comunicazione di Afvs, l'Associazione dei familiari delle vittime della strada che ha messo a punto il progetto "Ruote ferme, pedoni salvi" in collaborazione con il ministero di Grazia e Giustizia e il Comune di Torino che ha coinvolto la polizia municipale nella formazione dei volontari. Non solo. Anche la scelta dei luoghi dove le persone che fanno la messa alla prova è stata condivisa con i vigili. Persone che vengono percepite come angeli custodi dei pedoni.
Ieri erano coadiuvati dai civich sezione centro, ma nelle prossime settimane potranno lavorare anche senza la presenza degli agenti. Pettorine che sono spuntate davanti agli attraversamenti di via Roma, in piazza Castello, in via Po e a Porta Nuova. Oggi il bis. Così il sabato e la domenica per tutto il periodo del progetto che varia da persona a persona. "Abbiamo iniziato con i primi sei volontari – racconta Frisina – poi se ne aggiungeranno altre. Per ora lavoriamo con la sezione della polizia municipale del centro, ma in futuro vorremmo allargare ad altre parti della città. Si tratta di persone che sono state condannate per reati stradali e che hanno provocato incidenti o lesioni gravi. Oppure imputati. Reati provocati dal loro comportamento al volante, magari in stato di ebbrezza oppure usando droghe. Tra i reati c'è anche la resistenza a pubblico ufficiale". Insomma, si tratta di quelli che comunemente verrebbero chiamati pirati della strada. E che ora si trasformano in angeli che scendono sul selciato, alzano la paletta e si frappongono tra le auto e i pedoni che attraversano. Perché questo lavoro particolare? "Dagli studi fatti le persone per strada sono quelle più deboli, le più esposte ai pericoli e agli incidenti ", risponde Frisina.
I pirati della strada difendono i pedoni, l'iniziativa pilota del ministero della Giustizia
di
Diego Longhin
A gestire il progetto dal punto di vista del ministero il direttore dell'ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna di Torino, Domenico Arena, che coordina l'attività e la scelta delle persone che possono essere impiegate nell'attività riparativa. Per coloro che sono indagati e non sono ancora stati condannati il progetto rappresentare una messa alla prova che porta alla "cancellazione" del reato e del processo. Insomma, si tratta di una misura alternativa riparativa alla condanna classica. "Misure utili – sottolinea Frisina – con una funzione di recupero. In queste prime settimane i volontari sono stati messi su incroci con semafori, nei prossimi finesettimane saranno invece spostati su attraversament rischiosi. Il loro compito è quello di sorvegliare e mettere al riparo i pedoni dai pericoli ".
Le persone saranno sempre impegnate in strada, mai negli uffici e mai a passare scartoffie. La durata dei servizi è variabile da un minimo di poche settimane fino a dodici mesi, dipende dalla situazione e dal tipo di reato o condanna. Le uniche ore non a cielo aperto sono state quelle in aula con gli agenti per un mini corso prima del via alla loro attività.
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