Il suo ultimo intervento sul New York Times è intitolato "Il colpo di stato di cui non parliamo", con un sommario: "Possiamo avere la democrazia o una società della sorveglianza, ma non possiamo avere entrambe le cose". Shoshana Zuboff, accademica della Harvard Business School, torna sul tema a lei caro e come al solito al centro c'è una tesi forte. L'autrice de Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell'umanità nell'era dei nuovi poteri, uno dei volumi più importanti della corrente di pensiero critica nei confronti della Silicon Valley, interviene nel dibattito generato dalla cacciata di Donald Trump dai social network sostenendo che questi ultimi avrebbero di fatto operato un colpo di Stato ai danni della società. Attenzione però: la presa di potere illegittima non sarebbe nell'allontanamento di Trump, ma all'aver lasciato la gestione dello spazio online di discussione pubblico in mano ai colossi della tecnologia. "La situazione rimarrà quella attuale se non si interviene con delle leggi per porre fine alla raccolta indiscriminata dei nostri dati da parte dei social network e delle grandi compagnie tecnologiche", racconta al telefono la saggista americana dalla sua casa nel Maine. "Ed è una cosa che può accadere solo in base alla spinta dell'opinione pubblica".
Ma se i governi intervenissero, specie negli Stati Uniti, qualcuno parlerebbe di violazione del primo emendamento.
"Sarebbe un'interpretazione superficiale del primo emendamento. Regolare il discorso sul Web non significa impedire la libertà di parola. In uno spazio pubblico di discussione l'odio, come la disinformazione palese e le manipolazioni, rimarrebbero ai margini. Al centro avremmo avuto posizioni diverse, anche contrapposte, ma ragionevoli. Ciò che abbiamo visto in questi anni invece è altro, addirittura tesi che accusavano membri del Partito democratico di essere parte di un'organizzazione mondiale di pedofili. Non si può avere una società stabile, non parlo quindi solo della scena politica, se il centro del dibattito è invaso da falsità messe in circolo di continuo e quel che è il confronto civile viene invece emarginato. L'ombrello della libertà di espressione è stato usato in maniera cinica da Facebook e da Mark Zuckerberg che non aveva interesse ad intervenire, i suoi algoritmi sono stati creati per aumentare il coinvolgimento delle persone anche grazie alle polarizzazioni e ad una dinamica perversa del confronto. Tutto a fini commerciali. Avrebbero potuto fermare il carosello della disinformazione fin dal 2016. Sapevano esattamente che cosa stesse accadendo. All'interno dell'azienda venne fatta una proposta per mettere in campo delle contromisure, ma fu archiviata".
Quindi dovremmo chiudere Facebook per avere uno spazio di discussione più sano?
"No, non si dovrebbe chiudere nulla. Ma Mark Zuckerberg e i suoi colleghi dovrebbero smettere di raccogliere dati sulle persone e bloccare gli algoritmi che mettono mano alle bacheche degli utenti promuovendo il peggio delle discussioni e portandole al centro del dibattito pubblico. Bisogna cambiare "l'ingegnerizzazione" che è alle spalle di tutto e che ha portato a realizzare profitti economici enormi in maniera del tutto illegittima".
Cosa ha pensato quando Donald Trump è stato cacciato definitivamente da Twitter?
"Che avrebbero dovuto farlo anni fa. A ottobre un rapporto del National Center for Disaster della Columbia University ha stimato che il numero di morti evitabili per Covid-19 negli Stati Uniti è di 217mila persone. In almeno 130mila casi i quattro motivi chiave citavano l'aver pensato che la mascherina fosse inutile e le informazioni completamente errate che circolavano in Rete. Sono il frutto del caos epistemico che è stato scatenato per inanellare trimestri sempre migliori in borsa. Anche grazie ai tweet apparentemente sgrammaticati di Donald Trump".
Apparentemente?
"Era uno stratagemma per evitare che certe parole venissero bloccate quando finalmente agli algoritmi delle varie piattaforme social è stato impartito l'ordine di fermare la tempesta di falsità. E' andata in scena una campagna di disinformazione sulla pandemia orchestrata con cura dalla destra estrema e dall'amministrazione di chi sedeva nella Casa Bianca".
Dunque, Donald Trump e il suo ex braccio destro sui social, Brad Parscale, hanno usato Facebook e Twitter come nemmeno Facebook e Twitter immaginavano?
"Non credo. Facebook in particolare aveva un'idea chiara di come la sua piattaforma veniva sfruttata fin dalla campagna elettorale del 2016. Semplicemente non ha alzato un solo dito per fermare quel che stava accadendo".
Qual è la sua formula per il futuro?
"Prima di tutto vietare la raccolta di dati sulla vita dei cittadini, sui loro comportamenti, sulle loro idee, perché quella è la base su cui sono state costruite tutte le storture. Non abbiamo mai davvero dato il consenso, non abbiamo mai votato perché accadesse. Oggi attraverso una foto un algoritmo può riconoscere le espressioni, le reazioni e prevedere quel che faremo. Tutto questo va rimesso in discussione perché molti dei pericoli per la nostra società e la nostra democrazia vengono da lì".
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