MILANO – I "furbetti del Cashback" preoccupano i benzinai, che chiedono un intervento all'Agenzia delle Entrate e al Mef per mettere una toppa al programma dei rimborsi di Stato per incentivare gli acquisti elettronici. Programma che sta vivendo una sua deriva ad opera di coloro che, per far figurare un maggior numero di transazioni e avere così maggiori possibilità di incassare il superpremio da 1.500 euro a semestre, stanno utilizzando i distributori di carburanti per fare micro-rifornimenti a raffica pagati col bancomat o le carte di credito.
Flavio Bini
Paolo Uniti, segretario nazionale della Figisc Confcommercio, racconta che "stanno arrivando segnalazioni sempre più numerose, per altro – per quel che possiamo registrare dalla nostra rete – concentrate nel Nord Italia. Probabilmente perché lì l'uso delle carte è più frequente e diffuso". Il modus operandi di questi pagatori seriali è comune: "Operano su impianti situati fuori dai centri urbani o ad alta frequentazione: grandi stazioni automatizzate, negli orari di chiusura quando gli addetti non sono presenti". Si sono registrati casi di automobilisti che hanno speso quasi un'ora alla pompa per fare una sessantina di operazioni a fronte di poco più di 4 litri di benzina versati nel serbatoio.
di
Alessandro Longo
"Purtroppo non possiamo farci niente. Per i distributori è un problema perché ci sono le commissioni delle carte di credito, che in alcuni casi possono esser penalizzanti. Poi c'è l'usura degli impianti, il costo legato all'elettricità o alla produzione di sessanta ricevute inutili con i rotolini termici. E purtroppo rischia di scatenarsi un effetto-domino con l'emulazione da parte di un numero sempre maggiore di persone, se non si pone un argine a questi 'professionisti del cashback'. Se diventasse una moda diffusa, non escludo problemi di ordine pubblico nei piazzali. Abbiamo scritto all'Agenzia delle Entrate e con il nostro vicepresidente (Luca Squeri, deputato di Forza Italia) contiamo di sensibilizzare il Parlamento".
di
Raffaele Ricciardi
Il meccanismo è esasperato dalla classifica per partecipare al SuperCashback, il premio (aggiuntivo al 10% standard) da 1.500 euro per i 100 mila cittadini registrati al programma che effettuano il maggior numero di transazioni elettroniche durante ciascun semestre del programma: non conta il valore, ma il numero dei pagamenti. Ad oggi, in poco più di un mese di programma, per entrare in graduatoria all'ultimo posto utile sull'App Io è indicato un numero minimo di 57 transazioni. Al Cashback risultano aderenti oltre 7,2 milioni di cittadini, con 6 milioni di utenti attivi per quasi 13 milioni di strumenti di pagamento registrati. L'extra-Cashback di Natale si è chiuso con 63,5 milioni di transazioni elaborate e in febbraio si attendono i primi rimborsi.
Il problema del "frazionamento degli acquisti" artefatto per far risultare un maggior numero di pagamenti con la carta di credito era ben presente ai tempi della scrittura della norma, quando alcuni temevano che gli stessi esercenti potessero usare i propri Pos e le proprie carte per registrare più transazioni possibile. Nelle bozze dei regolamenti del cashback di novembre era infatti vietato. Alla fine, però, il passaggio è stato espunto dalla versione finale del decreto. Avrebbe d'altra parte comportato alcuni problemi realizzativi: come fare per tagliare fuori solo le operazioni fasulle? Si ipotizzava di vietare più acquisti in uno stesso esercizio nel medesimo giorno, ma col rischio di escludere il cittadino che avesse comprato il pane e dimenticato il latte e fosse rientrato nel negozio per completare la sua spesa, in totale buona fede. "Basterebbe vietare le operazioni ripetute nel giro di un lasso di tempo ristretto, nell'ordine dei secondi o dei minuti" sostiene Uniti chiedendo l'intervento immediato. Per il momento, questi comportamenti per quanto anomali non trovano una esplicita condanna nella norma: per questo si guarda al Mef più che a PagoPa – che gestisce il programma – per mettere una eventuale pezza.
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