MILANO – In attesa che il governo Draghi salpi e possa riprendere in mano il quinto decreto Ristori, prima ancora di rivedere l'impianto del piano italiano per sfruttare i fondi di Next Generation Eu, la Cgia di Mestre fornisce una mappa di quelle che sono le attività che hanno sofferto maggiormente i blocchi dovuti al lockdown e lo sconvolgimento dei consumi derivato dalla pandemia. Commercio, servizi alla persona e intrattenimento sono i comparti martoriati, con le agenzie di viaggio e tour operator che denunciano perdite al 73,2% degli affati, seguite da attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri (-70%) e alberghi e alloggi che chiudono questo mesto podio al -53 per cento. Segni ampiamente negativi, poi, er bar e ristoranti (-34,7%), noleggio e leasing operativo (-30,3%), commercio/riparazione di moto e auto (-19,9%).
Noleggio, agenzie viaggio, servizi supporto a imprese | Fatturato annuo (*) | stima perdita fatturato 2020 | stima perdita fatturato 2020 (%) |
---|---|---|---|
Agenzie di viaggio, tour operator ecc. | 12.783 | -9.357 | -73,2 |
Noleggio e leasing operativo | 15.622 | -4.728 | -30,3 |
Attività supporto funzioni d'ufficio e altri | 34.119 | -3.514 | -10,3 |
Ricerca, selezione, fornitura di personale | 13.267 | -1.871 | -14,1 |
Servizi per edifici e paesaggio | 18.267 | -895 | -4,9 |
Servizi di vigilanza e investigazione | 3.699 | -67 | -1,8 |
Noleggio, agenzie viaggio, servizi supporto a imprese | 97.756 | -20.431 | -20,9 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat e stime. (*) Dati 2018, ultimi disponibili, che tuttavia rappresentano una buona approssimazione del fatturato 2019 (anno prima del Covid) e che sono serviti per effettuare le stime di perdita del fatturato nel 2020. Le stime sono state costruite rispetto alle informazioni delle indagini congiunturali ISTAT. Si fa presente che la flessione del comparto noleggio e leasing operativo è stata stimata in quanto non presente nei dati congiunturali.
di
Valentina Conte
Se si guarda alle perdite di fatturato in valori assoluti, aggiungono gli artigiani di Mestre, la perdita "più importante ha interessato il commercio all’ingrosso (-44,3 miliardi di euro). Seguono il commercio/riparazione auto e moto (-26,8 miliardi) i bar e i ristoranti (-21,3 miliardi di euro), le attività artistiche, palestre, sale giochi, cinema e teatri (-18,3 miliardi), il commercio al dettaglio (-18,2 miliardi), gli alberghi (-13,9 miliardi), le agenzie di viaggio e i tour operator (-9,3 miliardi)".
di
Valentina Conte
Una fotografia da cui discende un pericolo di sopravvivenza per molte attività: per la Cgia, che cita dati Istat, ci sono 292 mila aziende che si trovano in una situazione di seria difficoltà. Attività che danno lavoro a 1,9 milioni di addetti e producono un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro. Il numero medio di addetti per impresa di questa platea di aziende così a rischio chiusura è pari a 6,5. "Stiamo parlando di micro attività che, pesantemente colpite dall’emergenza sanitaria, non hanno adottato alcuna strategia di risposta alla crisi e, conseguentemente, corrono il pericolo di abbassare definitivamente la saracinesca. I settori produttivi più interessati da queste 292 mila attività sono il tessile, l’abbigliamento, la stampa, i mobili e l’edilizia. Nel settore dei servizi, invece, si distinguono le difficoltà della ristorazione, degli alloggi/alberghi, del commercio dell’auto e altri comparti come il commercio al dettaglio, il noleggio, i viaggi, il gioco e lo sport. E’ evidente che non tutti questi operatori economici chiuderanno definitivamente i battenti, tuttavia con lo sblocco dei licenziamenti previsto entro la fine del prossimo mese di marzo, molti degli addetti di queste attività rischiano di trovarsi senza un’occupazione regolare".
di
Raffaele Ricciardi
Se a livello geografico, come già segnalato nel recente passato, sono le città d'arte a forte vocazione turistica a vedere concentrato il maggior numero di realtà in difficoltà,una possibile conseguenza della crisi individuata dalla Cgia è che "potrebbe far aumentare a dismisura l’esercito degli abusivi e dei lavoratori in nero presenti in Italia". Una parte degli esuberi, è il timore, "finirà ad ingrossare le fila dell’economia sommersa. Non saranno pochi, infatti, coloro che, dopo aver perso il posto in fabbrica o in ufficio, si rimboccheranno le maniche in qualsiasi modo, anche ricorrendo ad una occupazione in nero".
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