NEW YORK – Una poltrona per (venti)due. Quella, evidentemente ambitissima, dell'attuale sindaco di New York, Bill de Blasio. Sì, il progressista italoamericano di 59 anni con moglie afroamericana e figli con nomi italianissimi (Chiara e Dante): eletto nel 2014 dopo 5 mandati repubblicani – due di Rudy Giuliani e tre di Michael Bloomberg, pure se, l'ultima volta, aveva in realtà, corso da indipendente – a novembre lascerà lascia Gracie Mansion, la residenza ufficiale del primo cittadino, una delle dimore più antiche di New York, affacciata com'è sull'East River all'altezza dell'88esima strada. De Blasio sarà poco rimpianto dai newyorchesi: non gli hanno mai perdonato di aver rincorso l'ambizioso sogno di approdare alla Casa Bianca, partecipando alle primarie democratiche del 2020. E gli rimproverano in maniera bipartisan pure di non aver saputo gestire l'emergenza coronavirus: spesso contrapponendosi all'invece popolarissimo governatore Andrew Cuomo. Insieme al fatto di aver appoggiato le richieste del movimento Black Lives Matter di tagliar fondi alla polizia che gli ha attirato l'astio dell'intero Dipartimento di Polizia di NY.
Il momento, come sappiamo, è profondamente difficile. In città ci sono stati oltre 600mila contagi e 27mila morti, l'economia va a rotoli, la disoccupazione è alle stelle. Ma la ripersa potrebbe essere dietro l'angolo: e anche per questo la corsa per diventare nuovo sindaco di New York City si sta trasformando in una gara politica cruciale. Per questo, un vero esercito di aspiranti è pronto a sfidarsi nella speranza di vincere le primarie del 22 giugno sperando poi di ottenere la fascia di sindaco nel voto del 2 novembre.
E pazienza se i ventidue candidati in gara sono davvero diversi fra loro. Otto sono donne, tredici gli uomini e poi c'è Paperboy Prince, rapper di Brooklyn, prima persona "nonbinary" – ovvero sessualmente non definibile – a correre per la Grande Mela. D'altronde, si era già candidato al Congresso e ora propone un programma di ultrasinistra fatto di reddito di cittadinanza, abolizione della polizia e perdono a chiunque non ce la fa a pagare l'affitto.
Intanto, un'ennesima candidata sta ancora valutando se buttarsi nella mischia: Christine Quinn, 54 anni, ex presidentessa del consiglio comunale, nel 2013 sconfitta proprio da de Blasio alle primarie democratiche. E ancora: ci sono già due ritiri, l'ex deputato Max Rose, 34 anni, apppena chiamato da Biden a far da consigliere al Ministro della Difesa. E Zach Iscol, 42 anni, ex marine ora deciso a correre per la poltrona più abbordabile di revisore dei conti. Di sicuro, il campo con più contendenti è proprio quello democratico: 18, tantissimi rispetto ai repubblicani, che sono "appena" tre. E c'è pure un indipendente, Christopher Krietchman, 40 anni, ex istruttore di Body Building, ambientalista autodefinito "futurista", pronto a battersi conto "il privilegio dei maschi bianchi" (categoria cui appartiene anche lui).
Fra i dem, il candidato più famoso è Andrew Yang, 46 anni: l'avvocato e imprenditore newyorchese di origini taiwanesi responsabile della no profit Venture for America – aiuta i giovani a studiare – che aveva tentato pure la sfida della Casa Bianca e poi è diventato un volto noto della Cnn. Yang spera di diventare primo cittadino della sua città usando la stessa ricetta proposta alle presidenziali: a partire dall'Universal basic income (reddito universale di base) già sostenuto durante la campagna di primavera. Insieme alla promessa di legalizzazione la marijuana e quella di rilanciare la vita notturna e culturale della città. Ma intanto, a pochi giorni dal lancio della sua campagna, si è ammalato (in forma lieve) di Covid.
Un sindaco asiatico per New York? Andrew Yang si candida a guidare la Grande Mela
dalla nostra inviata
Anna Lombardi
Gli altri rivali sono tanto coloriti quanto agguerriti: a partire da Eric Adams, 60 anni, un ex poliziotto da anni impegnato per la riforma delle forze dell'ordine, ma contrario all'idea di tagliare fondi agli agenti. C'è poi la delfina di De Blasio, l'ex consigliera Maya Wiley, 57 anni, esperta di giustizia criminale, spera di diventare la prima donna afroamericana sindaca di New York.
Ottimi pedigree politici li hanno pure Shaun Donovan, 55 anni, già ministro dello Sviluppo Urbano di Barack Obama (e in precedenza aveva lavorato anche con Bloomberg) che spera di conquistar voti col programma "15-minute neighborhoods", ovvero l'idea che ogni newyorchese debba avere servizi, scuola, negozi e trasporti a 15 minuti massimo da casa. Infine, competitivo è purer Scott Stringer, 60 anni, ex presidente di Manhattan attualmente revisore dei conti.
A litigarsi la nomination repubblicana sono invece due uomini e una donna. La signora è Sara Tirshwell, 55 anni, 3 decenni a Wall Street come manager di hedge fund, il cui programma mira a snellire la burocrazia. Poi c'è il dominicano Fernando Mateo, 63 anni, ristoratore del Bronx ed ex sindacalista, vicinissimo a bottegai e tassisti. E William Pepitone, 53 anni, il nipote del mitico campione di baseball Joe Pepitone: ex agente di polizia che vorrebbe tornare alla tolleranza zero di Rudy Giuliani.
La campagna va da sé, per ora è tutta virtuale. Ma se i numeri del virus torneranno a scendere, c'è da giurarci, quest'estate la città si trasformerà in un vero circo politico.
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