NEW YORK – Inseguito dalle audizioni per rispondere dell'assedio a Capitol Hill, Donald Trump dà buca a tutti. Dopo il Congresso, al quale i legali hanno comunicato che l'ex presidente non ha intenzione di presentarsi a testimoniare per l'impeachment, è toccato al sindacato degli attori di cinema e tv. Con la prospettiva di doversi difendere davanti alla commissione disciplinare, l'ex presidente ha inviato una bizzarra lettera ai vertici della rappresentanza di categoria, annunciando le dimissioni dal sindacato. "Vi scrivo oggi – si legge nella lettera – riguardo la cosiddetta Commissione disciplinare che vorrebbe revocare la mia iscrizione al sindacato. Ma chi se ne frega".
Trump era stato convocato per questa settimana. Il 19 gennaio il board del sindacato, che ha 160 mila iscritti, aveva votato una risoluzione in cui contestava all'associato di aver "sostenuto una campagna sconsiderata di disinformazione che mirava a screditare e a minacciare la sicurezza dei giornalisti, molti dei quali sono membri del sindacato". Convocato davanti alla commissione, l'esito era scontato: sarebbe stato espulso. Così Trump ha anticipato tutti e se ne è andato, chiudendo in modo burrascoso un altro capitolo della sua carriera, che lo ha visto protagonista non solo in tv, come conduttore del reality "The Apprentice", in cui decideva successo e fallimento dei concorrenti, con il famoso "you're fired", "sei licenziato", ma anche con una serie di comparsate in film, sit com e soap.
Lo stesso Trump, nella lettera d'addio, ha ricordato il suo passato di attore, citando "Mamma ho riperso l'aereo", dove interpreta se stesso, "Zoolander", la commedia di Ben Stiller, in cui appare con la futura First Lady Melania Trump, e "Wall Street: il denaro non dorme mai", in cui si fa tagliare i capelli dallo stesso barbiere dove va il lupo di Wall Street, Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas. Nella vivida cinematografia di Trump c'è anche il ruolo di uomo d'affari in un episodio della quarta stagione della sit com "Willy, il principe di Bel Air", in cui fa la parte, strano a dirsi, dell'investitore immobiliare, il miliardario in un bar di Manhattan in 'Sex and the city', e lo spin doctor del sindaco di New York, sempre nella stessa serie, o la breve scena in cui sta al telefono durante una partita, in mezzo al pubblico, in "Piccole canaglie", del '94, e quando respinge le avances della giovane attrice Arianna Zucker nella soap opera "Il tempo della nostra vita". Celebre il cameo nell'evento "Wrestlemania 23" in cui Trump batte e taglia i capelli al wrestler Vince McMahon in mezzo al ring. Scena diventata cult, vista da quasi sette milioni di telespettatori, in una carriera non memorabile dal punto di vista artistico, ma di cui l'ex presidente, come scrive nella lettera, è stato "orgoglioso", anche perché, ha ricordato ai suoi irriconoscenti colleghi, come le sue performances avrebbero aiutato la tv via cavo ad avere successo.
Trump non ha fatto cenno a rimpianti per Oscar o Golden Globles mai ricevuti, ma ha messo fine a questo capitolo alla sua maniera con quel futurista "ma chi se ne frega", sbattendo la porta, come avrebbe potuto fare uno dei personaggi interpretati nei suoi film. La risposta del sindacato non è stata da meno, dal punto di vista cinematografico. Un laconico e glaciale: "Grazie".
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