"Abbiamo trovato una linea mediana che ci ha consentito non di stringerci la mano, perché c'è la pandemia, ma di darci il gomito". Così l'avvocato napoletano Hilarry Sedu chiude il caso aperto mercoledì mattina, quando sui social si era sfogato dopo che una psicologa e giudice onoraria del tribunale per i minorenni si era rivolta nei suoi confronti, durante una procedura per il rilascio del permesso di soggiorno a una immigrata e alla sua bambina chiedendogli prima il tesserino e poi se fosse laureato. Oggi l'avvocato e la psicologa si sono incontrati alla presenza della presidente del tribunale per i minorenni, Patrizia Esposito, e del presidente dell'ordine degli avvocati, Antonio Tafuri, e hanno voltato pagina.
"Dobbiamo imparare a convivere tra le diverse etnie e a non stupirsi più della diversità di pelle o delle caratteristiche fisiche", dice l'avvocato Sedu. Afferma il presidente dell'ordine Tafuri: "Si sono reciprocamente chiariti. Abbiamo convenuto che questi episodi non sono altro che il frutto di percezioni differenti. Ma quando ci si trova fra persone dotate di senso di responsabilità e delle istituzioni, senza retropensieri, gli spazi per la riconciliazione ci sono tutti".
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