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La metropoli del Sole. Così il Giappone vorrebbe rivoluzionare le città

“Dovremmo mettere pannelli solari sui tetti, specialmente in città. Mi sembra la soluzione più sensata da adottare considerando quel che dovremo presto affrontare”. Takuro Kobashi, del National Institute for Environmental Studies, lo racconta dal Giappone poco dopo aver pubblicato il progetto SolarEv City su quadrimestrale Environmental Research Letters. Assieme al suo gruppo di ricerca ha calcolato la riduzione dell’impatto ambientale se sulle abitazioni di metropoli come Kyoto venissero installati pannelli fotovoltaici. “Il risultato è promettente: si arriverebbe a coprire due terzi del consumo energetico”.

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Le città sono responsabili del 60-70% delle emissioni di CO2 legate alla produzione di energia. E non è una quota destinata a decrescere. Nel 2018 le Nazioni Unite lanciarono quell’allarme che echeggia ancora oggi online: entro 30 anni il 68% della popolazione mondiale vivrà in città e megalopoli rispetto al 55% di oggi. Sono altri due miliardi e mezzo di persone che si trasferiranno nei centri urbani con un impatto enorme a causa della necessità di energia elettrica.
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“Poiché il mondo è sempre più urbanizzato, è fondamentale identificare percorsi realistici per migliorare la situazione”, prosegue il ricercatore del National Institute for Environmental Studies giapponese. "SolarEV City è un concetto, un ecosistema basato sul fotovoltaico sui tetti che si integra con il trasporto urbano dei veicoli elettrici fornendo energia a prezzi accessibili. Le nostre analisi indicano che, secondo la situazione e la conformazione delle varie città, si potrebbe far fronte ad un minimo del 53% della domanda fino ad un massimo del 95%”.

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Non è un’idea applicabile ovunque però. Le città più a Nord, dove le giornate di sole sono meno frequenti e dalla durata più breve in inverno, dovrebbero per forza far leva molto più sull’eolico. Eppure, sostengono in Giappone, si tratta di eccezioni. L’ostacolo maggiore sta nel ruolo cruciale delle amministrazioni pubbliche nel puntare su progetti di così ampio respiro, in particolare nel produrre la legislazione per la messa in opera di un sistema integrato del genere basato su sistemi di alimentazione decentralizzati.

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“Io immagino una città coperta di pannelli solari capaci non solo di alimentare le case ma anche i veicoli con un sistema di distribuzione puntiforme”, spiega Kobashi. “Anche in metropoli con centri storici protetti si può intervenire con una nuova tipologia di pannelli molto simili alle tegole tradizionali e, in ogni caso, gli edifici vincolati sono percentualmente pochi in genere rispetto al resto”. L’ottimismo legittimo di Kobashi, che è non solo un ingegnere ma è anche giapponese, si scontra con alcune realtà di fatto iniziando da città come Roma. Al di là della burocrazia e dell’inefficienza, il suo centro storico, come Venezia del resto o Pienza o ancora Vicenza, essendo patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco è intoccabile.

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“Ma c’è la periferia e ci sono le aree limitrofe”, insiste il ricercatore giapponese. “L’emergenza climatica ha bisogno di nuove regolamentazioni e nuovi interventi. Le città più vaste possono essere supportate dal surplus energetico di quelle più piccole in alcuni casi. Senza dimenticare che in molti Paesi si sta andando verso un netto calo demografico, tante aree in particolare nelle campagne potrebbero essere coinvolte nell’ecosistema di produzione e distribuzione di energia pulita”.
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Eppure anche in Giappone i passi verso la SolarEV City sono timidi. Il National Institute for Environmental Studies di Kobashi sta partecipando a riunioni con il comune di Kyoto e alcune grandi compagnie della città per iniziare a costruire alcuni progetti pilota. Dai quali, forse, un domani si arriverà davvero alla prima città del Sole.

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