Il giorno dei Fondi rischia di trasformarsi in un'impasse. Oggi i 20 club di Serie A dovrebbero votare il "sì" definitivo alla creazione di una media company cedendone il 10% a Cvc, Advent e Fsi. Una partita da 1,7 miliardi di euro, come da contratto, scritto ma non ancora chiuso.
Il rischio rinvio
La questione intreccia due partite: quella dei diritti tv e lo spettro – del tutto teorico – della Superlega. I Fondi d'investimento infatti vogliono partecipare al processo per l'assegnazione dei diritti televisivi per il triennio 2021/24 e vogliono sigillare il legame oggi, visto che da domani partiranno le trattative individuali con i broadcaster. Ma nella Lega si è allargato il fronte di chi spinge per il rinvio del voto almeno a lunedì, quando è in programma un'assemblea per discutere delle offerte delle tv. Che faranno Cvc e compagnia di fronte alla proposta di uno slittamento? Roma e Bologna, che guidano il fronte dei favorevoli, spingono per votare subito, convinti che la necessità di avere risorse spinga almeno 14 club – il numero minimo per l'accordo – a dire sì, contando anche sul voto palese. Per non correre il rischio di veder saltare il banco.
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di FULVIO BIANCHI
La clausola Superlega
Ma c'è un'altra questione aperta: la Juve pone dubbi proprio sul contratto che dovrebbe legare la Serie A ai fondi di investimento. La posizione su cui non cede è un dettaglio sulla carta soltanto teorico: la cosiddetta responsabilità. I fondi d'investimento vogliono fra l'altro la garanzia che non ci siano fuoriuscite dalla Serie A, ossia che società non lascino per andare a giocare una specie di Nba europea e hanno posto una "clausola Superlega". Ma su questo e altri punti Agnelli chiede correzioni. E propone di prendere tempo, per portare in un'unica votazione sia il contratto che il sì definitivo, provando a trattare anche sull'offerta per riportarla vicina ai 2 miliardi su cui erano iniziate le trattative. E sulla durata di un accordo che vincolerebbe – secondo i termini del term sheet pubblicato ieri da MF – fino al 2100, un lasso di tempo lunghissimo.
La mossa di Lotito
Una posizione che rischia di diventare un assist al partito dei contrari, guidato da Claudio Lotito e con Aurelio De Laurentiis a sostegno. Per Lotito la questione è soprattutto politica. Da tempo infatti sta cercando di portare in Lega Gaetano Blandini, dg della Siae, e oggi vorrebbe imporlo come Consigliere indipendente. Ma il fronte teoricamente disposto a sostenerlo nelle sue posizioni potrebbe non essere così compatto. Il Torino ad esempio, con lo spettro della Serie B, potrebbe scegliere per l'ok ai Fondi, con il vantaggio economico immediato che questo comporta. Certo non è un caso che a guidare il fronte del "no" siano Lazio e Napoli, che hanno pagato in anticipo gli stipendi: le società più in salute non hanno intenzione di sacrificare il controllo della Lega (che finirebbe in mano alla media company), in cambio delle risorse dei fondi. Che formalmente dovrebbero offrire la possibilità per affrancarsi a lungo termine dalla dipendenza dalle banche. Al contrario, sono sostenuti da chi come Genoa o Samp è in difficoltà e attratto dalla possibilità di monetizzare. Nonostante i tempi, visto che non arriverà un euro prima di tre mesi.
Via alla conta: servono 14 "sì"
Di certo da ore è iniziata la conta per capire se sarà possibile votare il sì ai Fondi o se la partita slitterà a lunedì, come sembra. Inter e Milan restano a metà strada, in posizione attendista. Paolo Scaroni, presidente rossonero, è più concentrato nel contrastare Lotito proponendo l'ex presidente di Telecom Fulvio Conti in alternativa a Blandini. L'Udinese è critica su alcune condizioni contrattuali. Le neopromosse sono invece favorevoli a chiudere subito. Come pure Cagliari, Sassuolo e Fiorentina. "Come andrà a finire davvero – ammette uno dei venti dirigenti che oggi saranno a Milano – si saprà solo all'ultimo minuto".
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