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Governo Draghi, un dream team di tecnici e politici. E con Conte si tratta

Roma – Un governo di alto profilo. Molti tecnici, ma anche qualche selezionato politico. Anzi: un dream team della politica. Ecco cosa ha in mente Mario Draghi per il suo esecutivo, ammesso che gli equilibri parlamentari così precari che deve sfidare glielo consentano. Un mix di esperti e big della politica, in cui però i ministri espressione dei partiti si contano sulle dita di una mano. Per intenderci: nel caso in cui prevalesse lo schema della "maggioranza Ursula", ci sarebbe spazio per un paio di figure del Pd e del Movimento, una di Italia Viva e Leu (ed, eventualmente, un'altra per Forza Italia). Pochi e selezionati – con qualche spazio in più per i sottosegretari – in modo da offrire l'immagine di novità e forza. In questo schema, il colpo grosso del nuovo premier sarebbe quello di una staffetta capace di risolvere molti dei nodi di queste ore: Paolo Gentiloni all'Economia, Giuseppe Conte commissario europeo.

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Molto, naturalmente, deve ancora succedere. Al momento non è ufficiale neanche la presenza di qualche figura politica. L'avvocato giallorosso, comunque, resta forse il nome più controverso in questa partita. Non ha ancora concesso il sostegno pubblico al suo successore, un passaggio necessario per far digerire ai cinquestelle il nuovo esecutivo. Ufficialmente, Conte nega anche attraverso l'ufficio stampa di aver contrattato o ragionato con il premier incaricato di un posto da ministro. Eppure, esiste una trattativa. L'ipotesi numero uno è proprio quella di favorire uno scambio di consegne tra Conte e Gentiloni. L'alternativa è di affidargli gli Esteri, a cui però ambisce anche Luigi Di Maio, oppure la Giustizia. Per via Arenula, però, è quasi certa l'ex presidente della Consulta Marta Cartabia.

Proprio il rapporto tra Conte e il Movimento diventa decisivo per far partire il nuovo esecutivo. E tocca a Conte, allora, superare l'amarezza di queste ore e riconoscere pubblicamente il suo successore, a capo di un governo su cui ha investito energie e speranze Sergio Mattarella. "L'ex premier darà una mano", si sbilancia Andrea Orlando. L'alternativa è assai più ardita: bloccare l'"istituzionalizzazione" del Movimento, soffiare sul fuoco dell'ala radicale. È lo stesso bivio di Di Maio. Che avrà spazio nella squadra di Draghi, con Conte o un altro 5S a cui affidare un ministero di peso.

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Il Partito democratico è l'altro puzzle in cerca di soluzione. Di Gentiloni si è detto. Dovesse fallire, avrebbe chance anche Roberto Gualtieri, che ha un buon rapporto con il premier incaricato. L'altro nome, ma per il ministero del Lavoro, è quello dell'ex presidente dell'Istat Enrico Giovannini, gradito al Nazareno. Se invece dovesse valere il criterio correntizio, il partito si blinderebbe con la promozione dei suoi tre principali capicorrente: Lorenzo Guerini, gradito anche al Colle, Andrea Orlando e ovviamente Dario Franceschini. Il resto della squadra politica verrebbe completato dalla renziana Teresa Bellanova all'Agricoltura (in ballottaggio con Ettore Rosato) e da Roberto Speranza alla Sanità. Quanto a Forza Italia, difficile che entri con ministri politici. Ma se dovesse farlo, potrebbe promuovere Antonio Tajani, una vita a Bruxelles e già presidente dell'Europarlamento.

Ma pesano forse anche di più le caselle tecniche di Draghi. Il nodo è ovviamente l'Economia. Il ventaglio dei nomi, come visto, è ampio. Quello che supera tutti, potenzialmente, è Fabio Panetta, attualmente nel comitato esecutivo della Bce. Piace ovviamente al futuro premier, ma presenta una controindicazione: lascerebbe sguarnito un posto chiave, che l'Italia dovrebbe poi ricontrattare. Le altre opzioni sono l'economista Dario Scannapieco o Lucrezia Reichlin. Oppure Ignazio Visco, che sarebbe protagonista di una staffetta alla guida di Bankitalia, dove arriverebbe il direttore generale di Palazzo Koch, Daniele Franco.

La composizione del quadro resta complessa, com'è evidente. Ma Luciana Lamorgese sarà probabilmente confermata al ministero dell'Interno. Per la delega ai Servizi, torna a circolare il nome di Gianni De Gennaro, mentre nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – o capo di gabinetto – prende quota Eugenio Sgriccia, che già seguì Draghi da Bankitalia a Francoforte. Probabile infine che anche la Pubblica Istruzione e i Rapporti con il Parlamento siano riservati a due tecnici.

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