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Da Dias a Gundogan, i segreti del City tornato a comandare la Premier

LONDRA – "In realtà, commettiamo ancora vari errori. Possiamo migliorare e lo faremo". Questa frase di Pep Guardiola, pronunciata ieri sera dopo l'agevole vittoria del Manchester City 2-0 in casa del Burnley, avrà agitato, e molto, i sonni di tutti rivali per la vittoria della Premier League. Perché i citizens sono saldamente in testa in classifica con 47 punti, 3 in più dei cugini dello United, che però hanno una partita in più. Ma soprattutto l'elegante corazzata del tecnico catalano ha un ruolino di marcia devastante con numeri che, a oggi, non sembrano lasciare scampo agli altri: sei vittorie consecutive in Premier, 13 se contiamo anche altre competizioni europee e nazionali, stesso record dell'Arsenal di Wenger tra marzo e agosto 2002.

Il triste record del Southampton, due 9-0 in un anno

dal nostro corrispondente

Antonello Guerrera


Una difesa di ferro

Ma il dato più importante viene dalla difesa, che in passato è spesso stata il fianco scoperto del tank di classe e romanticismo di Guardiola: nonostante un campionato pazzo causa Covid, il Liverpool che perde 7-1 e il Southampton che affonda 9-0, il City mostra una rara e indomita costanza. E in 21 partite di campionato sinora ha subito soltanto 13 reti. Non solo: negli ultimi venti match in tutte le competizioni, il Manchester ha concesso la raggelante miseria di quattro gol.

Premier: il City risponde allo United, Liverpool ancora ko in casa


Dias comanda

Qualcosa è cambiato, dunque, dagli anni scorsi. Ma cosa, esattamente, visto che lo spartito di Guardiola è rimasto più o meno lo stesso, ossia un 4-1-4-1 a fisarmonica con difesa altissima che stritola (o almeno ci prova) i suoi avversari nella loro metà campo? Un nome: Rúben Dias. Il centrale 23enne portoghese, pagato 71 milioni di euro dal Benfica, non avrà avuto le aspettative mediatiche e glamour di altri difensori centrali strapagati dai Citizens come Stones, Laporte o Aké. Ma Dias ha qualcosa che i suoi colleghi non hanno: nonostante sia appena arrivato, comanda la difesa con una semplicità e un carisma disarmanti.

È proprio quello che mancava al Manchester City: un regista difensivo, e non l'ennesimo difensore centrale forte, roccioso, anche bravo nell'uno contro uno, ma impotente nel dirigere la linea. Ecco, questo Dias lo fa a meraviglia, con una naturalezza straordinaria. Lo si nota tremendamente quando si va a vederlo negli stadi tristi e vuoti di quest'epoca maledetta, che però per i giornalisti almeno serbano una piccola consolazione: si sente tutto, dal e in campo. E così si capiscono molte più cose che prima del Covid venivano celate dalla roboante e indispensabile esaltazione da Colosseo.

La crescita di Gundogan

C'è poi un altro protagonista silenzioso, ma decisivo in questo City schiacciasassi: Ilkay Gundogan. Perché dopo qualche grave infortunio di troppo, il regista tedesco di origine turca è definitivamente tornato quello di Dortmund. Anzi, è progredito esponenzialmente, e lo si nota da quando gioca più avanti. Per esempio, ieri contro il Burnley, Gundogan ha giocato spesso da mezz'ala destra (ma non solo) nel ruolo del maestoso e infortunato De Bruyne, e ha letteralmente dominato il centrocampo, imperversando dappertutto, dilaniando il Burnley in uscita e sulla difensiva. Raramente si è visto un centrocampista totale come il Gundogan di questo periodo, ben oltre l'etichetta "box-to-box". Pressing, assist, rifiniture, tiri da fuori, un eccellente senso tattico: questo Gundogan ha davvero tutto e in Europa, al momento, ha pochi rivali.

I giocatori del Liverpool perplessi dopo il gol subito dal Brighton (reuters)

La sfida al Liverpool

Ora, domenica, si deciderà un bel pezzo di Premier League. Perché il City andrà all'Anfield, contro un Liverpool sempre più preda di un depresso esistenzialismo, dopo la seconda sconfitta consecutiva in casa (contro il modesto Brighton, 0-1, ieri sera) e l'attacco che ha di nuovo le polveri bagnate dopo la convincente prova di West Ham qualche giorno fa con doppietta di Salah. L'allenatore dei reds Klopp lo ha ripetuto dopo il flop di ieri, come dopo un paio di blackout di qualche settimana fa: "In questo momento non siamo all'altezza di vincere il campionato". L'imminente visita della squadra di Guardiola nel weekend deciderà molto della Premier League. E anche di che cosa è davvero, in questo momento, il Liverpool.

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