ROMA – Il primo a sinistra, in piedi. La terza fila, che sovrasta l'inquadratura grazie a un rialzo, forse un pancale. Primavera del 1964. Mario Draghi – il primo a sinistra in piedi nella foto in bianco e nero – non ha ancora 17 anni ed è con la sua classe. La quarta B dell'Istituto paritario Massimo Massimiliano, liceo classico all'Eur di Roma, gestione dei Gesuiti, retta onerosa. E' in giacca e cravatta, come metà dei compagni. La riga da una parte e lo sguardo serio, fa percepire una durezza che l'avrebbe accompagnato, e consigliato, per il resto della vita. Mario figlio di Carlo Draghi, già funzionario della Banca d'Italia, e di Gilda Mancini, farmacista, a quindici anni perderà, uno dopo l'altro, i genitori. E dovrà diventare il riferimento dei fratelli più piccoli, Andreina e Marcello, con l'aiuto di una zia paterna.
Lo ricordano brillante e chiuso, i compagni di allora. Spiegano che in quel passaggio doloroso l'adolescente Draghi ha formato il carattere, la sua capacità di reagire alle difficoltà, nel caso a una tragedia. "I giovani sono così", ricorderà più avanti lui, l'uomo del "Whatever it takes" nell'Europa agitata dalla speculazione, "reagiscono d'istinto alle avversità, si oppongono alla depressione senza bisogno di pensarci".
Al liceo era capace: buoni voti senza applicarsi troppo. I compagni ora spiegano che riusciva in Greco e in Latino con una certa destrezza e, in quel classico che tuttavia aveva professori preparati e programmi rigorosi anche in Matematica, Mario Draghi mostrava le sue attitudini per l'Economia. Le avrebbe espresse all'università, alla Sapienza, dove sarebbe entrato nell'orbita di Federico Caffè e con il grande economista keynesiano avrebbe discusso la tesi. Quindi, segnalato da Franco Modigliani, il Premio Nobel Modigliani, volerà a Boston per la formazione al Mit. E' l'inizio di un percorso che lo porterà al Quirinale nella tarda mattina di oggi, presidente del Consiglio con riserva.
In questa foto di scuola non c'è Giancarlo Magalli, divertente compagno arenatosi in terza (la prima liceo nella definizione del Classico) perché troppo rumoroso e strutturalmente impreparato alle verifiche: il preside consigliò ai genitori di ritirarlo, diventerà un anchorman televisivo. E non c'è Luca Cordero di Montezemolo, che altre cronache davano compagno di classe di Mario Draghi, forse in anni precedenti. Ci sono, invece, futuri medici: l'angiologo del Gemelli di Roma Francesco Snider, il chirurgo del San Giovanni Enrico Torrioli, oggi scomparso, e il professor Renato Andrich, chirurgo vascolare. Seduto si vede Ezio Bussoletti, fisico, già nel Consiglio di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana, e tra i ventidue si scorge Giuseppe Petochi, rampollo di una storica gioielleria della capitale. Poi diversi imprenditori, non tutti assistiti dalla fortuna in età adulta. Al centro della foto Padre Giannella, puntuto professore di Italiano e Storia dell'Arte.
Con questo contesto da Roma bene attorno, Mario Draghi si sarebbe diplomato l'anno successivo, neppure diciottenne.
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