A lungo nessuno ha parlato dei motivi all’origine dell’esilio in Svizzera di Gabrielle, detta Coco Chanel, dalla fine della Seconda guerra mondiale al 1954. Su quel periodo della sua vita al quale si è interessata la giornalista Marie Fert per il suo libro “Gabrielle Chanel, les années d’exil” per molto tempo si è steso pudicamente un velo. Nel libro di Fert alcune pagine molto interessanti gettano ora luce su un periodo oscuro della vita della famosa stilista francese.
Il suo ritorno nel 1954 sulla scena della moda parigina avvenne poco dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea Nazionale francese dell’ultima amnistia per i casi di collaborazione con gli occupanti nazisti. Fino a quel momento, dunque, la stilista settantenne aveva avuto ottimi motivi per farsi dimenticare.
“Se non ci fosse stato Churchill, le avrebbero rasato la testa”
Marie Fert spiega come mai il 10 settembre 1944 quella donna, all’apice del successo professionale prima e durante la guerra, si sia trovata in stato d’arresto e per quale miracolo sia riuscita a uscire dal suo interrogatorio senza ulteriori indagini, malgrado le accuse che le furono mosse. Marie Fert cita Edmonde Charle-Roux che, nella sua biografia di Chanel “L’Irregulière” afferma: “Se non ci fosse stato Churchill, le avrebbero rasato la testa”.
Gabrielle Chanel era stata l’amante del duca di Westminster, intimo amico di Winston Churchill. Seguendo altri biografi, Marie Fert avanza l’ipotesi che, qualora fosse stata portata in giudizio dopo la Liberazione, sotto pressione Coco Chanel avrebbe potuto divulgare alcuni segreti riguardanti le simpatie naziste del fratello del re d’Inghilterra, duca di Windsor, e di sua moglie Wallis Simpson. Segreti tali da mettere la famiglia reale in una posizione assai scomoda. Meglio dunque il silenzio.
Seguendo il consiglio di Churchill, Coco Chanel dal 1945 soggiornò normalmente nei palazzi di Losanna e della Riviera Valdese svizzera. Dovette rimanere lontana dalla Francia e da gente bene informata e a conoscenza del ruolo da lei avuto durante l’Occupazione. Colei che i suoi dipendenti chiamavano rispettosamente “Mademoiselle”, aveva allacciato una relazione amorosa con un ufficiale tedesco. Si era messa a servizio del nemico per una missione speciale finalizzata a convincere gli inglesi a fare la pace con la Germania. E aveva cercato di speculare sui suoi soci, ebrei rifugiati negli Stati Uniti, per defraudarli dei loro diritti sul profumo Chanel No. 5.
In Svizzera per scomparire
Coco Chanel cercò di far dimenticare tutti quei passi falsi vivendo sulle sponde del lago Lemano, dove rivide di nuovo il suo amato Hans Günther von Dincklage. Il passato di spia tedesca in Svizzera di quest’ultimo gli consentì infatti di rintracciarla. Nel 1951 a Hans fu ingiunto di non rimettere mai più piede nel Paese. Dopo aver ripreso la sua attività di stilista a Parigi nel 1954, Coco Chanel restò fedele a Losanna, dove dal 1966 in poi affittò una villa nel quartiere di Sauvabelin (in Route du Signal 20). Dal 14 gennaio 1971 riposa nel cimitero di Bois-de-Vaux, dove aveva acquistato tre tombe.
“Strano destino, quello di Gabrielle Chanel” conclude Marie Fert. “Anche se le strade che percorse furono alquanto tortuose, anche se dette prova di errori deprecabili, resta in ogni caso il fatto che la sua genialità e la sua determinazione hanno permesso alle due ‘C’ del simbolo Chanel di rimanere sempre intrecciate”.
(Copyright Tribune de Genève/Lena-Leading European Newspaper Alliance. Traduzione di Anna Bissanti)
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