Che cosa l’ha spinta a creare l’account parodistico "Titania McGrath"?
"Il movimento per la giustizia sociale recentemente è diventato predominante e ha cominciato a chiamarsi woke (dal verbo svegliare). Ci tengo a precisare che inizialmente questo termine non è stato inventato dai suoi detrattori. Non si tratta, in origine, di una denominazione peggiorativa usata dalla destra, ma poco a poco, sotto il fuoco delle critiche, lo è diventata.
Quelli che un tempo erano discorsi che si leggevano in modo marginale su internet e in certi ambienti universitari hanno iniziato a diffondersi. La gente ha cominciato ad accorgersi che Hollywood le faceva il sermone nei film e le dettava quello che doveva pensare. Programmi televisivi scomparivano improvvisamente dai servizi di streaming. Sempre più persone sembravano chiedere a gran voce di limitare la libertà di espressione.
È in quel momento che ho deciso di mettere in ridicolo questo movimento che diventava sempre più potente. Titania twitta cose come 'La sola ragione per cui i bianchi fanno dei figli è poter simulare l’esperienza di possedere uno schiavo', oppure 'I bambini non sono mai troppo piccoli per apprendere i mali della Bianchitudine. Ho appena incatenato la mia nipotina di quattro anni al belvedere del giardino e le ho detto di riflettere sulla sua complicità nella tratta degli schiavi. Si è subito messa a piangere, cosa che non fa che confermare la sua fragilità bianca'.
Con questo personaggio, prendo espressamente in giro un movimento diventato dominante. Quando si fa dell’umorismo, non bisogna mai prendersela con i deboli, ma solo con i potenti. Io non scherzo alle spalle delle minoranze, critico un movimento che le utilizza per i suoi fini. La gente fa un errore simile con Charlie Hebdo, perché parte dall’idea che gli autori del settimanale satirico attacchino i musulmani, quando in realtà se la prendono con un’organizzazione teologica e una credenza religiosa potentissima, l’islamismo politico.
C’è l’idea per cui se scherzi sugli eccessi di certe correnti vittimistiche, allora stai avallando questa o quella discriminazione. Se scherzo sull’omofobia, secondo alcuni, vuol dire che sono omofobo, cosa che non ha senso. Io in realtà prendo in giro la potentissima minoranza borghese della classe media che esercita un grande potere all’interno delle istituzioni, delle arti, dei mezzi di informazione, della politica, della legge, delle forze dell’ordine, ma che nonostante questo si percepisce come una classe di outsider, di oppressi. In realtà sono paternalisti, prima perché dicono alle minoranze che cosa dovrebbero fare e poi perché fanno la morale a tutto il resto della società.
Qualsiasi persona che si erga a modello di virtù, ad arbitro del bene e del male, qualsiasi persona che abbia certezze così ferree è una persona di cui amo prendermi gioco. Quando litighi con un militante per la giustizia sociale, come capita spesso a me, capisci rapidamente quanto siano limitate le sue conoscenze, soprattutto in materia di storia o politica. Questo genera una visione del mondo molto semplicistica, che riduce il mondo intero al bene o al male, ai woke e non woke, senza il minimo spazio per le sfumature".
Di fronte a questo movimento, com’è arrivato alla conclusione che la satira rappresentava la risposta migliore?
"Nei miei numeri di stand-up comedy mi sono sempre fatto beffe apertamente di chi ha il potere, come i politici. Stavolta, però, sentivo che era più efficace incarnare un personaggio, piuttosto che puntare il dito contro lo scemenze che fanno altre persone, come tende solitamente a fare un comico stand-up.
Era molto più divertente e avevo anche la comodità dell’anonimato, finché non sono stato smascherato contro la mia volontà dalla stampa britannica, subito prima che uscisse il primo libro di Titania. Se qualcuno prende in giro una cosa che fa parte della tua identità (religione, politica ecc.), tendi ad arrabbiarti parecchio. Per questo ricevo così tante minacce… anche se il mio personaggio è un personaggio di fantasia!".
Una delle cose che le contestano più spesso è di aver creato una caricatura dei movimenti che denuncia, e che in realtà il suo personaggio non li rappresenta fedelmente. Che cosa risponde?
"È incontestabilmente falso. D’altronde, ci sono molti esempi di militanti autentici che scambiano Titania per una persona reale che twitta effettivamente quelle cose. È quello che è successo in Francia, quando la militante razzialista Rokhaya Diallo ha ritwittato un post di Titania che diceva: 'Se qualcuno vi chiede prove del razzismo, basta rispondergli che chiedere prove di razzismo è già di per sé una prova di razzismo. A voi la palla, bigotti'.
Anche a destra ci sono tante persone che sono talmente abituate a veder dire cose completamente folli dai woke sui social che finiscono per prendere Titania sul serio e arrabbiarsi per quello che dice. Se Titania fosse una caricatura senza alcun rapporto con la realtà di quei movimenti progressisti, nessuno la prenderebbe alla lettera.
Inoltre, Titania anticipa regolarmente il futuro. Il 19 settembre 2018 accusò l’attrice di Mary Poppins di fare un blackface [attori bianchi che si anneriscono il viso per impersonare dei neri] nella scena del camino, e il New York Times le rimproverò la stessa cosa (ma stavolta seriamente) il 28 gennaio 2019. Nel suo libro Woke (pubblicato il 7 marzo 2019) disse che Hellen Keller (quella di Anna dei miracoli) possiede un privilegio bianco, e il Time ha detto la stessa identica cosa il 15 dicembre 2020. Nell’ottobre del 2019 incoraggiò le giovani donne a viaggiare da sole nelle aree rurali del Pakistan, e una decina di giorni più tardi fu imitata dalla rivista Forbes. Ed esempi di questo tipo sono innumerevoli.
Titania ha dichiarato recentemente che 'Joe Biden è la più nera delle lesbiche'. Quello che critico qui è l’idea secondo cui essere o non essere neri sia una questione di politica, legata al voto. Non è un argomento fantoccio, è quello che dicono le persone, testualmente. Quando Peter Thiel, un imprenditore, ha dichiarato di sostenere il Partito repubblicano, The Advocate, una rivista gay, ha scritto un articolo in cui affermava che anche se aveva relazioni sessuali con uomini non per questo era gay. In altri termini, essere gay per loro non significa più un uomo che ama altri uomini, ma un uomo che vota per politiche che si presume rappresentino gli interessi della comunità Lgbt.
Io ho semplicemente preso questa logica e l’ho estesa. Se Joe Biden è l’uomo che ha cacciato Donald Trump dalla Casa Bianca, allora deve per forza essere la più nera delle lesbiche. Se va a guardare le reazioni a questo tweet, vedrà che la gente ci crede e si arrabbia. A volte, quando qualcuno scrive un tweet particolarmente woke che diventa virale, io mi limito a copiaincollarlo sull’account di Titania. Alcune persone neanche se ne accorgono, e questo dice tutto".
L’account di Titania viene spesso bloccato da Twitter. Perché, secondo lei
"È impossibile dirlo, perché Twitter manca di trasparenza. Però posso fare delle ipotesi. O è perché Twitter sa chi è Titania e disapprova la satira che prende di mira la loro ideologia (tutti i colossi della Silicon Valley sono in sintonia su questo argomento e pensano la stessa cosa), oppure perché riceve tantissime lamentele e gli algoritmi agiscono di conseguenza.
Ma Twitter si rifiuta di rivelare le sue ragioni. Quando vieni bandito, non ti dicono mai perché. Puoi fare appello, ma non hai mai modo di parlare con un essere umano. Non c’è nessun canale per contattarli. In questo senso è una cosa molto 'kafkiana', perché non sai qual è il crimine che hai commesso e non hai alcun modo di scoprirlo.
È quello che succede nel Processo di Franz Kafka, dove il personaggio principale è accusato di un crimine, ma nessuno gli dice qual è. Per tutto il romanzo, non riesce a scoprire quale sia il reato che ha commesso, e alla fine viene giustiziato. Se Kafka ha raccontato questa storia è perché è un tratto tipico del totalitarismo.
Quando il giornalista Christopher Hitchens andò a Praga, voleva essere il primo scrittore a raccontare il comunismo senza utilizzare il termine 'kafkiano'». Durante una riunione, fece irruzione la polizia e lui venne preso e sbattuto il muro, e quando chiese la ragione del suo arresto, la risposta fu: 'Non è necessario che lei lo sappia'. In quel momento non ebbe altra scelta che utilizzare il termine 'kafkiano'.
La stessa cosa succede quando usi il termine 'orwelliano'. Ti rimproverano perché questa parola ormai è diventata un cliché. Ma la usiamo perché è così pertinente, così accurata! Come altro si può descrivere un poliziotto britannico che chiama un uomo per dirgli che 'dobbiamo verificare i suoi pensieri', com’è successo a un tale di nome Harry Miller? È un 'reato di pensiero', come diceva Orwell in 1984.
Lei denuncia la convergenza fra il progressismo americano e i colossi dell’high-tech.
"La Big Tech e la Silicon Valley dirigono quello che di fatto è un vero e proprio oligopolio dei luoghi di espressione pubblica. Sono dei miliardari non eletti, che non devono rendere conto a nessuno, che decidono quali sono i parametri del pensiero e della parola accettabili sui forum pubblici più utilizzati per esprimersi.
Da anni ripetono: 'Se non amate le nostre regole, costruitevi un’altra piattaforma'. Non solo le loro regole sono applicate in modo talmente incoerente da non aver praticamente alcun senso, ma quando le persone creano un’altra piattaforma, come Parler, queste aziende agiscono in modo coordinato per farla sparire dalla Rete. È grave non soltanto che abbiano il potere di applicare le loro condizioni di servizio deliberatamente nebulose, ma anche che siano capaci di distruggere qualsiasi concorrenza sul nascere. È terrificante.
È particolarmente vero se si considera che queste aziende non hanno un volto, che pesano miliardi di dollari, che non devono rendere conto a nessuno. Nessuno le ha votate, eppure hanno più potere di qualsiasi Stato. Lo sappiano perché sono capaci di bloccare il presidente degli Stati Uniti.
Hanno anche più soldi e più influenza di tanti Stati. Quando succede questa cosa, bisogna prendere delle misure, se non vogliamo ritrovarci a vivere in una plutocrazia. È esattamente la ragione per cui esistono le leggi antitrust, per quei casi in cui un numero infimo di imprese si ritrova ad avere una posizione dominante in un certo mercato.
L’odio verso Donald Trump ha reso le persone incapaci di vedere questo problema. Quando Trump è stato espulso da Twitter, tante persone si sono rallegrate. È una reazione istintiva che posso capire, perché uno si dice: 'La persona che detesto è stata azzittita, non ho più bisogno di ascoltarla'.
Ma questo significa che non hai più la possibilità di percepire la situazione nel suo complesso, e di capire che stai applaudendo l’erosione della tua stessa libertà. È un pericolo che delle persone di sinistra applaudano delle società multimiliardarie e il loro potere. È un comportamento incoerente".
Joe Biden appartiene alla sinistra woke?
"L’unico motivo per cui Biden è stato designato per rappresentare il suo partito alle presidenziali è che non è un woke. Non dimentichiamoci che Kamala Harris era andata molto male alle primarie, aveva dovuto ritirarsi dalla corsa. Gli elettori non avevano scelto neanche Elizabeth Warren, che era anche lei woke. I politici identitari non sono molto efficaci elettoralmente: è una cosa che allontana sempre gli elettori. Biden, quindi, ha vinto perché appariva come un moderato.
Tuttavia, e questo è visibile già da tempo, è chiaramente in sintonia con l’ideologia woke. Magari non sarà il suo più ardente sostenitore, ma ne accetta i termini senza farsi pregare. Ha immediatamente revocato il decreto di Donald Trump contro la teoria critica della razza, una dottrina che spiega l’esistenza di un privilegio bianco e che Donald Trump aveva osteggiato quando aveva scoperto che questa ideologia veniva insegnata ai dipendenti federali. La teoria critica della razza di fatto è una religione, senza nessun fondamento accademico.
Anche la nomina di Kamala Harris da parte di Biden è un gesto identitario. Non voglio dire che non avrebbe dovuto nominare una donna di colore, ma è evidente che è una scelta che va contro le sue affinità politiche. La Harris aveva insinuato con forza che Biden era razzista, e che le persone che lo accusavano di molestie sessuali erano degne di fede. Non credo che il nuovo presidente apprezzi particolarmente il fatto di avere come vicepresidente una che pensa che sia uno stupratore razzista.
Harris è in piena sintonia con l’ideologia woke. Nella sua biografia su Twitter specifica i suoi pronomi [una pratica che consiste nel precisare sui social network quale identità di genere è stata scelta dalla persona, per ricordare che secondo gli adepti di certe correnti di opinione l’identità di genere non corrisponde necessariamente al proprio sesso biologico].
Joe Biden ha anche soppresso per decreto la 'commissione 1776' proposta da Trump per contrastare il varo del 'progetto 1619', promosso dal New York Times insieme ad alcuni storici che ritengono che la data di origine dell’America dovrebbe essere il 1619, quando gli schiavi arrivarono per la prima volta nel Paese.
La tesi è che la schiavitù era parte integrante dell’America fin dal principio, che il Paese in sé e per sé è stato un progetto di supremazia bianca dall’inizio. È revisionismo storico, che punta a riscrivere la storia reale dei padri fondatori. Eppure ha ricevuto elogi e riconoscimenti. E i democratici vi hanno aderito con entusiasmo.
Infine, Biden ha dichiarato che per quanto riguarda le prestazioni sanitarie e sociali, darà la priorità alle persone in funzione del colore della loro pelle e della loro identità sessuale. Che cosa significa questo per gli uomini bianchi alla soglia della povertà? Quanto risentimento può generare? Questa gente in pratica ha riabilitato il razzismo. Le intenzioni probabilmente sono buone, ma l’effetto non cambia: le persone vengono divise in funzione del colore della pelle. È segregazione. Titania è una razzista. Pensa che salverà i neri.
Se fossi un cittadino americano, non avrei votato per nessuno dei due candidati. Non mi è piaciuto il modo in cui Trump ha maltrattato la dignità della sua carica. Ha avuto l’effetto di far crescere le tensioni politiche. Ma ho paura dei danni che rischia di provocare Joe Biden".
(Copyright Le Figaro/Lena-Leading European Newspaper Alliance. Traduzione di Fabio Galimberti)
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