Liz Cheney contro Marjorie Taylor Greene. Due settimane dopo che Donald Trump è uscito dalla Casa Bianca, il partito repubblicano è lacerato da quella che la Cnn non ha esitato a definire una “guerra civile”. Nel suo resort in Florida The Donald resta silenzioso, impegnato con i suoi avvocati a preparare il processo di impeachment al Senato, ma il suo fantasma agita le acque del Grand Old Party in uno scontro tutto al femminile.
In campo da una parte Elizabeth Cheney, 54 anni, figlia dell’ex vice-presidente di George W. Bush e attuale numero tre del partito repubblicano alla Camera, che incarna i valori tradizionali del Gop; dall'altra Marjorie Taylor Greene, 46 anni, matricola al Congresso, trumpiana di ferro, pronta a seguire l’ex presidente in qualsiasi avventura. La prima guida l’ala moderata del Grand Old Party e intende ricostruirlo per quello che è stato nell’ultimo mezzo secolo, da Reagan a Bush Jr. La seconda, seguace del gruppo cospirazionista Qanon e di altre teorie complottiste, vuole invece trasformarlo definitivamente nel partito di The Donald, di America First e del suprematismo bianco.
Lo scontro ha inizio quando Liz Cheney decide di votare a favore dell’impeachment di Trump. La deputata riceve l’appoggio del potente Mitch McConnell (leader repubblicano al Senato), ma scatena le proteste dei suoi colleghi più oltranzisti, guidati dalla ribelle Marjorie, che iniziano le manovre per defenestrarla dai vertici del partito.
Il leader del Grand Old Party alla Camera dei Rappresentanti Kevin McCarthy, ha il difficile compito di provare a ricomporre una frattura difficilmente sanabile. Martedì sera ha convocato Taylor Greene per un lungo colloquio (un’ora e mezzo) minacciando una censura ufficiale nei suoi confronti: come chiede con insistenza l’ala moderata del partito che si è alleata con i democratici per sfilarle gli incarichi nelle commissioni del Congresso, portando come ‘prova’ le offese che la neo-deputata pubblica quotidianamente sui social network anche contro alcuni suoi colleghi di partito.
Taylor Greene si difende ricordando il suo legame diretto con The Donald (è una delle poche che riesce a contattarlo in questi giorni) il quale pochi giorni fa ha convocato in Florida lo stesso McCarthy a dimostrazione di quanto ancora il partito sia in mano sua.
L’esito dello scontro tra Liz (che ha alle spalle il vecchio establishment del Gop e molti finanziatori del partito) e Marjorie (che grazie all’appoggio di Trump viene considerata una nuova leader anche dalla base) modellerà il Grand Old Party nel prossimo futuro. Alle elezioni di Mid Term (novembre 2022) manca poco più di un anno e mezzo e una possibile riconquista del Congresso passa dalla selezione dei singoli candidati. I repubblicani si trovano di fronte a una scelta radicale: tornare ad essere il partito di sempre (con il rischio che Trump dia veramente vita al nuovo Patriot Party) oppure trasformarsi in un partito-movimento nelle mani dell’ex presidente e dei suoi fedelissimi. Devono decidere, come ha detto uno di loro (il senatore John Thune) se vogliono essere il partito del libero mercato o quello delle teorie del complotto.
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