S'è aperto stamattina in Finlandia il processo contro l'"arcangelo Gabriele", così amava farsi chiamare uno dei più spietati ribelli sierraleonesi, accusato di crimini contro l'umanità e di una lunga serie di atrocità compiute durante la guerra civile che tra il 1999 e il 2003 funestò la Liberia. Gibril Massaquoi, questo il suo vero nome, sarà inizialmente giudicato da una Corte finlandese, che si trasferità tra due settimane a Monrovia e Freetown. Per gli spaventosi reati che gli vengono contestati, tutti commessi in Liberia, quando era un alto responsabile del Fronte rivoluzionario unito, Massaquoi rischia l'ergastolo. All'epoca, la sua milizia era diretta dal caporale Foday Sankoh, sodale dell'ex ribelle liberiano Charles Taylor che diventò poi presidente.
L'accusato s'è presentato al tribunale di Tampere, città nel sud della Finlandia dove viveva dal 2008 e dove è stato arrestato lo scorso marzo grazie all'impegno di una ong che dà la caccia ai criminali di guerra rimasti impuniti. Cinquantuno anni, vestito di grigio e con la mascherina sul viso, Massaquoi ha ascoltato la lista delle imputazioni elencate dal procuratore, Tom Laitinen, per poi negare ogni suo coinvolgimento in una delle più sanguinose guerre del continente africano, che tra il 1989 e il 2003 provocò 250 mila morti e milioni di profughi. Questo processo che può già definirsi "storico" proseguirà da metà febbraio in Liberia e in Sierra Leone, dove saranno ascoltati circa ottanta testimoni.
Nelle quattromila pagine dell'atto di accusa compilato dalla giustizia finlandese, l'ex portavoce della milizia sierraleonese è accusato di crimini, stupri e torture che ha sia lui stesso commesso sia i suoi soldati sotto suo ordine. Nel villaggio di Kamatahun, Massaquoi avrebbe fatto rinchiudere in una casa dei civili, tra i quali diversi bambini, prima di dargli fuoco. Secondo quanto gli rinfaccia il procuratore, sempre a Kamatahun, almeno sette donne sarebbero state violentate e poi uccise, mentre i cadaveri di altri abitanti del villaggio sarebbero stati macellati "per essere serviti come cibo di cui si sarebbe nutrito lo stesso Massaquoi". Il sierraleonese è anche accusato di aver compiuto omicidi di massa a Lofa, nel nord della Liberia, così come nella capitale Monrovia, e di aver schiavizzato e arruolato tra le sue truppe centinaia di bambini soldato. "I suoi crimini hanno deliberatamente e sistematicamente violato il diritto umanitario internazionale infliggendo sofferenze e danni irreparabili alle famiglie di numerose vittime", ha detto il procuratore.
Massaquoi sostiene invece di aver soltanto partecipato ai negoziati di pace, negando ogni accusa. "Semplicemente perché non c'era", dice il suo avvocato, Kaarle Gummerus. Ex professore, l'accusato poté stabilirsi in Finlandia dopo aver fornito le prove che lo scagionavano dai crimini commessi nel suo Paese d'origine alla Corte speciale per la Sierra Leone creata dall'Onu nel 2003. Allora ricevette l'immunità, ma non per quanto fece in Liberia. Dopo la fine della guerra civile, la maggior parte dei capi delle diverse milizie fuggirono all'estero e solo pochi di loro sono stati arrestati e condannati.
Tra questi, si conta l'ex presidente Charles Taylor, che dal 2012 sta scontando una lunga pena di prigione per i reati compiuti in Sierra Leone, ma non nel suo Paese, dove non è ancora stato creato un tribunale in grado di giudicare i crimini di guerra. Gli abitanti di Liberia hanno accolto con gioia l'annuncio del processo contro Massaquoi. "E' un segnale che i nostri crimini di guerra non resteranno impuniti", ha commentato l'attivista per i diritti umani Adama Dempster. Mentre secondo l'ong Civitas Maxima, che s'è spesa per l'arresto di Massaquoi, l'apertura del suo processo è "una decisione rivoluzionaria che servirà di esempio contro i responsabili delle peggiori atrocità". I giudici di Tampere torneranno in Finlandia a maggio. Il verdetto contro l'"Arcangelo Gabriele" è atteso per settembre.
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