"Un grande professionista del mondo del giornalismo, taciturno e moderato". Così viene descritto Emilio Carelli da chi lo conosce bene. E, probabilmente, è proprio questa sua indole moderata che lo ha portato a lasciare il M5S e a dar vita a una componente di centrodestra all'interno del gruppo misto.
Carelli ha iniziato la sua carriera giornalistica nelle reti Mediaset fino a ricoprire il ruolo di vicedirettore del Tg5 prima di essere reclutato da Rupert Murdoch per dirigere SkyTg24 in Italia. Nel 2010 ha ammesso di aver pagato per ritirare dalla circolazione fotografie potenzialmente compromettenti: "Mi hanno chiamato un paio di amici direttori di periodici e mi hanno detto che giravano alcune mie fotografie. Guarda, noi non le pubblichiamo. Se vuoi recuperarle, puoi comprarle". Figlio di un operaio socialista, Carelli in privato rivendica spesso di non aver mai avuto la tessera di Forza Italia, nonostante debba molto a Silvio Berlusconi che lo assunse nel lontano 1980. I due, poi, hanno persino frequentato la stessa scuola, il liceo classico salesiano Sant'Ambrogio, ed entrambi hanno avuto don Gelmini e don Calamandrei come professori. Negli anni 2000 viene sedotto dalla figura di Beppe Grillo tanto da decidere di trasmettere su Sky i primi discorsi di fine anno del comico genovese. In breve tempo si avvicina, quindi, al Movimento Cinque Stelle e diventa amico di Luigi Di Maio.
Nel 2018 viene candidato dal Movimento nel collegio uninominale di Fiumicino, ma i suoi detrattori ci confidano che il noto giornalista stava già da tempo nutriva il desiderio di entrare in Parlamento e avrebbe accettato di candidarsi anche con un altro partito. "È un'opportunista", ci dicono. "Pur di fare il deputato, si è venduto l'anima", aggiunge un'altra malalingua. "Si è presentato come un giornalista preciso, ma, una volta entrato in commissione di Vigilanza Rai, ha sempre difeso la tv di Stato", ci dice un esponente dell'opposizione che aggiunge: "La cosa assurda è che Carelli al direttore del Tg1 non gli avrebbe neanche fatto scrivere i pezzi…".
Maldicenze e critiche a parte, dentro il Movimento si sussurra che, da tempo, Carelli si sentisse isolato e poco valorizzato. Ma non solo. La sua più grande delusione sarebbe quella di non essere stato eletto né presidente del gruppo alla Camera né membro dell' Agcom. Nel primo caso, Carelli si è sentito talmente lasciato solo che nemmeno si presentò al momento della votazione. "È in quell'occasione che inizia a maturare un senso di abbandono da parte dei nuovi vertici del Movimento", ci spiegano fonti grilline a lui vicine. "Con l'arrivo di Vito Crimi, lui è stato relegato in un ruolo di secondo piano, mentre prima figurava come facilitatore nazionale per la comunicazione del Movimento", fanno notare i pentastellati che lo conoscono bene.
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