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Caso GameStop: ecco chi resterà con il cerino in mano

"Il problema è che i piccoli investitori ora si trovano in mano azioni a prezzi elevati e con fondamentali deboli. Mentre i gestori di hedge fund hanno impiegato i loro soldi in modo allegro concentrando eccessivamente su troppo pochi titoli". Ecco quello che rimane dopo una settimana sull’ottovolante del titolo GameStop nel commento di Marco Mossetti, responsabile dell’azionario del Credit Suisse Asset Management. Una settimana in cui il caso ha dominato la scena finanziaria mondiale non solo per il movimento a dir poco scoppiettante del titolo ma anche perché il fenomeno è stato interpretato in una chiave politica e sociale, scomodando la parola rivoluzione: quella del popolo dei trader digitali per la prima volta in grado di mettere all’angolo la grande finanza rappresentata dagli hedge fund.

In effetti per alcuni giorni è stato così, l’ingresso in forze dei piccoli investitori attraverso la piattaforma RobinHood trascinati dalla chat WallStreetBets sul social Reddit hanno quasi fatto saltare il fondo Melvin Capital, costretto a ricoprire la sua posizione short sul titolo GameStop. Andando a comprare titoli sul mercato per chiudere la posizione Melvin ha in questo modo alimentato un ulteriore rialzo della quotazione. Operazioni che sono costate a Melvin un meno 53% in termini di performance e una richiesta di capitali per 2,75 miliardi di dollari prontamente versati da uno dei grandi soci del fondo, Citadel, che ha permesso di evitare il peggio.

Vladimir Tenev, fondatore e ceo di Robinhood (reuters)

Due dati fanno capire come si è arrivati a questo punto. Sfruttando il periodo di tassi bassissimi la leva degli hedge fund è salita ai messimi storici, oggi è pari a 2,5 volte il capitale, un numero che in prospettiva storica è altissimo. Come assai elevato è anche il livello di concentrazione delle scommesse, le prime posizioni rappresentano il 65% del capitale. I titoli più shortati sull’indice Russell 3000 con una market cap superiore a un miliardo sono saliti del 98%, come nel 2000 e nel 2009. Insomma l’esplosione del caso GameStop potrebbe essere la spia per un incendio più grande se la situazione non viene posta sotto controllo. Ma è un fatto che gli hedge alla ricerca di performance sempre maggiori hanno approfittato dei tassi bassi per prendere rischi sempre più grandi. Purtroppo per loro con gli indici azionari in costante crescita hanno cominciato a registrare perdite che per un po’ sono state assorbite fino a quando il popolo dei trader non le ha fatte venire allo scoperto. E a questo punto non si può escludere che se i mercati dovessero continuare a salire altri casi GameStop potrebbero deflagrare.

Marco Mossetti, responsabile dell'azionario di Credit Suisse Asset Management

Il secondo elemento da tener presente è la liquidità: i mercati in questa fase sono invasi dalla liquidità e difficilmente riusciranno a scendere nel breve termine. Il caso GameStop è stato alimentato da milioni di persone che durante i lockdown hanno ricevuto 2000 dollari al mese di sussidi di disoccupazione e invece di consumarli li hanno o risparmiati o impiegati in Borsa attraverso piattaforme che ormai permettono transazioni a costi bassissimi. Qualche dato aiuta a comprendere il fenomeno. Nel 2020 il tasso di risparmio degli americani è andato alle stelle, è cresciuto di 5000 miliardi di dollari, e la crescita dei depositi è stata di 4000 miliardi, con 1000 miliardi parcheggiati nei fondi monetari. La propensione a fare trading è cresciuta di pari passo. Dai dati del CBOE a gennaio di quest’anno i volumi medi giornalieri sull’azionario sono stati pari a 16 miliardi di titoli al giorno e quelli sulle opzioni pari a 42 milioni di contratti, il doppio che nel gennaio 2020. "In assenza di una regolamentazione non ci sono i presupposti per rallentare la crescita dell’attività", osserva Mossetti.

Con i mercati che tendono a salire costantemente la possibilità che le bolle si formino e poi scoppino sono crescenti. “I movimenti violenti di short squeeze si verificano quando i mercati sono molto cari”, osserva un trader di banche internazionali, “il rischio è che qualche hedge si faccia molto male. Solo quando la situazione si normalizzerà e le banche centrali smetteranno di iniettare liquidità allora i tassi potranno salire e il mercato azionario potrà scendere”.

Gabriele Grego, fondatore di Quintessential Capital Management

Dunque in attesa di vedere se GameStop resterà un caso isolato oppure no le principali conseguenze si potranno avere proprio su quel titolo che in poche settimane è passato da 20 a 396 dollari per poi ridiscendere a 95 ed è tuttora in mano ai piccoli trader. “Ora il retail si trova in mano titoli molto sopravvalutati”, dice Gabriele Grego, fondatore di Quintessential Capital Management, il fondo che con il suo short selling aveva smascherato la malagestio di Marco Astorri, fondatore dell’italiana Bio-On. “Certo GameStop non è Tesla, il titolo crollerà, anche se non si sa quando, ma qualcuno rimarrà con il cerino in mano e tra questi ci saranno anche i piccoli investitori”.

Intanto i regolatori e i politici sono allerta, il Senato Usa ha già convocato per il 18 febbraio il ceo e cofondatore di Robinhood, Vladimir Tenev, a testimoniare dinanzi al Financial Services Committee del Congresso statunitense in merito al ruolo della società nel trading volatile di GameStop e altri titoli coinvolti e cercare di fare chiarezza su quello che è successo. C’è da capire se il funzionamento della piattaforma digitale può mettere a rischio la stabilità del mercato, se sono state pubblicate informazioni in conflitto di interesse, se il coordinamento di flussi di acquisto e in vendita può rappresentare un’azione di concerto. RobinHood nel mezzo della bufera ha deciso di limitare gli scambi sul titolo GameStop ed è stata costretta a raccogliere 3,6 miliardi in fretta e furia per far fronte alle proprie esigenze di capitale. Quali sono le variabili che la hanno indotta a fare ciò? Potrebbe aver voluto farlo solo per limitare la volatilità e diminuire la propria leva, oppure per non mettere in difficoltà uno dei suoi grandi clienti, il fondo Citadel, che era anche uno dei principali protagonisti dello short. Oppure ancora, e questa sarebbe l’ipotesi più allarmante, perché secondo alcuni rumors la piattaforma divide i propri clienti in vari gruppi a seconda di quanto perdono e a questi vengono prestati altri soldi per farli giocare ancora, un po’ come al Casino. E magari altri clienti della piattaforma scommettono contro di loro. Il caso GameStop potrebbe aver fatto emergere cose che gli umani non hanno mai visto.

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